Lo screening del tumore del polmone può evitare ogni anno, in Italia, oltre 5000 decessi. Con la tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio (Low-Dose Computed Tomography, LDCT) è possibile aumentare il numero delle diagnosi in fase precoce dall’attuale 25% fino al 60%, consentendo di candidare i pazienti ad intervento chirurgico meno invasivo e al trattamento con farmaci innovativi, aumentando le probabilità di guarigione. Con un importante impatto anche dal punto di vista economico, se si considera che il carcinoma polmonare ha un costo di 2,5 miliardi di euro ogni anno, che include sia le uscite dirette (sanitarie) che quelle indirette (sociali). Per sensibilizzare cittadini e Istituzioni sull’importanza della diagnosi precoce, aumentare le possibilità di sopravvivenza e garantire risparmi al sistema, i clinici impegnati ogni giorno nella presa in carico dei pazienti colpiti dalla neoplasia hanno stilato il “Manifesto Italiano PolmoniAMO”, presentato oggi in una conferenza stampa a Milano e realizzato con il sostegno di AstraZeneca. “Chiamiamo ad una call to action le Istituzioni nazionali e regionali insieme alle Comunità Scientifiche – è scritto nel ‘Manifesto’ – al fine di garantire il diritto all’accesso allo screening ai cittadini italiani ad alto rischio (per età e per esposizione tabagica) di sviluppare il cancro del polmone, attraverso l’inserimento dello screening all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) alla stregua dei programmi di screening del cancro cervicale, colorettale e mammario”. Il carcinoma del polmone è responsabile del maggior numero di decessi oncologici in Italia, 34.000 nel 2021. Circa il 60%, pari a 20.400 morti, riguarda i forti fumatori.
“Questa neoplasia finora ha ricevuto meno attenzione rispetto ad altre, anche a causa dello stigma sociale, riconducibile alla storia di tabagismo nella maggioranza dei pazienti – afferma Giorgio Vittorio Scagliotti, Direttore della Divisione di Oncologia Medica dell’Università di Torino e coordinatore scientifico di ‘PolmoniAMO’ -. La TAC a basso dosaggio rappresenta una promettente strategia salvavita, ma ad oggi non rientra nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal servizio sanitario nazionale. Studi clinici hanno dimostrato che questo approccio riduce del 20-25% la mortalità nei forti fumatori, che si può tradurre in oltre 5000 decessi in meno ogni anno nel nostro Paese. Si stima che la popolazione candidabile a screening polmonare con TAC a bassa dose, secondo le linee guida internazionali, sia compresa tra 600.000 e 800.000 cittadini nel nostro Paese. Con il ‘Manifesto PolmoniAMO’ vogliamo promuovere un cambiamento culturale nell’opinione pubblica, nei decisori e nelle Istituzioni sensibilizzandoli sulla necessità di implementare lo screening per questa patologia. Inoltre, vogliamo costruire un nuovo modello collaborativo, realizzando un percorso che offra strumenti e risorse per l’attivazione di programmi di prevenzione secondaria su tutto il territorio, coinvolgendo in particolare i medici di famiglia. Vanno anche implementati i centri antifumo. Per realizzare questi obiettivi servono fondi, che possono essere recuperati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Con il Decreto Legge Sostegni-bis sono stati erogati 2 milioni di euro per il biennio 2021-2022 per sostenere il primo programma nazionale sperimentale di screening polmonare. Grazie al finanziamento, il Ministero della Salute e le Regioni hanno costituito la Rete Italiana Screening Polmonare (RISP, www.programmarisp.it). “Si tratta del primo programma gratuito di diagnosi precoce del tumore del polmone – spiega Ugo Pastorino, Direttore della Chirurgia Toracica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano e coordinatore scientifico di ‘PolmoniAMO’ -. È rivolto a persone di età compresa fra 55 e 75 anni, che consumino un pacchetto di sigarette al giorno da più di 30 anni. Possono partecipare anche i forti fumatori che hanno smesso da meno di 15 anni. Sono coinvolti 19 centri a elevata competenza clinica multidisciplinare su tutto il territorio. La TAC a basso dosaggio è lo strumento più idoneo per la diagnosi precoce: è efficace nell’individuazione di lesioni di piccole dimensioni, è di facile e rapida esecuzione (30 secondi), non è invasiva e non richiede l’utilizzo del mezzo di contrasto. Grazie allo screening, è possibile individuare tumori molto piccoli, trattabili con chirurgia mini-invasiva e personalizzata, assicurando al paziente un recupero funzionale rapido e una dimissione precoce. Non solo. Il suo potenziale si estende oltre la prevenzione oncologica, consentendo l’identificazione precoce anche di altre patologie fumo-correlate, quali la broncopneumopatia cronico ostruttiva e le cardiopatie. La LDCT permette infatti di calcolare il grado di calcificazione delle arterie coronariche, che è direttamente proporzionale al rischio di infarto o di stenosi delle coronarie. Con lo screening per il cancro al polmone, quindi, si può ottenere anche una valutazione del rischio cardiovascolare”.
