La macchia solare AR3032 ha prodotto un’esplosione il 13 giugno (04:07 UTC, 06:07 ora italiana), producendo un brillamento solare classe M3 che è durato più di 3 ore. Il Solar Dynamics Observatory della NASA ha registrato l’esplosione al rallentatore (immagine in basso). L’estrema radiazione ultravioletta del flare ha causato un blackout radio a onde corte sul Giappone e sul sud-est asiatico, interessando le frequenze inferiori a 30 MHz. Inoltre, l’esplosione probabilmente ha scagliato un’espulsione di massa coronale (CME) nello Spazio.
La US Air Force ha rilevato un’esplosione radio solare di tipo II, che di solito è causata da onde d’urto che precedono una CME. La conferma arriverà nelle prossime ore dai corografi del Solar and Heliospheric Observatory della NASA.
I brillamenti solari sono le più violente esplosioni del Sistema Solare, e si possono osservare anche su molte altre stelle: sono improvvisi aumenti di luminosità ben visibili nella bande dei raggi X, ma ci può essere emissione un po’ in tutte le bande, dal radio ai gamma.
Nella banda X emette radiazione la corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole, caratterizzata da tenue plasma a milioni di gradi. Durante i brillamenti, il plasma raggiunge temperature ben al di sopra dei 10 milioni di gradi e una luminosità che può superare quella dell’intera corona.
In ordine crescente di potenza, le classi sono A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente.
I flare hanno un andamento caratteristico della luminosità: un aumento repentino, seguito da una diminuzione molto più graduale. Non durano molto, da qualche minuto a qualche ora al massimo, e sono localizzati in piccole regioni sulla superficie del Sole.
Essendo canali magnetici chiusi che trattengono il plasma solare, queste regioni sono per lo più a forma di arco. A volte la forza del brillamento è tale da generare eruzioni solari, con nubi di plasma che vengono proiettate nello Spazio. I brillamenti sono più frequenti in periodi di alta attività solare, in presenza di intensi campi magnetici delle macchie. La causa dei flare viene fatta risalire a instabilità magnetiche, che accelerano particelle e liberano energia rapidamente, provocando l’aumento repentino della luminosità, seguito da un raffreddamento più graduale.