Tumore del seno: in Italia 37mila donne con la malattia metastatica, nuova terapia mirata migliora la sopravvivenza

Il 51% delle pazienti con carcinoma HER2+ trattate con tucatinib in combinazione con trastuzumab e capecitabina è vivo a 2 anni
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In Italia, ogni anno, oltre 3.800 donne ricevono una diagnosi di tumore del seno metastatico. In totale oggi 37mila pazienti vivono con la malattia in questo stadio. In particolare il carcinoma mammario metastatico HER2 positivo (HER2+) costituisce un’area di grande attenzione: è una neoplasia più aggressiva e caratterizzata da una peggiore prognosi. Oggi, grazie alla ricerca clinica, una nuova terapia mirata, tucatinib, è grado di migliorare la sopravvivenza in pazienti che hanno già ricevuto due linee di trattamento e portare un beneficio significativo anche in presenza di metastasi cerebrali. È quanto emerge dallo studio HER2CLIMB, che verrà discusso nel convegno “Research Generators – Widening options in HER2+ metastatic breast cancer” che si apre oggi a Milano e promosso da Seagen. Per due giorni, nella città lombarda, si riuniscono i più importanti specialisti per fare il punto sulla neoplasia più diffusa nel nostro Paese. L’obiettivo dell’evento è promuovere il confronto tra il mondo accademico e clinico, dando voce ai diversi attori coinvolti, fra cui oncologi, associazioni di pazienti e industria. “HER2, cioè il recettore 2 per il fattore di crescita epidermico umano, è una proteina presente con livelli elevati nel 20% di tutti i tumori della mammella – afferma Giuseppe Curigliano, Professore di Oncologia Medica all’Università di Milano, Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative allo IEO di Milano e Responsabile Scientifico del Convegno di Milano -. È da sempre una neoplasia molto temuta, perché caratterizzata da una maggiore aggressività e probabilità di recidiva, rispetto ai carcinomi mammari HER2-negativi. Circa la metà delle pazienti con malattia avanzata sviluppa metastasi cerebrali attive (ovvero non pretrattate con radioterapia), che rendono molto più difficile il trattamento”. Al convegno di Milano sono discussi i dati aggiornati dello studio HER2CLIMB pubblicato su Annals of Oncology, che valuta le potenzialità offerte da tucatinib, in combinazione con l’anticorpo monoclonale (trastuzumab) e chemioterapia (capecitabina). “Per la prima volta al mondo, lo studio ha valutato anche pazienti con metastasi cerebrali attive, finora escluse dalle sperimentazioni – aggiunge il prof. Curigliano, che è prima firma dello studio HER2CLIMB -. HER2CLIMB ha arruolato 612 pazienti di cui, per la prima volta, quasi la metà (48%) con metastasi cerebrali, incluse quelle attive. Tucatinib, in aggiunta a trastuzumab e capecitabina, ha dimostrato di essere efficace dopo due linee di terapia anti HER2, incluso un farmaco anticorpo coniugato (ADC), quindi in donne già trattate, dove lo standard di cura offre scarsi benefici. La combinazione con la terapia mirata migliora la sopravvivenza globale e, a due anni, il 51% è vivo rispetto al 40% con soli trastuzumab e capecitabina. La sopravvivenza globale mediana è stata di 24,7 mesi con il regime a base di tucatinib rispetto a 19,2 mesi. Il maggior beneficio ottenuto con tucatinib è stato quindi di 5,5 mesi. Non solo. Passi avanti anche per la sopravvivenza libera da progressione, che a un anno si attesta al 29% rispetto al 14%”. “Tucatinib è un farmaco orale che agisce come inibitore tirosin-chinasico della proteina HER2 – spiega Lucia Del Mastro, Professore ordinario e direttore Clinica di Oncologia Medica dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova -. Risulta quindi facile da somministrare e garantisce una buona qualità di vita. L’analisi finale dei dati di HER2CLIMB dimostra che i vantaggi già evidenziati da tucatinib sono mantenuti nel follow up mediano di 29,6 mesi e questa terapia mirata aiuta a vivere più a lungo. I benefici sono stati osservati in tutti i sottogruppi di pazienti, incluse quelle con metastasi cerebrali. A 24 mesi ha dimostrato una sopravvivenza globale quasi raddoppiata nelle pazienti con metastasi cerebrali (48,5%) rispetto al braccio di confronto (25,1%). Tucatinib è una molecola così piccola da attraversare la barriera ematoencefalica e raggiungere il cervello, bloccando lo stimolo di proliferazione della proteina HER2. Stiamo sempre più entrando in un’era di maggiore controllo della patologia, grazie all’introduzione di terapie innovative anti-HER2”.

In Italia la terapia è disponibile in classe CNN e se ne sta discutendo la rimborsabilità presso l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Il suo utilizzo è già stato inserito in numerose Linee Guida nazionali ed internazionali. Il tumore del seno ogni anno, in Italia, fa registrare oltre 55mila nuovi casi. “Colpisce soprattutto le donne nella fascia d’età 55-69 anni – sottolinea Saverio Cinieri, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) -. La sopravvivenza a un quinquennio è elevata, si attesta infatti all’88%. Al tempo stesso però causa ogni anno più di 12.500 decessi, quindi non possiamo permetterci di abbassare la guardia nei confronti di una neoplasia così diffusa e varia. Esistono infatti diversi sottogruppi di carcinoma mammario: ognuno presenta caratteristiche differenti. La combinazione di tucatinib con trastuzumab e capecitabina può rappresentare un’importante opzione terapeutica per un numero crescente di pazienti e ha le potenzialità per cambiare la pratica clinica quotidiana”.

Il convegno “Research Generators – Widening options in HER2+ metastatic breast cancer” è sostenuto e promosso da Seagen Italia. “Siamo un’azienda biotecnologica che da oltre 20 anni è impegnata a rivoluzionare le terapie per il cancro – conclude Rodrigo Fernandez-Baca, General Manager Seagen Italia -. Dall’ormai lontano 1998 siamo pionieri nella ricerca e sviluppo di anticorpi coniugati (ADC). La nostra esperienza in quest’ambito ci ha permesso di realizzare partnership tecnologiche con alcune tra le più importanti aziende farmaceutiche globali, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo di nuove terapie per tumori solidi ed ematologici. Di pari passo, stiamo realizzando partnership con le eccellenze dell’oncologia italiana per trovare soluzioni ai bisogni clinici ancora insoddisfatti assicurando l’accesso a nuove opportunità terapeutiche per i pazienti. Siamo felici quindi di poter coinvolgere l’Italia nel nostro sviluppo clinico. Research Generators ci offre l’opportunità di presentare l’impegno di Seagen in oncologia e di fare una riflessione congiunta tra istituzioni e industria sull’accesso all’innovazione nel nostro Paese”.

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