Esistono varie tipologie di vulcani nel mondo, da quelli con lave particolarmente fluide come quelli delle Hawaii a quelli esplosivi come il Vesuvio. In generale, ognuno di essi ha una serie di peculiarita’ che hanno finora reso impossibile sviluppare metodi universali per prevedere le eruzioni. Ma ora un gruppo di ricerca guidato da Federico Galetto, dell’Universita’ americana Cornell, e Valerio Acocella, dell’Universita’ Roma Tre, ha scoperto l’indicatore per prevedere con settimane di anticipo l’eruzione di alcuni vulcani molto attivi, detti a caldera basaltica, come il Kilauea delle Hawaii. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.
“Nonostante i vulcani prima di eruttare forniscano generalmente una serie di segnali anticipatori, la capacita’ effettiva di predirne con precisione l’eruzione e’ ancora poco accurata“, ha detto all’ANSA Acocella. “Le previsioni finora erano focalizzate su specifici vulcani ben monitorati ma con il nostro studio siamo riusciti a identificare un indicatore molto attendibile con cui prevedere con altissima precisione, e con settimane di anticipo, l’eruzione di tutta una tipologia di vulcani, quelli con caldere basaltiche“, ha aggiunto Acocella.
La chiave delle previsioni e’ nel tasso di accumulo di magma, ossia la velocita’ con cui il magma risale dalle profondita’ e si raccoglie poco sotto la superficie del vulcano. Un parametro che puo’ essere calcolato osservando grazie ai satelliti le deformazioni dei terreni. Un’intuizione che ha fatto passare la capacita’ previsionale dal 50% a nuove stime tra l’89 e il 100% dei casi in base a una serie di caratteristiche.
Il prossimo passo dello studio sara’ ora quello di estendere questa capacita’ di previsione anche ad altre tipologie di vulcani, in particolare quella famiglia piu’ ampia di cui fa parte l’enorme caldera dei Campi Flegrei.