Alberto Prestininzi, già Direttore del Centro di Ricerca CERI e Ordinario di Rischi Geologici, Università Sapienza di Roma, attuale Docente di Analisi del Rischio, Università eCampus, ha scritto un articolo per lo speciale di Calabria Live in cui si affronta il tema tanto dibattuto dei cosiddetti cambiamenti climatici antropici, ossia i cambiamenti del clima attribuiti all’azione dell’uomo, principalmente attraverso le emissioni di gas serra. Nel suo articolo, dal titolo “Le variazioni del clima: dall’emergenza alla conoscenza”, Prestininzi affronta il problema del “pensiero unico” sul clima rilanciato dal sistema di comunicazione, definendolo una “deriva autoritaria” nella quale le previsioni sul futuro climatico non trovano conferma nei fatti.
Di seguito, l’articolo scritto da Alberto Prestininzi.
“E’ molto probabile che i contenuti di questo Speciale creeranno sgomento o, addirittura, avversione soprattutto da parte dei giovani, non di tutti, per fortuna. I giovani che rappresentano la porta che deve garantire un futuro migliore. Ma qualcuno sta pensando di tenere ben chiusa questa porta, utilizzando sistemi sicuri e inviolabili. La generazione passata, alla quale è stato “assegnato” il compito di vivere il primo dopoguerra, conosce molto bene il valore della porta del futuro e il suo ruolo vitale. Per questo cercano di tenere ben aperta la porta del futuro, per consentire all’aria vitale che l’attraversa di nutrire quello che noi chiamiamo il cibo del pensiero, ovvero l’informazione libera, multipla, articolata che nasce e cresce, anche, e soprattutto, attraverso il confronto aperto portato avanti con argomenti e tesi, spesso ferocemente contrapposte. Oggi viene proposto dal sistema di comunicazione, con offerta a buon mercato, il pensiero unico, monotematico, senza confronto ma propinato da “esperti” accuratamente selezionati e pronto per l’uso. Una delle prove generali, ben riuscita, è costituita dai milioni di ragazzi, turlupinati e inconsapevoli vittime, scesi per scioperare a favore del Clima a fianco della giovane Greta Thumberg: selezionata, costruita e veicolata da chi vuole a tutti i costi tenere chiusa la porta del futuro (contro chi hanno scioperato questi giovani? Non si capisce, visto che il Ministro della Pubblica Istruzione, quasi tutti gli Insegnanti, il Governo e i vertici dei governi occidentali, compresa l’UE, erano i promotori dello sciopero) (Vedi A. Prestininzi- Il rapporto tra Scienza e Comunicazione).
È in tale contesto che si colloca lo sgomento e la reazione dei giovani alle notizie ed alle comunicazioni che si discostano da quelle “impartite e imparate a memoria” da Tv e giornali, in primo luogo. Ma financo dai documentari, spesso diffusi con l’etichetta “scientifica” e che unanimi annunciano la morte del Pianeta, lanciando informazioni subliminali. La tecnica è collaudata, gli stessi media sono pronti ad indicare come false, o non scientifiche, tutto ciò che è in dissonanza con il mainstream. Per sostenere questo tipo di perplessità sono in genere forniti vocaboli ad hoc, spregevoli ma di immediato uso e getta, come negazionista, il cui vero e duro significato è noto alle passate generazioni, le quali i campi di concentramento nazisti li hanno vissuti e subiti. Questa nostra breve premessa è stimolata dai decenni di docenza e rapporti con i giovani, i quali spesso palesano questa iniziale reazione ma che, poi, la prolungata interazione e il dialogo fa emergere in loro tutta la potenzialità del loro libero pensiero, unica speranza per il futuro”.
Dal Club di Roma all’isteria del Cambiamenti climatico
“La versione ufficiale che si tramanda attraverso documenti e cronache ha sempre sostenuto che il primo incontro promosso da Aurelio Peccei nell’aprile 1968, insieme a scienziati, leader politici e intellettuali, si è tenuto presso l’Accademia dei Lincei di Roma. Da qui, il nome Club di Roma. Il tema dell’incontro era centrato su un documento elaborato da Alexander King, scienziato scozzese, di chiara ispirazione Malthusiana, sui “problemi globali” connessi alla sostenibilità del nostro pianeta nel poter garantire le risorse energetiche necessarie al crescente aumento della sua popolazione. Nonostante l’ipotesi formulata non abbia avuto molto successo, Il Club di Roma ha pubblicato nel 1972 il documento I Limiti dello Sviluppo (The Limits to Growth) di Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jorgen Randers, William W, noto come Rapporto Meadows. Le attività del gruppo di lavoro furono sviluppate con il coinvolgimento del MIT di Boston (Massachusetts Institute of Technology) e portarono alla simulazione, su una finestra temporale di cento anni, di uno scenario che avrebbe condotto il pianeta “Al raggiungimento dell’umanità dei limiti naturali dello sviluppo a causa del previsto, e temuto, declino del livello di popolazione e del sistema industriale, soprattutto per l’impossibilità di garantire risorse energetiche sufficienti”.
