Il Giappone, con i suoi 126 milioni di abitanti, è uno dei Paesi più importanti del mondo: si tratta della terza potenza economica mondiale, che però non ha mai avuto indipendenza energetica. Il Giappone, infatti, dipende dall’estero per circa il 90% del proprio fabbisogno energetico determinato dall’importazione di combustibili. Tra questi, il Giappone è il primo importatore di gas naturale con 116 miliardi di metri cubi annui, pari al 14% di tutte le importazioni totali mondiali di gas.
E’ evidente, alla luce di questa premessa generale, quanti problemi il Giappone stia vivendo in questo periodo accompagnati dal crollo dello Yen sui mercati valutari. Oggi il Ministero delle Finanze giapponese ha pubblicato i dati economici su aprile, e si tratta di numeri drammatici per il Paese del Sol levante: il Giappone, infatti, ad aprile ha registrato un deficit commerciale senza precedenti nella storia, legato al boom di importazioni (+28%) dovuto all’impennata dei costi energetici e alla stessa debolezza dello Yen. Il disavanzo commerciale mensile del Giappone è stato di 839 miliardi di Yen (pari a 7 miliardi di dollari), ed è stato il nono mese consecutivo di disavanzo commerciale, quello con il più pesante in assoluto.
Il deficit è dato dal rapporto tra le esportazioni giapponesi mensili (pari a 63 miliardi di dollari) e alle importazioni mensili (pari a 70 miliardi di dollari), che hanno raggiunto il volume più alto dall’inizio dei calcoli commerciali internazionali nel 1979. Così la bilancia commerciale è crollata con un deficit senza precedenti nella storia, non solo a causa del boom del prezzo dell’energia, del gas e del petrolio, ma anche per il crollo dello Yen ai minimi storici da oltre 20 anni rispetto al dollaro USA.
In questo quadro, a fiaccare il Giappone anche il contesto che ha preceduto questa crisi: la pandemia di Covid-19 aveva frenato il mercato interno e bloccato il turismo, una delle principali fonti di indotto economico nel Paese con una media di 32 milioni di visitatori annui provenienti dall’estero, e si sentono ancora le conseguenze del disastro di Fukushima quando, dopo l’incidente nucleare provocato dal terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011, il Governo decise di bloccare tutte le centrali nucleari del Paese per motivi di sicurezza. E oggi si trova a dipendere dall’estero, con pesanti conseguenze che non sono quindi soltanto italiane o europee ma stanno interessando il mondo intero.