“E’ la vera rivoluzione“: secondo l’amministratore delegato di ENI Claudio Descalzi, partirà dagli Stati Uniti, vicino Boston, dove la Commonwealth Fusion System sta sviluppando un reattore pilota che promette di produrre energia pulita a bassissimo costo, un balzo in avanti nella caccia di nuove fonti di energia pulita e di strategie per il superamento dei combustibili fossili e a favore del cambiamento climatico.
Il progetto nasce da uno studio del Massachusetts Institute of Technology e l’ENI è il principale azionista. La nuova start up punta a completare la costruzione di un reattore a fusione commerciale entro il 2030. “Abbiamo lavorato con il team del CFS negli ultimi anni perché abbiamo riconosciuto che il loro lavoro è in grado di trasformare il panorama energetico,” ha spiegato Descalzi al termine della sua missione negli Stati Uniti, durante la quale ha visitato lo stabilimento dove si sta sviluppando la nuova tecnologia della fusione a confinamento magnetico. “Siamo stati nel sito dove ci sarà il nucleo centrale della fusione e abbiamo rivisitato tutte le tappe che ci porteranno alla costruzione dell’impianto che sarà operativo nel 2030, con un prototipo pilota in scala per il 2025. Si tratta di un impianto vero e proprio di fusione in scala che arriverà a produrre elettricità a bassissimo costo,” ha sottolineato Descalzi.
Il carattere innovativo del processo di fusione è che, al contrario della “tradizionale” fissione, è più sicuro e pulito perché non produce scorie pericolose. Prevede la combinazione degli isotopi dell’idrogeno che fusi a temperature maggiori dieci volte rispetto a quella del Sole, vanno confinati tramite campi magnetici. “In sostanza si tratta di energia che scaturisce dall’acqua, anche pesante, e per questo motivo non comporta un fabbisogno idrico ingente,” ha spiegato Descalzi. “Si sta lavorando al raddoppio del pilota e stiamo selezionando altre aree negli Stati Uniti in modo di avere più di un impianto industriale di questo tipo“, “c’è molta attenzione da parte del Congresso americano al grande valore di questo progetto“. Una volta a regime, e producendo elettricità a costo bassissimo, “ci troveremo giocoforza di fronte all’instaurarsi di nuovi equilibri geopolitici. Proprio in un momento in cui assistiamo ai rapporti di forza tra chi ha energia e chi non ce l’ha, immaginiamo che questi rapporti possono cambiare una volta che tutti, avendo accesso all’acqua, potranno sviluppare le centrali e produrre energia pulita a bassissimo costo“. Questo sistema porterà benefici a cascata su tutti i settori dell’economia, “dalla sanità all’alimentazione, all’educazione e alle infrastrutture. Potrebbe insomma esserci un dopo con conseguenze positive“.