La migrazione delle scorte di metallo verso l’Oriente è aumentata negli ultimi due anni, complice la pandemia che ha innescato una forte domanda da parte della Cina: lo zinco in Europa è ormai introvabile, l’alluminio è ai minimi storici, e, per quanto riguarda il rame, il gigante asiatico detiene il 93% delle scorte mondiali. Il litio, poi, è componente fondamentale per le batterie destinate alle auto elettriche, e la Cina è al top nel settore della raffinazione e dell’estrazione, avendo acquisito gran parte delle concessioni dei Paesi che dispongono di questi metalli per natura, cioè Africa ed America Latina.
Proprio in Argentina e Cile negli ultimi giorni si è aperta una stretta competizione: degli imprenditori italiani che hanno ottenuto in concessione una miniera di litio al confine col Perù hanno parlato di i ricavi da capogiro sul metallo, richiesto con aste al rialzo tra giapponesi e cinesi, riporta Fabio Savelli su Corriere. I primi corrono ai ripari, in considerazione della propria filiera di costruttori auto, mentre, per quanto riguarda i secondi, va considerato che il passaggio all’elettrico ha consegnato di fatto l’industria occidentale nelle mani di Pechino.
La Cina è già da tempo il primo fornitore di materie prime critiche in Europa (44% del totale) e principale esportatore dell’Ue di terre rare (98%), in quanto ne detiene il monopolio a livello mondiale (66%).