Una macchia solare attiva sta emergendo sul lembo sud-orientale del Sole: si è annunciata ieri, con un brillamento solare classe X1.1 (alle 13:25 UTC). Il Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA ha registrato il lampo ultravioletto estremo.
La radiazione della potente esplosione ha ionizzato la parte superiore dell’atmosfera terrestre, provocando un forte blackout radio a onde corte sull’Oceano Atlantico e sull’Europa (Italia compresa), un evento già accaduto solo pochi giorni fa. I segnali al di sotto dei 30 MHz sono stati attenuati per oltre un’ora.
La macchia solare responsabile dell’esplosione è visibile da meno di un giorno. Ha scatenato già almeno 8 brillamenti solari (più di 6 classe C, uno M e uno X). I futuri flare diventeranno sempre più geoefficaci man mano che la regione attiva si rivolgerà verso la Terra.
Cos’è un brillamento solare (o flare)
I brillamenti solari sono le più violente esplosioni del Sistema solare, e si possono osservare anche su molte altre stelle: sono improvvisi aumenti di luminosità ben visibili nella bande dei raggi X, ma ci può essere emissione un po’ in tutte le bande, dal radio ai gamma. Nella banda X emette radiazione la corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole, caratterizzata da tenue plasma a milioni di gradi. Durante i brillamenti, il plasma raggiunge temperature ben al di sopra dei 10 milioni di gradi e una luminosità che può superare quella dell’intera corona.
In ordine crescente di potenza, le classi sono A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente.
I flare hanno un andamento caratteristico della luminosità: un aumento repentino, seguito da una diminuzione molto più graduale. Non durano molto, da qualche minuto a qualche ora al massimo, e sono localizzati in piccole regioni sulla superficie del Sole.
Essendo canali magnetici chiusi che trattengono il plasma solare, queste regioni sono per lo più a forma di arco. A volte la forza del brillamento è tale da generare eruzioni solari, con nubi di plasma che vengono proiettate nello Spazio. I brillamenti sono più frequenti in periodi di alta attività solare, in presenza di intensi campi magnetici delle macchie. La causa dei flare viene fatta risalire a instabilità magnetiche, che accelerano particelle e liberano energia rapidamente, provocando l’aumento repentino della luminosità, seguito da un raffreddamento più graduale.