Ieri, domenica 12 giugno, in Spagna è iniziata ufficialmente una delle ondate di caldo più precoci da quando esistono le registrazioni, insieme a quella del giugno 1981. Negli ultimi giorni, si sono registrate temperature massime intorno ai +42-43°C in Estremadura e nella valle del Guadalquivir. Molte zone del sud del Paese hanno già avuto diverse notti torride, con temperature minime che non sono scese sotto i +25°C.
Ieri, 12 giugno, le temperature massime più rilevanti sono state: +43°C a Siviglia, Andujar, Don Benito, Moron de la Frontera, +42°C a Cordoba, Santa Elena, Jaen, Jerez de los Caballeros, Merida, +41°C a Loja, Talavera de la Reina, Tomelloso, Herrera del Duque, +40°C a Granada e in molte altre località, mentre Madrid ha raggiunto i +37°C. I risultati di questo caldo sono città che procedono a rilento e fontanelle prese d’assalto.
Oggi si prevedono ancora punte di +43°C. L’ondata di caldo continuerà nella prima metà di questa settimana, con valori estremi per il mese di giugno. Ma il fenomeno non è confinato alla Penisola Iberica e nei prossimi giorni interesserà anche in altri Paesi europei, come la Francia.
Negli ultimi 10 mesi, la Spagna ha attraversato quattro episodi di temperature estreme: un’ondata di caldo ad agosto durante la quale sono stati battuti record (+47,4°C a Montoro, nel sud del Paese), temperature eccezionalmente elevate tra Natale e Capodanno, l’ondata di caldo di maggio e ora questa. Dall’era preindustriale le temperature sono aumentate in media di 1,7°C in Spagna (2°C in Europa), ha ricordato Ruben Del Campo, meteorologo di AEMET, l’Agenzia meteorologica statale spagnola. Anche se la Spagna ha tradizionalmente avuto estati torride, Del Campo ha ammesso che “ogni anno diventano un po’ più calde e più lunghe: un’estate dura un mese in più rispetto agli anni ‘80“, provocando la morte di quasi 1.800 persone all’anno.
Oltre alle conseguenze sulla salute, l’analista ha avvertito degli effetti ambientali, con un aumento del rischio di siccità e difficoltà di approvvigionamento idrico e un aumento degli incendi, come nella zona della Sierra Bermeja, nella provincia andalusa di Malaga, dove un incendio ha devastato 3.500 ettari la scorsa settimana.