European Maritime Day, IOC-UNESCO: “promuovere l’Ocean Literacy per costruire una rete di Città Blu”

IOC-UNESCO ribadisce la necessità di diffondere l'Ocean Literacy per creare una solida rete di città costiere capaci di proteggere e valorizzare l’oceano “urbano”, fondamentale per un’economia blu
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È necessario mettere in comunicazione la scienza e gli esperti con i cittadini e progettare insieme una rete di Città Blu di cui abbiamo bisogno per proteggere l’oceano e – di conseguenza – il nostro pianeta. Soltanto creando un processo decisionale partecipativo, che parta dall’Educazione all’Oceano, si potrà ottenere un reale cambiamento”: a ribadirlo è Francesca Santoro, Specialista di Programma della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO e promotrice in Italia del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030), in occasione dell’EU4Ocean Summit in svolgimento a Ravenna in occasione della Giornata Europea del Mare – European Maritime Day 2022 (19-20 maggio) con il tema “Sustainable blue economy for green recovery”.

In tale occasione si darà il via operativo anche all’accordo tra l’IOC-UNESCO e la Direzione Generale degli Affari Marittimi della Commissione Europea[1] per promuovere in Europa e nei paesi limitrofi iniziative quali le scuole blu, o blue schools, e la promozione del ruolo dei giovani nelle attività di educazione all’oceano tramite lo Youth4Ocean Forum[2]. Un tassello fondamentale proprio per la costruzione delle “Città Blu”.

Il mare, le zone costiere e le attività ad essi legate infatti svolgono un ruolo fondamentale per il futuro del Pianeta. Come sottolineato dal Rapporto IOC-UNESCO 2021, se ciascun Paese adottasse, con azioni combinate,  una gestione 100% sostenibile delle proprie acque nazionali, entro il 2025 si potrebbe ridurre il divario delle emissioni fino al 21% su una riduzione di 1,5 °C e fino al 25% su una riduzione di 2 °C.[3]

La necessità di immaginare delle “Città Blu” nasce inoltre dalla considerazione che, secondo le stime delle Nazioni Unite (ONU), quasi il 50% delle città con una popolazione superiore al milione e con importanti ricadute economiche si trova in aree costiere; inoltre oltre il 60% della popolazione mondiale vive in aree entro 60 km dal mare.[4]

“Il fatto che la maggior parte delle grandi città del mondo sia posizionata lungo le coste non è un caso: storicamente, la loro crescita è stata favorita dalla possibilità di accedere più facilmente a risorse alimentari e a contatti commerciali. Proprio per questosottolinea Santoro la conservazione dell’oceano non può riguardare soltanto isole remote e barriere coralline ma deve concentrarsi anche sul valore dell’oceano ‘urbano’, per avere benefici più ampi dal punto di vista economico, alimentare, sociale e ambientale. Porti, turismo e pesca costituiscono una preziosa economia blu”.

In questo contesto, l’Ocean Literacy (Educazione all’Oceano) si pone come strumento capace di mettere in collegamento le scienze del mare con le città e le comunità, sia costiere che senza sbocco sul mare. “Per rendere le nostre città più blu bisogna aumentare il livello di consapevolezza dei cittadini rispetto ai temi relativi all’oceano”, spiega Francesca Santoro che, a livello mondiale, è responsabile dell’Ocean Literacy nell’ambito del Decennio del Mare delle Nazioni Unite.

Secondo l’UNESCO, infatti, affinché le città diventino luoghi veramente vivibili è necessario innovare e modificare tutte le sfere dell’attività umana e mettere in campo azioni che riguardano l’istruzione, la cultura, la comunicazione e l’informazione, oltre che la scienza.

Il programma di Ocean Literacy, promosso dall’UNESCO tramite la Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC), intende proprio  diffondere l’ABC della conoscenza del mare e – attraverso il coinvolgimento di comunità scientifica, governi, settore privato e società civile – rivoluzionare il modo di studiare il mare, così da portare a soluzioni concrete per tutelare la salute dell’oceano e affrontare problemi come la crisi climatica.

Proprio con questo approccio l’UNESCO sta lavorando per costruire una rete di “Città Blu” (Blue Cities): in Asia sudoccidentale, Pacifico e Africa sono già diverse le città che stanno collaborando con l’UNESCO per affrontare le sfide e i problemi legati ai cambiamenti climatici e all’innalzamento del livello del mare.

Il tema delle Città Blu sarà al centro del workshop “The cities we need for the ocean we want” proposto da IOC-UNESCO, in collaborazione con EuroGOOS, che si svolgerà il 20 maggio al Pala de Andrè di Ravenna dalle ore 13.00 nell’ambito dell’EMD2022.

Ad affiancare Francesca Santoro ci saranno esperti di INGV, Turtles of the Adriatic Organization, Science Crunches e Marevivo; saranno presenti inoltre gli studenti dell’Università di Bologna campus di Ravenna, le autorità di numerose città europee e del mondo e i rappresentanti di organizzazioni attive nel settore che saranno coinvolti in dibattiti e attività interattive volte ad indagare come rendere le nostre città più blu e aumentare il livello di consapevolezza dei cittadini rispetto ai temi relativi all’oceano.  Infine, sarà presentato il programma del Decennio del Mare “OLWA-Ocean Literacy With All” e il suo progetto “Scientists for Ocean Literacy”.

[1]https://webgate.ec.europa.eu/maritimeforum/en/node/6957#:~:text=The Directorate%2DGeneral for Maritime,set up%2C the EU4Ocean coalition
[2]Algeria, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Egitto, Georgia, Israele, Giordania, Libano, Libia, Moldova, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia e Ucraina
[3]https://www.oceandecade.org/wp-content/uploads//2021/10/337564-Ocean Knowledge for a Sustainable Ocean Economy
[4]https://www.mdpi.com/2071-1050/14/2/926/htm#B2-sustainability-14-00926

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