La guerra in Ucraina blocca la missione ExoMars: “strumento italiano su lander russo”

MicroMED è parte del payload Dust sulla Surface Platform russa
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La guerra in Ucraina ha fermato la missione ExoMarsperché forte è la collaborazione con l’agenzia spaziale russa e il nostro strumento è alloggiato proprio sulla parte di pertinenza russa“: è quanto ha spiegato Francesca Esposito, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Astrofisica all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, riferendosi al sensore MicroMED, finanziato dalla Regione Campania.

Esposito è stata ospite di uno dei panel promossi da Il Mattino in celebrazione dei suoi 130 anni.

Per il futuro, a parte sperare che la posizione geopolitica cambi, altro non possiamo. Lavoriamo a stretto gomito con i russi con i quali ci sentiamo tutti i giorni e si procede a spanne,” ha proseguito la ricercatrice.

MicroMED è parte del payload Dust sulla Surface Platform russa, Kazachok, e servirà a studiare le polveri di Marte e i campi elettrici associati, uno strumento importante per l’analisi della formazione delle tempeste di sabbia marziane, utile nella pianificazione delle missioni robotiche e umane a venire.

Lavoriamo sulla missione verso Marte dal 2005, eravamo sulla pista e il nostro strumento sarebbe atterrato su Marte con la navicella che è una collaborazione tra Ue e Russia. Ora è tutto fermo, siamo sconvolti”, prosegue Esposito, a capo della squadra che ha costruito “Dreams”. “Sul progetto lavoriamo da oltre dieci anni e abbiamo impiegato ricercatori esperti e nuove leve che si sono formati investendo conoscenza e passione su questo progetto molto ambizioso. Lo strumento era pronto e dovevamo prepararlo al volo, ma abbiamo avuti i fondi per farlo solo nell’ultimo anno. Ce ne volevano cinque per farlo andare nello spazio ma alla fine abbiamo deciso di lavorare di giorno e notte, a Pasqua e Natale e ci siamo riusciti mettendoci passione e competenza e stando anche in teleconferenza con i colleghi di Milano, della Spagna e della Russia e alla fine lo abbiamo consegnato. Ora saremmo arrivati su Marte e avremmo potuto vedere il nostro ‘figlio’ a contatto con un altro mondo che porta dati che abbiamo imparato ad analizzare studiando per anni le tempeste nel deserto del Sahara, capendo come dalle tempeste di polvere ci sono delle scariche elettriche, si producono fenomeni molto interessanti. Tutta la passione era nel lancio che la guerra ha bloccato”, ha affermato Esposito.

“Non è una missione obbligatoria dell’Ue ma opzionale quindi gli Stati decidono se entrare o no. L’Italia ha aderito per il 40% del costo della missione, dimostrandosi fortemente interessata per le diverse centinaia di milioni per un grosso investimento dell’industria, della comunità scientifica, dell’impresa spaziale. Purtroppo per ora è tutto fermo. Nel periodo prima della guerra con i russi in teleconferenza evitavamo di parlarne perché non sappiamo le conseguenze per loro, ma nelle ultime telefonate con i giovani colleghi russi ci hanno detto ‘speriamo che non ci arrestino’ e non li sentiamo dalla seconda settimana di guerra”, ha aggiunto la ricercatrice.

Lavoriamo ora su progetti lunari che stiamo proponendo sulle opportunità del Pnrr. La Luna è il futuro dello spazio, abbiamo infatti scoperto pianeti che orbitano intorno ad altre stelle vicine che somigliano alla Terra, abbiamo scoperto che ci sono zone abitabili anche nel nostro sistema solare in luoghi dove prima non era pensabile, come i satelliti ghiacciati che contengono oceani sotto il ghiaccio e quindi sono abitabili. La prossima esplorazione sarà quindi verso questi corpi e la Luna serve per imparare a procurarsi le risorse in situ, a conoscere l’ambiente radioattivo, a sviluppare lì la tecnologia necessaria per poi fare il salto verso Marte e altri pianeti. Sarà una base in cui impariamo a sfruttare le risorse, a fare habitat e esperimenti di laboratorio. Si sta investendo moltissimo e i nostri figli vivranno in un mondo molto diverso, in cui andare e tornare dalla Luna sarà molto comune e gli investitori stanno investendo su come estrarre acqua, creare un rifornimento propulsivo, c’è già un’economia spaziale incredibile”, ha aggiunto.

Ora, però, è arrivata la guerra a sconvolgere i piani anche dell’esplorazione spaziale. “Tutto questo – conclude Esposito – è possibile solo grazie alla cooperazione tra gli Stati. Negli ultimi decenni la collaborazione con Russia, USA è stata a livelli alti, ora siamo tutti un po’ sconvolti da questa situazione, sembra di essere indietro di decenni. Abbiamo lavorato tanto per creare la sinergia scientifica, spero si riesca a tornare indietro”.

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