“Negli ultimi dieci anni, sono avvenute modifiche profonde nel tessuto demografico e sociale dell’Italia. L’ampliarsi del deficit tra nascite e decessi e la contrazione del saldo migratorio hanno innescato dal 2014 una fase demografica recessiva, accentuata dallo squilibrio nella struttura per età. La progressiva diminuzione della popolazione tra 15 e 49 anni comporta di per sé una riduzione sul ricambio naturale”. È quanto si legge nel rapporto Istat 2022, in particolare nel capitolo sulla famiglia dal titolo “Famiglie, stranieri e nuovi cittadini”.
“Sono aumentate le famiglie ma si è ridotto il numero dei componenti. Sono diminuite le famiglie composte da coppie con figli che nel Centro-nord non rappresentano più il modello prevalente. Al contempo, sono aumentate le coppie non coniugate, le famiglie ricostituite, i single non vedovi e i monogenitori non vedovi. È proseguito, inoltre, lo spostamento in avanti di tutte le tappe cruciali della vita, a cominciare dall’uscita dei giovani dalla famiglia di origine.
In vent’anni il cambiamento più forte (-11,1 punti percentuali) è quello riscontrato in corrispondenza delle famiglie mononucleari di coppie con figli e senza altre persone, che si attestano a poco più di tre famiglie su dieci (complessivamente quasi 8 milioni) nel biennio 2020-2021. Al contrario, crescono, ma con un’intensità inferiore, in primo luogo, le famiglie unipersonali (+9,2 punti) arrivando a una su tre del totale (quasi 8,5 milioni di famiglie). In secondo luogo, sebbene meno diffuse, aumentano anche le famiglie composte da un solo genitore con figli, senza altri membri aggiunti (quasi una famiglia su dieci). Infine, si mantengono sostanzialmente stabili le coppie senza figli e senza altre persone (18,9 per cento) e le famiglie estese o allargate, costituite da due o più nuclei e da famiglie di un solo nucleo ma con altre persone (4,5 per cento delle famiglie, un milione e 186 mila)”, si legge nel rapporto.
“Nel 2040, quasi il 39 per cento delle famiglie sarebbe costituito da persone che vivono da sole (maschi nel 16 per cento dei casi e femmine nel 23 per cento). Nel 2021 in Italia il 33,2 per cento delle persone vive da solo. In percentuale i singles hanno superato le coppie con figli, che costituiscono ormai sono il 31,2% delle famiglie. Le famiglie unipersonali (+9,2 punti) arrivando a una su tre del totale (quasi 8,5 milioni di famiglie)”, viene riportato.
“Secondo le più recenti previsioni delle famiglie, all’interno di una popolazione che prosegue la sua tendenza a diminuire e a invecchiare, il numero di famiglie è destinato ad aumentare: da 25,2 milioni nel 2021 a 26,2 nel 2040 ma con un numero medio di componenti in calo (da 2,3 a 2,1). Tra il 2021 e il 2040, proseguendo queste tendenze, le coppie con figli si ridurrebbero sostanzialmente (-21,6 per cento), passando dal 32,5 per cento al 24,6 per cento del totale delle famiglie, mentre le coppie senza figli aumenterebbero dal 19,8 al 21,6 per cento. Se queste tendenze continuassero con la stessa intensità anche oltre il 2040, le coppie senza figli potrebbero numericamente sorpassare quelle con figli entro il 2045”, si legge ancora.
“Le famiglie monoparentali sembrerebbero destinate ad aumentare, a causa di una instabilità coniugale sempre più diffusa nel Paese. Nel complesso i genitori soli, che nel 2021 rappresentano il 10,6 per cento delle famiglie, nel 2040 raggiungerebbero l’11,3 per cento. In tale contesto, i genitori soli con almeno un figlio di età fino a 19 anni rimarrebbero prevalenti, crescendo dal 5,7 al 6 per cento con riferimento alle famiglie totali, mentre quelle con soli figli di età di 20 anni e più passerebbero dal 4,9 al 5,3 per cento nel 2040″.
Per quanto riguarda gli anziani, i supercentenari triplicheranno entro il 2042, quando “saranno quasi 19 milioni e rappresenteranno il 34 per cento della popolazione totale. I grandi anziani, con almeno 80 anni, superano i 4,5 milioni e la popolazione con almeno cento anni raggiunge le 20 mila unità, essendosi quadruplicata negli ultimi 20 anni; tra vent’anni avremo quasi 2 milioni in più di persone con almeno 80 anni, mentre i supercentenari triplicheranno raggiungendo quota 58 mila e 400 unità”, si legge nel rapporto.