EuCARE: partito lo studio internazionale sul ruolo della scuola durante la pandemia

Italia protagonista con la sperimentazione nelle scuole del progetto europeo “EuCARE: Europeancohorts of patients and schools to advanceresponse to epidemics”
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Partita in questa primavera la fase pilota dello studio di EuCARE sull’impatto del Covid-19 nelle scuole. Un progetto fondamentale per tutelare il prossimo anno scolastico. Lo studio vero e proprio partirà proprio a settembre, con il coinvolgimento di un maggior numero di scuole in Italia e all’estero. In questa fase vi è stata la partecipazione di una scuola della provincia di Lodi, l’Istituto Maria Ausiliatrice delle Salesiane di Don Bosco, e due della provincia di Lecce, il Liceo scientifico “Vallone” di Galatina (Lecce) e l’Ist. comprensivo “Ammirato-Falcone” di Lecce.

Questo studio si propone diversi obiettivi – sottolinea Francesca Incardona, coordinatrice di EuCARE – Anzitutto, vuole identificare l’effettivo percorso del contagio negli istituti (se avviene dentro o se arriva dall’esterno); in secondo luogo, comprendere l’efficacia reale delle misure di contenimento (mascherine, distanziamento, aerazione ecc.); inoltre, valutare l’utilizzo di una misura che sembra essere molto efficace e poco invasiva, lo screening salivare con il Metodo Lolli. A questi elementi si aggiunge lo studio dell’impatto psicologico delle restrizioni e l’eventuale perdita di apprendimento ad esse associata. Saranno coinvolti direttamente alunni e insegnanti con la partecipazione di un’associazione studentesca europea, OBESSU, nella stesura del protocollo scientifico insieme a virologi, medici, epidemiologi e statistici di fama internazionale”.

LA SCUOLA VITTIMA DELLA PANDEMIA – Le misure per l’emergenza sanitaria hanno avuto nelle scuole uno dei punti maggiormente colpiti, sia nella didattica che nella socialità. L’impatto è stato su oltre il 90% degli studenti in tutto il mondo, pari a circa 1,6 miliardi di giovani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è più volte espressa sul rischio che ciò rappresenta per l’istruzione e lo sviluppo personale dei minori. Inoltre, anche in questa primavera 2022,nonostante l’allentarsi delle restrizioni, le regole anti Covid nelle scuole sono rimaste più rigide: obbligo di mascherine sia per i professori che per gli alunni con più di 6 anni, obbligo vaccinale per il personale scolastico fino al 15 giugno. Probabilmente i dispositivi di protezione saranno richiesti anche per gli esami scritti, che tornano dopo due anni.

IL PROGETTO EUROPEO EUCARE – Il progetto EuCARE è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di Horizon Europe, coinvolge 27 partner in 4 continenti per un totale di quasi 10 milioni di finanziamento ed è guidato dal gruppo di ricerca italiano EuResist Network con la Dott.ssa Francesca Incardona come coordinatore. Lo studio scuole, uno dei quattro studi principali del progetto, è coordinato dall’Università di Colonia e vede il coinvolgimento dello IEO di Milano, con la Professoressa Sara Gandini, del DISTEBA dell’Università del Salento con il Prof. Pier Luigi Lopalco, dell’Università Nuova di Lisbona e dell’Ospedale JGC in Messico, oltre che dello stesso EuResist Network, della già citata OBESSU e di IBM, UCL e Università di Tubinga per l’analisi dati con metodi di AI.

