L’efficacia vaccinale verso l’infezione declina fino a un possibile aumento dei contagi nel tempo; gli eventi avversi, anche gravi, sono fortemente sottostimati, come si legge in una nota della Commissione Medico Scientifica indipendente (CMSi). Mentre una parte delle restrizioni antiCovid è stata alleggerita dal 1° aprile, restano alcune fortissime limitazioni per i lavoratori, tra cui l’obbligo di vaccinazione per i sanitari, con sospensione dal posto di lavoro e dall’Ordine professionale per chi non vi si attiene.
Nel frattempo, il Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) per la Regione Siciliana (organo giurisdizionale di Regione Autonoma, di rango pari al Consiglio di Stato) a seguito di un ricorso ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’obbligo di vaccinazione anti COVID-19 per il personale sanitario.
La CMSi, che ha fornito una parte delle argomentazioni scientifiche a sostegno della tesi del ricorrente, offre ulteriore supporto ai punti sollevati dal CGA della Regione Siciliana in un documento, disponibile al sito cmsindipendente.it e qui allegato.
Tra i principali aspetti evidenziati nel documento, si cita:
- La non sicurezza dei vaccini e la gravissima sottostima delle reazioni avverse, che deriva in pratica solo da segnalazioni spontanee/sorveglianza passiva, su cui si basano i dati di Eudravigilance (sistema europeo di farmacovigilanza dell’EMA, che raccoglie informazioni dalle farmacovigilanze nazionali). Per quanto sottostimati, i dati della sorveglianza passiva hanno già fatto esprimere preoccupazione al CGA. In realtà, confrontando le reazioni avverse per 100.000 dosi di questi vaccini dichiarate nel Rapporto annuale AIFA con quelle ai vaccini a mRNA pubblicate nei rapporti di v-safe dei Centers for Disease Control/CDC USA, che hanno invece impiegato sorveglianza attiva, le reazioni avverse nel Rapporto AIFA risultano 640 volte meno. Quanto alle reazioni severe, per paradosso, la sottostima è ancora maggiore.
- La protezione vaccinale dall’infezione, molto buona trascorsi i primi 14 giorni dall’inoculo, però declina a distanza di mesi dalla 2a dose, fino ad azzerarsi e persino a invertirsi, nel senso che i soggetti completamente vaccinati diventano addirittura meno protetti dall’infezione rispetto ai non vaccinati. Tale paradossale evoluzione risulta accelerata con la variante Omicron, con i bambini e nei confronti degli asintomatici. il Dott. Alberto Donzelli, membro della CMSi, osserva: “La 3a dose fa risalire la protezione dall’infezione ai livelli iniziali, ma per quanto? Ci sono indicazioni che il declino successivo sia di nuovo rapido”.
- Ad avviso della CMSi, tale progressiva consapevolezza fa venir meno il primo requisito che aveva posto la Corte Costituzionale nella storica sentenza 258 del 1994 per legittimare un trattamento sanitario obbligatorio: “che sia efficacemente diretto a preservare anche lo stato di salute degli altri”. A lungo termine, vaccinazioni ripetute potrebbero perfino risultare controproducenti a tale scopo.
- “Una preoccupante associazione delle campagne vaccinali nei confronti di bambini e adolescenti con successivi picchi di casi gravi di COVID-19, sia nei maschi che nelle femmine” segnala il Dott. Eugenio Serravalle, pediatra della CMSi.
- La pressione a favore della vaccinazione dei guariti (protezione ibrida) va vista nella prospettiva del beneficio aggiuntivo, minimo in valore assoluto. Una ricerca su oltre 5 milioni di Svedesi ha mostrato infatti che la protezione da infezione naturale si mantiene molto buona per almeno 20 mesi. Il valore aggiunto di vaccinazioni successive (follow-up di 9 mesi) si limita a 1 caso di infezione in meno ogni 767 individui vaccinati con 2 dosi (Svezia) od ogni 2.000 individui vaccinati con una dose (Israele). Quanti soggetti a rischio medio riterrebbero vantaggiosa la somministrazione di 1.500-2.000 dosi di vaccino per risparmiare un’infezione?
- Questi e altre importanti informazioni nel documento rafforzano la richiesta della CMSi di un tavolo di confronto scientifico, che era stata avanzata al CTS nel 2021. Oggi che il CTS è stato sciolto, resta comunque la richiesta di un confronto scientifico urgente, rivolta al Ministero della Salute e ai suoi organi tecnici, a partire dai Presidenti dell’Istituto Superiore di Sanità, del Consiglio Superiore di Sanità e dell’Agenzia Italiana del Farmaco.