Venerdì 13 potrebbe essere un giorno fortunato per i cacciatori di aurore: un’espulsione di massa coronale (CME) emessa da una macchia solare lo scorso 10 maggio potrebbe sfiorare il campo magnetico terrestre proprio venerdì 13 maggio. La previsione è ancora molto incerta: se e quando la CME arriverà, il “colpo di striscio” potrebbe innescare lievi tempeste geomagnetiche e aurore alle alte latitudini.
A produrre la nube di plasma è stata la macchia solare AR3006, che ha generato un’esplosione il 10 maggio alle 15:55 ora italiana, producendo un intenso brillamento classe X1.5. Il Solar Dynamics Observatory della NASA ha registrato l’estremo lampo ultravioletto (immagine di seguito). La radiazione del flare ha ionizzato la parte superiore dell’atmosfera terrestre, provocando un blackout radio a onde corte in diverse aree (mappa in alto): le trasmissioni radio a frequenze inferiori a 30 MHz sono state attenuate per più di un’ora dopo il flare.
A seguito del brillamento, un miscuglio di CME si è allontanato dall’emisfero meridionale del Sole: non è chiaro se siano correlati al flare o invece ad altre esplosioni minori avvenute quasi contemporaneamente. Gli analisti della NOAA sono al lavoro per identificare questi eventi utilizzando modelli per stabilire se una o più CME potrebbero colpire la Terra.
Cos’è un brillamento solare (o flare)
I brillamenti solari sono le più violente esplosioni del Sistema solare, e si possono osservare anche su molte altre stelle: sono improvvisi aumenti di luminosità ben visibili nella bande dei raggi X, ma ci può essere emissione un po’ in tutte le bande, dal radio ai gamma. Nella banda X emette radiazione la corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole, caratterizzata da tenue plasma a milioni di gradi. Durante i brillamenti, il plasma raggiunge temperature ben al di sopra dei 10 milioni di gradi e una luminosità che può superare quella dell’intera corona.
In ordine crescente di potenza, le classi sono A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente.
I flare hanno un andamento caratteristico della luminosità: un aumento repentino, seguito da una diminuzione molto più graduale. Non durano molto, da qualche minuto a qualche ora al massimo, e sono localizzati in piccole regioni sulla superficie del Sole.
Essendo canali magnetici chiusi che trattengono il plasma solare, queste regioni sono per lo più a forma di arco. A volte la forza del brillamento è tale da generare eruzioni solari, con nubi di plasma che vengono proiettate nello Spazio. I brillamenti sono più frequenti in periodi di alta attività solare, in presenza di intensi campi magnetici delle macchie. La causa dei flare viene fatta risalire a instabilità magnetiche, che accelerano particelle e liberano energia rapidamente, provocando l’aumento repentino della luminosità, seguito da un raffreddamento più graduale.
Cos’è un’espulsione di massa coronale
Un’espulsione di massa coronale (CME, acronimo dell’inglese coronal mass ejection) è un’espulsione di materiale dalla corona solare. Il materiale espulso, sotto forma di plasma, è costituito principalmente da elettroni e protoni: quando questa nube raggiunge la Terra può disturbare la sua magnetosfera.
Cos’è una tempesta geomagnetica
Quando sul Sole si verificano fenomeni di attività improvvisa e violenta, come i brillamenti, vengono emesse grandi quantità di particelle ad alta energia che viaggiano velocemente nello Spazio, a volte scagliate in direzione della Terra: questa corrente di particelle viene frenata e deviata dal campo magnetico terrestre, che a sua volta ne viene disturbato e distorto.
Quando avviene questo “impatto” la magnetosfera terrestre (la regione attorno alla Terra pervasa dall’azione del suo campo magnetico) subisce un forte contraccolpo che può causare blackout temporanei nelle reti elettriche o nei sistemi satellitari di comunicazioni. Alle tempeste geomagnetiche è anche associato il ben noto fenomeno delle aurore polari.