Oggi, sabato 25 giugno, una città nel Giappone orientale ha registrato la temperatura più alta del Paese per un giorno di giugno, superando i +40°C, ha affermato l’agenzia meteorologica giapponese (JMA). Una stazione meteorologica ha registrato la temperatura di +40,2°C a Isesaki, nella prefettura di Gunma, circa 85 chilometri a nord-ovest di Tokyo. Questo valore ha battuto il record precedente della giornata di giugno più calda del Giappone: +39,8°C registrati il 24 giugno 2011.
E pensare che il record di tutti i tempi (per qualsiasi mese) in Giappone è di +41,1°C, registrati a Kumagaya il 23 luglio 2018, quindi appena 0,9°C in più rispetto ad oggi. Oltre +40°C sono stati registrati nei mesi di luglio e agosto in passato, ma oggi è la giornata in cui sono stati raggiunti i +40°C per la prima volta nel mese di giugno in Giappone.
Un’altra stazione meteorologica nel centro di Tokyo ha registrato +35,4°C all’inizio della giornata, segnando l’arrivo più precoce di una giornata con oltre +35°C nella capitale da quando sono iniziate le registrazioni nel 1875.
Le temperature sono già state elevate in altre parti del Giappone venerdì 24 giugno, con la città di Nagano che ha registrato +35,1°C subito dopo mezzogiorno e +36,7°C nel distretto di Takada nella prefettura di Niigata, ha affermato l’agenzia.
Responsabili del forte caldo sono un forte anticiclone dal Pacifico e condizioni serene, senza nuvole, spiegano dalla JMA. L’agenzia meteorologica e il Ministero dell’Ambiente hanno emesso un’allerta per colpi di calore in sei delle 47 prefetture del Paese, raccomandando alle persone di rimanere al chiuso e di utilizzare i condizionatori d’aria.
Nelle sue ultime previsioni meteorologiche trimestrali pubblicate questa settimana, l’agenzia ha affermato che quest’estate sarà più calda degli anni normali nel nord, est e ovest del Giappone, a causa di fattori come il riscaldamento globale e La Niña. La previsione aggiunge preoccupazione per il Paese, che deve far fronte a una fornitura di energia più ristretta a causa del lento riavvio dell’energia nucleare, della chiusura delle centrali termiche e dei rischi geopolitici aumentati dopo l’invasione russa dell’Ucraina.