Nel 2020 in Italia sono state stimate circa 41.000 nuove diagnosi di cancro del polmone (27.550 uomini e 13.300 donne). In sei anni (2015-2021) il tasso di mortalità è diminuito del 15,6% negli uomini ed è aumentato del 5% nelle donne. Le analisi epidemiologiche ci consegnano quindi una nuova fotografia della patologia, che sta diventando sempre più femminile. Non meno preoccupanti i dati di sopravvivenza a 5 anni, pari al 16% negli uomini e al 23% nelle donne.
“Il consumo di prodotti di tabacco, in particolare il fumo, rappresenta il principale singolo fattore di rischio essendo associato all’insorgenza di circa un tumore su tre e a ben 17 tipi/sedi di neoplasia, oltre al cancro del polmone – sottolinea Daniela Galeone, Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute -. Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 investe fortemente nella prevenzione dei tumori sia attraverso azioni intersettoriali di promozione della salute (sana alimentazione, attività fisica, astensione dall’uso di sigarette e di altri prodotti del tabacco e dal consumo dannoso e rischioso di alcol), sia attraverso il miglioramento della partecipazione agli screening oncologici erogati dal Servizio Sanitario Nazionale, la cui offerta e adesione può essere considerata un fattore protettivo per la mortalità e morbilità dovuta alle tre patologie oncologiche attualmente oggetto di screening (carcinoma della cervice uterina, mammario e del colon retto). È molto importante anche aumentare l’offerta di interventi per la cessazione dal consumo di tabacco, sorvegliando la comparsa eventuale di sintomi negli ex fumatori considerando i tempi di latenza tra esposizione e insorgenza di cancro fumo-correlato. La prevenzione e la diagnosi precoce sono dunque nodi cruciali”. “Il Programma RISP attivato grazie al DM 8 novembre 2021 – continua Daniela Galeone – è finalizzato a sperimentare un intervento di prevenzione e monitoraggio del tumore del polmone con LDCT, per valutare la fattibilità di programmi personalizzati di diagnosi precoce in popolazioni ad alto rischio nel contesto italiano. Fondamentale nel Programma RISP sarà l’attività di supporto alla cessazione dal tabagismo offerta attivamente a tutti i soggetti reclutati e monitorata negli esiti. È inoltre tuttora in corso un progetto del programma CCM 2019 ‘Progetto Pilota di un programma di screening per il tumore polmonare integrato con la cessazione del fumo: percorsi, selezione dei soggetti e protocolli diagnostici, in vista di una valutazione HTA’, coordinato dalla Regione Toscana attraverso l’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica – ISPRO, presso il quale è inoltre operativo l’Osservatorio Nazionale Screening (ONS). Il raccordo tra le due iniziative rappresenta un valore aggiunto per una valutazione degli esiti dei due studi al fine dell’individuazione di un eventuale modello di screening organizzato di popolazione”.
“Inserire nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 il riferimento alla prevenzione del cancro al polmone sarebbe quanto mai importante anche per il numero di vittime che ogni anno la neoplasia miete nel nostro Paese. Entro il 2022 la Commissione Europea presenterà una proposta per aggiornare la raccomandazione del Consiglio d’Europa sullo screening dei tumori, proprio per garantire maggior corrispondenza con i più recenti dati scientifici – afferma Elena Carnevali, membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati -. Si valuterà la possibilità di applicare lo screening mirato non soltanto al carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto, ma anche a quello prostatico, polmonare e gastrico. Il momento non potrebbe esser più propizio per invocare maggiore attenzione verso il cancro al polmone. L’individuazione precoce della malattia attraverso lo screening, in via sperimentale e di studio nel nostro ordinamento, rappresenta un esempio dell’importanza della prevenzione secondaria che, insieme alla lotta contro il fumo, determina vite risparmiate, più qualità della vita ed efficacia nei percorsi di cura, oltre alla sostenibilità dei sistemi sanitari del domani”.
