Emergenza caldo per gli animali, dalle api alle mucche fino ai polli con gli allevatori che le stanno provando tutte con rifornimenti straordinari di acqua da bere, ventilatori accesi, doccette, stalle ombreggiate e un maggior ricambio di paglia per tenere più freschi i giacigli: è quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti in riferimento all’ultimo aumento delle temperature estive con picchi oltre i 40 gradi e caldo rovente che mettono in difficoltà uomini e animali, dalle campagne fino alle città con 12 centri con il bollino rosso.
Per salvare gli alveari resi roventi dal clima torrido – spiega Coldiretti – gli agricoltori stanno abbeverando artificialmente le api per non farle morire, con secchi d’acqua e galleggianti di sughero e polistirolo sui quali poggiarsi in modo che si dissetino senza rischiare di affogare. Con il caldo eccessivo – spiega Coldiretti – le api tendono a volare di meno e rimanere a terra mentre aumenta la necessità di acqua per abbassare la temperatura interna del nido ed evitare che la cera si sciolga con il collasso dell’intero favo. Per garantire la termoregolazione all’interno dell’arnia le api sbattono velocemente le ali per introdurre aria più fresca dall’esterno e raccolgono goccioline di acqua che vengono portate all’interno dell’arnia per rinfrescare l’ambiente.
Gli impianti di climatizzazione sono accesi negli allevamenti di galline ovaiole – spiega Coldiretti – mentre nelle stalle sono in funzione ventilatori e doccette refrigeranti, i pasti alle mucche vengono dati un po’ per volta ed è stata rinforzata la distribuzione di acqua con gli abbeveratoi che lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale arriva a bere con le alte temperature fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Per aiutare le mucche – sottolinea Coldiretti – gli allevatori cambiano più spesso la paglia, che è un ottimo termo isolante, in modo da tenere i giacigli più freschi possibile. Intanto le mucche sotto stress hanno diminuito la loro produzione di latte con picchi fino al -20%. Ma siccità e caldo sono un problema anche per le mandrie che risalgono verso i pascoli di montagna in cerca di erba e temperature più fresche – continua la Coldiretti – ma la mancanza di piogge rischia di seccare i prati e abbassare le falde asciugando i pozzi di dopo un inverno mite con poca neve sulle cime.
Una emergenza nazionale che – sottolinea la Coldiretti – riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali. Una situazione di questo tipo – afferma la Coldiretti – non si vedeva da anni in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate con la mancanza di pioggia che in alcune zone dura da quasi tre mesi. Più di ¼ del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione da Sud a Nord dove la grande sete assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti in case, orti e giardini, i fiumi in secca, i laghi svuotati e i campi arsi con danni – afferma la Coldiretti – già arrivati a tre miliardi di euro.