Prevenzione del rischio sismico: vasta applicazione delle moderne tecnologie anche negli USA | FOTO

Le moderne tecnologie antisismiche sono largamente applicate anche negli USA, in particolare nei suoi Stati più sismici, come la California
MeteoWeb

Di Alessandro Martelli, (esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA) – Alcune parti degli Stati Uniti d’America (USA) sono ad elevato rischio sismico. Lo è, in particolare, la California. Pertanto, molta attenzione è da tempo dedicata negli USA alla prevenzione sismica. A tal fine, gli USA non hanno tardato a sviluppare ed applicare le moderne tecnologie antisismiche, in particolare (ma non solo) quelle di isolamento sismico e di dissipazione di energia.

Almeno fino a qualche anno fa, però, la normativa statunitense riguardante l’utilizzazione dell’isolamento sismico negli edifici era particolarmente penalizzante. Pertanto, le applicazioni iniziali (100÷200 nei primi anni 2000) riguardavano prevalentemente grandi edifici pubblici, ubicati negli Stati più sismici e progettati per resistere a terremoti violentissimi. È da notare che poco meno del 50% di tali applicazioni era ad edifici esistenti, molti dei quali storici.

Negli stessi anni, invece, grazie a normative meno penalizzanti, negli USA erano già 600÷650 i ponti o viadotti isolati sismicamente (con applicazioni sparse in tutto il Paese) ed erano già ≈1.000 gli edifici protetti da sistemi di dissipazione dell’energia sismica.

Fra le prime applicazioni statunitensi dell’isolamento sismico a grandi edifici pubblici sono da ricordare, a titolo di esempio, quelle:

  • al nuovo Centro della Protezione Civile di San Francisco (California), progettato per resistere a terremoti di magnitudo M = 8,3 (Figure 1 e 2);
  • al Municipio (City Hall) di San Francisco (Figura 3), che, dopo esser già stato distrutto dal sisma del 18 aprile 1906 (M = 8,3, Figura 4) e ricostruito con tecniche convenzionali, fu danneggiato nuovamente dal terremoto di Loma Prieta del 17 ottobre 1989 (M = 6,9) e fu, poi, adeguato sismicamente con 530 isolatori elastomerici con nucleo interno in piombo (Lead Rubber Bearing o LRB) e 62 dispositivi a scorrimento a superficie piana (Sliding Device o SD) nel 2000 (tale adeguamento costò ben 105 milioni di dollari USA);
  • all’Art Museum di San Francisco, situato nel Golden Gate Park, ricostruito con l’isolamento sismico nel 2005, perché (a seguito del terremoto di Loma Prieta del 1989) il precedente edificio fu giudicato non sufficientemente sicuro (Figura 5);
  • al Salt Lake City & County Building (di superficie totale pari a 15.300 m2 e di 75 m di altezza), costruito nel 1894 nella capitale dello Utah, che era stato colpito da terremoti significativi sia nel 1934 (M = 6,6, epicentro a Plain City) che nel 1964 (M = 5,9, epicentro a Richmond), e che fu adeguato sismicamente negli anni 1973÷89 (al costo di 4,4 milioni di dollari USA) con 447 fra LRB ed isolatori elastomerici a basso smorzamento (Low Damping Rubber Bearing o LDRB, Figura 6);
  • al Civic Center di Berkeley (California), adeguato sismicamente nel 2001 con 84 isolatori elastomerici ad alto smorzamento (High Damping Rubber Bearing o HDRB, Figure 7 e 8);
  • all’Asian Art Museum di San Francisco, pure adeguato sismicamente con HDRB (con riapertura nel 2003), su progetto dell’architetto italiano Gae Aulenti (Figure 9 e 10, https://www.meteoweb.eu/2021/06/isolamento-sismico-la-protezione-delle-opere-darte-dal-terremoto/1694680/);
  • alla Corte d’Appello di San Francisco, un edificio costruito nel 1905, che fu adeguato sismicamente con isolatori a pendolo scorrevole del tipo “Friction Pendulum System” (FPS) negli anni 1993÷96, a seguito dei danni da esso subiti durante il terremoto di Loma Prieta del 1989 (Figura 11);
  • alla Kerckoff Hall dell’Università della California a Los Angeles (Figura 12), un edificio di 6 piani e superficie complessiva di 8.300 m2, costruito nel 1938 e danneggiato dal terremoto di Northridge del 17 gennaio 1994 (M = 6,7), che fu successivamente adeguato sismicamente con 57 LRB e 69 LDRB.

Circa l’utilizzazione di moderni sistemi antisismici per la protezione dei ponti e dei viadotti statunitensi, un esempio che vale la pena citare è quello del Carquinez Bridge, situato nella parte nordorientale della Baia di San Francisco (presso Vellejo) e costruito nel 1958, in parallelo all’omonimo ponte già esistente dal 1927 (Figure 13 e 14): infatti, esso fu adeguato sismicamente nel 2002 con dispositivi oleodinamici di vincolo provvisorio (Shock Transmitter Unit o STU) di fabbricazione italiana.

Le moderne tecnologie antisismiche sono, dunque, largamente applicate anche negli USA (in particolare nei suoi Stati più sismici, come la California), per proteggere tutte le diverse tipologie di strutture (sia di nuova costruzione che esistenti) dai futuri terremoti. Però, ribadisco, tali tecnologie le possediamo anche noi, da tanti anni: basta soltanto che le applichiamo in modo esteso anche noi, per attuare, così, corrette politiche di prevenzione sismica anche in Italia (https://www.change.org/p/presidenza-del-consiglio-dei-ministri-governo-italiano-che-si-inizino-finalmente-ad-attuare-serie-politiche-di-prevenzione-dai-rischi-naturali?fbclid=IwAR0m30rMPGxfvFofIPZRyxzmxuhvXex_wpfce7xKTNyq-o6cCzHguK3q1sE).

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