Il ritardo nell’intervallo tra diagnosi e trattamenti chirurgici, chemio e radioterapici produce non solo un impatto negativo sulla sopravvivenza ma anche sulla qualità di vita e sulla produttività dei pazienti e dei loro caregiver. “Una recente metanalisi ha analizzato gli studi randomizzati fin qui condotti per stimare i benefici e i rischi associati all’impiego della TAC a basso dosaggio nelle persone con storia di fumo, per supportare l’implementazione sistematica dello screening a livello globale – continua il prof. Pastorino -. L’analisi di nove studi, che hanno arruolato complessivamente quasi 90.000 pazienti, ha dimostrato che l’uso della TAC a basso dosaggio si associa a una riduzione significativa della mortalità correlata al cancro del polmone dell’ordine del 20%, ad un incremento delle diagnosi in stadio precoce (I-II) e ad una riduzione di quelle avanzate, senza alcuna differenza significativa tra donne e uomini. I risultati degli studi scientifici rendono ancor più robusta l’evidenza scientifica a supporto dell’impiego della LDCT, che ha dimostrato di soddisfare pienamente i criteri definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per lo screening, cioè attendibilità, sicurezza, accettabilità, sostenibilità e capacità di modificare il decorso della malattia. Se offerto alla popolazione a maggior rischio di sviluppare un cancro del polmone, sulla base dell’età e dell’esposizione tabagica, cioè agli over 55 e con una storia di fumo importante, questo strumento rappresenta una risorsa sanitaria ad alta efficienza”. Infatti, è necessario sottoporre un numero inferiore di persone alla TAC a basso dosaggio (320) per prevenire un decesso per cancro al polmone, di quante sia necessario sottoporne ad una mammografia (646-1724) o alla sigmoidoscopia (864) per prevenire, rispettivamente, una morte per tumore del seno o del colon-retto.
“Guidata dalla solidità scientifica e dall’innovazione, AstraZeneca da sempre si impegna nel rivoluzionare la cura del tumore del polmone attraverso lo sviluppo di terapie e servizi che migliorino in modo significativo il trattamento, la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti – afferma Mirko Merletti, Vice Presidente Oncology AstraZeneca -. AstraZeneca è membro fondatore della Lung Ambition Alliance, una partnership tra organizzazioni, che includono l’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC), Guardant Health e la Global Lung Cancer Coalition (GLCC), con l’obiettivo di migliorare la condizione delle persone affette da tumore del polmone. Nell’ambito della Lung Ambition Alliance, l’impegno di AstraZeneca si concretizza in Italia in diversi progetti, tra cui il Manifesto ‘PolmoniAMO’ e la RISP”.
Oggi il 75-80% dei casi di carcinoma polmonare è diagnosticato in fase avanzata, con ridotte probabilità di guarigione e con costi elevati a livello individuale e sociale. Solo nel 14% dei pazienti viene posta la diagnosi in stadio IA, con tassi di sopravvivenza a cinque anni pari al 92%. “Il cancro del polmone, come tutte le neoplasie, è una patologia tempo-dipendente – conclude il prof. Scagliotti -. Una individuazione tardiva riduce l’efficacia dei trattamenti. Lo screening consente invece di ampliare le opzioni terapeutiche. Mai come in questi ultimi anni le armi a disposizione dei clinici sono state più promettenti. L’oncologia di precisione ha rivoluzionato l’approccio alla diagnosi ed al trattamento. Parallelamente all’introduzione delle terapie mirate si è fatta sempre più strada l’immunoterapia. È auspicabile che, nei prossimi anni, sulla base delle sperimentazioni cliniche già condotte o ancora in corso, i farmaci innovativi possano rivestire un ruolo sempre più importante anche negli stadi precoci di malattia, impiegati ad esempio prima o dopo la chirurgia, per ridurre i rischi di recidiva e aumentare le possibilità di guarigione nel lungo periodo. Integrare questi trattamenti nella strategia terapeutica degli stadi precoci richiede però un’efficace e rapida individuazione del cancro, che impone l’implementazione di programmi di screening da avviare nella popolazione a maggior rischio”.