La siccità che sta colpendo il Nord Italia continua a restituire testimonianze del passato. Dopo la pietra romana riemersa dal fondo dell’Isonzo, in Friuli Venezia Giulia, alcuni resti architettonici riconducibili a un ponte e a bastioni difensivi di epoca medievale sono stati individuati nell’alveo del fiume Sesia, corso d’acqua che lambisce Vercelli, in secca a causa della grave siccità. A fare la scoperta è il Centro Studi Vercellae – Gruppo archeologico Piemonte, che ha informato la Soprintendenza e il Ministero della Cultura.
“Nell’alveo del fiume Sesia, a Vercelli, in zona sud prospicente alla frazione Cappuccini, sono stati individuati dei cospicui e molteplici avanzi architettonici pertinenti a un ponte (probabilmente medievale con recuperi di materiale romano) e a bastioni difensivi di età medievale e post-medievale”, ha scritto il Centro Studi Vercellae nella lettera inviata agli organi di competenza.
“Altri resti emergono o vengono interrati dalle secche o straripamenti delle acque del fiume, a seconda dei periodi di siccità o di piogge abbondanti. Sull’argine sinistro del fiume sono individuabili innumerevoli laterizi disuniti dalla forza delle acque. L’azione dell’acqua fa emergere, a seconda dei momenti, resti riconducibili a parapetti e camminamenti delle parti in elevato della struttura composta di laterizi, ciottoli in pietra legati con pali di legno fossilizzati nel tempo. Su una parte di un parapetto è visibile il beccatello esterno alla tessitura muraria. Su altri reperti più a sud sono riscontrabili segni di un forte incendio che ha compromesso la linearità di alcuni mattoni, deformati dal calore, e presentanti una colorazione brunastra. Potrebbero essere le prove dell’incendio provocato dalle truppe francesi durante l’assedio di Vercelli del XVII secolo”, si legge ancora nella lettera.
“I resti presentano anche embrici di età romana e sesquipedali dal modulo riconducibile al periodo romano. È possibile che tali resti siano stati reimpiegati da opere precedenti durante la costruzione del ponte, probabilmente avvenuta in età medievale e non è da escludere l’esistenza vicinale o sotterranea di strutture di età romana dalle quali furono recuperati tali elementi. Molti degli elementi sono disposti lungo una linea di circa 150 metri, posizionata in diagonale rispetto all’asse del fiume. La linearità diagonale e non trasversale può essere riconducibile ad una modificazione del corso del fiume Sesia (o del Cervo ivi transitante precedentemente al Seicento, prima della deviazione ad opera dell’Ing. Vittozzi avvenuta nei primi anni del Seicento), o ad un trascinamento dei resti in modo asimmetrico. Una parte di tali resti, quelli più a Nord, non presentano segni visibili di bruciature e possono essere attribuibili ai bastioni difensivi con camminamenti e parapetti. Altri reperti, più a Sud Est, presentano notevoli segni di bruciature e un gruppo di murature presenta uno svaso a V arcuata. Probabilmente sono riconducibili al ponte”, spiegano ancora gli esperti del Centro Studi Vercellae – Gruppo archeologico Piemonte.