Il tumore della prostata impatta fortemente sulla vita quotidiana. Otto pazienti su dieci affermano che le loro attività ordinarie risultano compromesse a causa della malattia. Tra queste vi sono il lavoro (61%), il sesso (57%) gli hobbies (48%) e lo sport (27%). Difficoltà sono riscontrate anche nel percorso di cura soprattutto in questo periodo in cui il Covid-19 sta ancora condizionando il sistema sanitario nazionale. Il 35% dei malati ha difficoltà a contattare il medico specialista, il 36% fatica ad accedere agli esami di follow up e il 23% trova molto difficile compilare i documenti sanitari. Oltre la metà dei pazienti giudica insufficiente l’assistenza da parte della medicina territoriale. E’ quanto emerge da un sondaggio on line svolto tra 411 malati e promosso dalla Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO). I risultati sono stati presentati durante il webinar “Tumore della Prostata” che è andato in onda, nei giorni scorsi, sulla pagina Facebook della Società Scientifica. E’ stato il primo di una serie di eventi on line che rientrano nel progetto “SIUrO Incontra Pazienti e Caregiver”: una volta al mese gli esperti della SIUrO affronteranno a 360 gradi tutti gli aspetti inerenti i tumori urologici (prevenzione, terapie, impatto sulla vita quotidiana, difficoltà burocratico-amministrative, riabilitazione). Malati, caregiver, personale medico-sanitario nonché semplici utenti del web potranno rivolgere domande direttamente agli specialisti.
“Il carcinoma prostatico è diventato il più frequente nella popolazione maschile di quasi tutti i Paesi occidentali – ha affermato Alberto Lapini, Presidente Nazionale della SIUrO -. Il numero di nuovi casi è in aumento in Italia anche grazie alle maggiori probabilità di diagnosi. Oggi è possibile curarlo grazie ad un armamentario terapeutico sempre più ampio e i risultati ottenuti in termini di sopravvivenza sono notevoli. Alcune problematiche però persistono come ha dimostrato chiaramente il sondaggio che abbiamo promosso nelle scorse settimane. Più del 90% dei pazienti ha riscontrato dei cambiamenti a livello psico-fisico e la neoplasia ha un impatto negativo soprattutto a livello uro-andrologico. Infatti il 21% dei malati sostiene di aver avuto problemi di impotenza, il 19% di incontinenza e l’11% d’infertilità. Ci sono poi altre controindicazioni legate ai trattamenti come perdita di capelli, disturbi gastrointestinali, dolore, astenia o depressione. Va però ricordato che sono effetti collaterali momentanei e che comunque le nuove cure garantiscono una buona qualità di vita”. “Il tumore della prostata è una patologia molto complessa – ha aggiunto Sergio Bracarda, Presidente Incoming SIUrO -. Ora riusciamo a individuare con precisione diverse informazioni biologiche e possiamo conoscere meglio anche i vari setting, ovvero le condizioni cliniche, in cui si presenta il cancro: malattia localizzata, localmente avanzata o metastatica. In base a queste variabili bisogna prescrivere il percorso di cura migliore per il singolo paziente. In questo momento abbiamo già a disposizione cinque trattamenti che aumentano la sopravvivenza nei casi avanzati e si stanno affacciando, o sono già disponibili, ulteriori farmaci, come gli inibitori di PARP, nuovi agenti ormonali e il possibile uso di trattamenti radio-metabolici per tumori avanzati. Va inoltre ricordato come l’utilizzo di farmaci orali al domicilio del paziente abbia rappresentato un’importante opzione terapeutica, in particolare nei momenti più difficili della pandemia, quando gli ospedali erano fortemente sottopressione. La ricerca sta inoltre progredendo per ottenere trattamenti sempre più innovativi e mirati e che tengano conto delle esigenze e aspettative di un numero crescente di malati”.
“Per quanto riguarda invece la radioterapia dal sondaggio risulta come sia somministrata ad un paziente su quattro – ha sottolineato Rolando D’Angelillo, professore di Radioterapia, all’Università di Roma Tor Vergata -. Grazie all’innovazione tecnologica e scientifica il trattamento è molto preciso e selettivo e solo le cellule tumorali sono effettivamente colpite dalle radiazioni. Svolge perciò un ruolo importante in tutte le fasi di malattia in maniera esclusiva o multimodale al trattamento chirurgico e farmacologico”.
Nei prossimi mesi proseguirà il progetto “SIUrO Incontra Pazienti e Caregiver” con altri incontri on line dedicati ai principali tumori genito-urinari. Sempre nel solco della tradizione multidisciplinare delle Società Scientifica ad ogni evento parteciperanno diversi specialisti: urologici, oncologi, radioterapisti e anatomo-patologi. “Come in tutte le neoplasie urologiche anche per il tumore prostatico la parola d’ordine deve essere multidisciplinarietà – ha concluso il presidente Lapini -. Questo approccio deve prevedere la collaborazione attiva tra i diversi specialisti che si occupano della gestione del paziente. I vantaggi sono notevoli come hanno dimostrato diversi studi e ricerche scientifiche. Migliorano, infatti, i risultati per il malato, si favorisce l’aderenza alle linee guida e si possono mettere in previsione i diversi trattamenti possibili. Va perciò promossa la multidisciplinarietà sull’intero territorio nazionale”.
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Tumore della prostata: difficoltà nella vita quotidiana per 8 pazienti su 10
"La neoplasia presenta un forte impatto ma si può sconfiggere. La parola d’ordine deve essere multidisciplinarietà"
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