I subacquei che hanno ispezionato lo scafo della petroliera affondata al largo della Tunisia con 750 tonnellate di gasolio a bordo non hanno rilevato perdite, secondo quanto riferito dalle autorità. La ‘Xelo‘, battente bandiera della Guinea Equatoriale, si è posata su un fianco nel Golfo di Gabes a una profondità di quasi 20 metri, ha affermato il ministero dell’Ambiente. “Nessuna perdita è stata rilevata“, si legge in una nota. L’ispezione è, ha affermato Mohamed Karray, portavoce di un tribunale della città di Gabes che sta indagando sull’incidente.
E per far fronte all’emergenza è intervenuta anche la Difesa italiana. Due navi, mezzi aeronavali e anche un drone subacqueo sono stati messi dall’Italia a disposizione della Tunisia dopo l’affondamento della Xelo. I mezzi sono stati messi a disposizione dalla Difesa per supportare le autorità locali nell’attività di sorveglianza e monitoraggio di eventuali sversamenti in mare. In particolare, il Comando operativo di vertice interforze ha allertato sia mezzi aeronavali sia i pattugliatori Vega e Orione. Entrambi le navi sono equipaggiate con panne antinquinamento, Discoil, liquido disperdente e, con il supporto degli elicotteri, sono in grado di mettere in atto le procedure per l’eventuale contenimento e la rimozione degli agenti inquinanti. A bordo del pattugliatore Vega, che è in navigazione verso l’area dell’affondamento, è inoltre presente un team operativo del Comsubin, le forze speciali della Marina, dotato di drone subacqueo in grado di verificare lo stato del relitto che si trova su un fondale di 15 metri a circa 3 miglia dalla costa. Il pattugliatore Orione è invece stato posto in stato di allerta assieme ad un velivolo da pattugliamento marittimo P72, in grado di monitorare l’area e individuare eventuali sversamenti.