IL METODO LOLLI – Il “Lolli-Methode” è stato disegnato dall’Università di Colonia ed è stato implementato in circa 3700 scuole in Germania e in 400 scuole in Messico. È preciso, non invasivo e poco costoso. Nella prima fase i tamponi salivari di un’intera classe vengono analizzati tutti insieme con un test PCR. Se il risultato è negativo significa che non ci sono positivi;se invece è positivo, almeno uno degli alunni è positivo, così il giorno dopo si passa alla seconda fase: i tamponi salivari vengono analizzati singolarmente e vengono individuati i positivi. L’efficacia del Lolli-Methode nel prevenire e/o ridurre l’entità di focolai da Covid-19 viene valutata con un trial randomizzato confrontando i contagi nelle classi che saranno assegnate al Lolli-Methode (“gruppo intervento”) con quelli individuati nelle classi che proseguiranno il tracciamento secondo le regole standard (“gruppo controllo”). “Il fine ultimo dello studio è quello di individuare un metodo efficace e sostenibile che permetta agli studenti di continuare ad andare a scuola senza interrompere la didattica in presenza, godendo al massimo della socialità necessaria e al tempo stesso di ridurre la paura di contagio – spiega Francesca Incardona – Solo uno studio scientifico su dati reali, disegnato appositamente per investigare rischi e benefici delle misure di prevenzione può rispondere ai quesiti ancora rimasti aperti. Per questo l’adesione delle scuole e degli studenti allo studio è molto importante”.

L’ESPERIENZA IN SALENTO – Nelle due scuole salentine il progetto è stato coordinato dal Prof. Pier Luigi Lopalco dell’Università del Salento, insieme al Dott. Alberto Fedele, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Lecce. “L’adesione da parte di studenti e insegnanti è stata buona, ma particolarmente positivo è stato il supporto all’iniziativa da parte di tutte le autorità scolastiche che hanno compreso appieno scopo e finalità – afferma il Prof. Lopalco – L’introduzione del metodo Lolli, attraverso uno screening bisettimanale, permette di identificare in maniera molto precoce la presenza di portatori del virus nelle classi bloccandone così l’ulteriore diffusione. Nella fase pilota entrambi gli screening nelle quattro classi partecipanti al progetto, per un totale di circa 70 persone testate fra alunni, insegnanti e personale ATA, hanno dato esito negativo. L’avvio del progetto nella sua interezza, alla ripartenza dell’anno scolastico, coinciderà invece con un periodo dell’anno in cui si prevede una ripresa della circolazione comunitaria del virus. La sperimentazione del metodo Lolli in fase di ripresa virale ci permetterà di comprenderne l’efficacia nel limitare l’estensione dei focolai scolastici e conseguentemente l’assenteismo e la didattica a distanza”.

AUMENTANO DEPRESSIONE, ANSIA, TENTATIVI DI SUICIDIO – “In Italia la metà degli studenti è in condizione di dispersione scolastica implicita, ossia senza il raggiungimento del livello minimo di competenze a 15 anni – evidenzia la Prof.ssa Sara GandiniLa pandemia ha peggiorato la situazione e già ora ha spinto in povertà assoluta 200mila bambini, per un totale di quasi 1milione 400mila minori.I più colpiti sono gli studenti delle famiglie povere, quelle che vivono al Sud e quelle con background migratorio. Inoltre, lockdown e DAD hanno provocato un aumento di disturbi psichiatrici e dell’alimentazione, ansia, autolesionismo, tentativi di suicidio. Uno studio nazionale del Centers for Disease Control che ha mostrato un aumento rispetto al passato di depressione grave negli studenti adolescenti fino al 44% e tassi di ideazione suicidaria fino al 20%.

Uno studio su più di 10mila soggetti ha mostrato come chi abbia praticato di più il distanziamento fisico abbia anche sofferto di più di sintomi depressivi e ansia, aumentati di due/tre volte in più rispetto al periodo pre-pandemico. Recente è anche la pubblicazione sull’Italian Journal of Pediatrics in cui la Società Italiana di Pediatria (SIP) ha dichiarato che nella stragrande maggioranza dei casi i cosiddetti long-covid pediatrici non sono altro che problemi di salute mentale legati alle condizioni di stress subite dai giovani. Un ruolo importante è stato giocato proprio dalle misure per ridurre la circolazione virale, che hanno compromesso lo stile di vita e la salute mentale dei minori, a partire proprio dalla chiusura delle scuole. Peraltro l’Italia ha anche vinto la triste gara di chi ha tenuto le scuole chiuse più a lungo, soprattutto al Sud”.

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