Al riguardo dobbiamo registrare che, a partire dal dopoguerra la popolazione mondiale è passata da circa 3 a 8 miliardi di individui (gennaio 2022). Nello stesso intervallo di tempo il livello di sottonutriti della popolazione mondiale è passato, dal 50% del 1945 al 9% circa del 2020. I fatti, quindi, hanno dimostrato che la pur legittima ipotesi iniziale del Club di Roma e del MIT era errata. In questo contesto dobbiamo, giocoforza, ricordare che il mondo scientifico, sotto la spinta di Galileo, ha assunto come elemento guida Il Metodo Scientifico-sperimentale che permette di confermare, o smentire, le ipotesi predittive che via via sono formulate dal mondo scientifico per interpretare l’evoluzione di certi fenomeni. In linea con tale Metodo, la comunità scientifica utilizza i principi galileiani per stimare la validità delle ipotesi predittive attraverso il confronto con i “fatti”, ovvero con quanto realmente si registra nell’intervallo di tempo assunto dalle ipotesi predittive. Solo i fatti, quindi, consentono di trasformare una ipotesi predittiva in un modello scientifico significativo. L’assenza di queste condizioni confina le ipotesi predittive in legittime basi di ricerca e di lavoro, ma non li assume come elementi idonei che consentano di assumere decisioni politiche ed economiche. Ma, negli ultimi decenni, stiamo assistendo allo stravolgimento di questo paradigma, con l’assunzione di fondamentali decisioni politiche-economiche sulla base di ipotesi, portate avanti con modelli costruiti al computer anche quando i fatti mostrano la loro inconsistenza scientifica. Tra l’altro, si tratta di decisioni che, nel nostro paese, calpestano il lavoro dei Padri Costituenti e consentono di perpetrare grandi ingiustizie nei confronti delle inconsapevoli popolazioni. Considerando il tema dei cosiddetti “Cambiamenti Climatici antropici”, gestito e orchestrato a livello planetario da coloro che si nascondono sotto la coperta dei Malthusiani, avendo ereditato abusivamente il marchio Club di Roma, emerge come questo tema abbia tutti i requisiti per essere considerato un perfetto esempio di una deriva autoritaria.
Aurelio Peccei e il Club di Roma erano partiti dalla ipotesi che le fonti di energia fossile fossero ormai sulla soglia dell’esaurimento (i meno giovani ricordano gli anni ‘70, quando c’è stata la messa al bando della circolazione domenicale dei veicoli). I novelli Malthusiani hanno utilizzato la legittima ma errata previsione del Club di Roma, come password per promuovere quella che Ivar Giaever, Fisico- Premio Nobel per la fisica nel 1973, ha chiamato Il riscaldamento globale è la più grande e riuscita frode pseudoscientifica che abbia mai visto nella mia lunga carriera di fisico. Questa consapevolezza ha portato di recente oltre mille scienziati nel mondo a scrivere la Dichiarazione There is no Climate emergency, inviata al Segretario delle Nazioni Unite e alla Commissione UE. La più grande truffa scientifica, dunque, confermata dal nostro premio Nobel Carlo Rubbia in un intervento al Senato della Repubblica il 24 settembre 2014. Tutto questo ripete esattamente la profezia sulla carenza di risorse alimentari e la necessità di ridurre drasticamente la popolazione, attraverso il continuo martellamento dei media sulla salvezza del pianeta attraverso la decarbonizzazione.
La CO2 presente in atmosfera è il cibo delle piante. Senza questo gas la vita sulla Terra non sarebbe possibile. Come è stato dimostrato dallo studio delle Stromatoliti, sviluppate 3,7 miliardi di anni fa, le quali attraverso la fotosintesi, generata da attività dei cianobatteri, ha dato il via al meraviglioso ciclo del Carbonio e alla sintesi degli zuccheri che rappresentano, oggi, l’attività della fotosintesi che sostiene la vita sul nostro pianeta. L’incremento di temperatura, attribuita alle emissioni antropiche di CO2 è una ipotesi legittima, ma come l’ipotesi formulata dal Club di Roma, non ha trovato conferma nei fatti. Solo i modelli predittivi vengono esposti come prova di questa ipotesi. I numerosissimi modelli formulati sono totalmente incapaci di simulare le variazioni climatiche del passato. Si tratta dunque di modelli non significativi e quindi privi di qualsiasi valenza scientifica. Basta leggere ciò che è avvenuto nel passato geologico del nostro pianeta per verificare come il clima ha subito periodi e cicli continui di variazione climatiche, totalmente sconnessi dalla presenza della CO2. I dati recenti del periodo medievale, o dell’intervallo 1500-1750 d.C., caratterizzati, rispettivamente, da un ciclo caldo e da uno freddo (la piccola glaciazione). Tornare al periodo romano per constatare che la temperatura era maggiore di quella odierna, come mostrano ricerche sperimentali di elevato valore scientifico che mostrano come le acque del Mediterraneo erano più calde di quelle odierne di circa 2°C. Persistent warm Mediterranean surface waters during the Roman period (2020). G. Margaritelli, I. Cacho, A. Català, M. Barra, L. G. Bellucci, C. Lubritto, R. Rettori & F. Lirer. Scientific Reports volume 10, Article number: 10431.
Cosa è accaduto in questo periodo? L’Impero di Roma ha conosciuto la sua massima espansione territoriale, culturale e di benessere. La contrazione, e l’avvio della sua caduta, coincide con il freddo e l’abbassamento delle temperature, quando il Nord Europa e la Groenlandia diventarono inospitali e grandi masse di popolazioni si sono riversate verso Sud alla conquista di Roma. Le comunità costruite dall’uomo temono il freddo, non il caldo. Nessun modello predittivo, costruito a supporto della narrazione sulla responsabilità dell’uomo, ha trovato conferma dai fatti. Quindi questa ipotesi non è supportata dai fatti e non assume quindi il rango di “verità scientifica”. La petizione fatta dagli scienziati fa emergere la responsabilità dell’Uomo per i processi di inquinamento del pianeta (suolo, acqua e aria). Ma l’inquinamento non ha nulla a che spartire con il clima, che è sempre mutato e continuerà a mutare per cicli naturali, soprattutto astronomici e planetari. Al riguardo, una interessante riflessione è stata fatta dalla professoressa Augusta Vittoria Cerutti, già docente di Geografia presso l’Università di Torino, quando parla dei ghiacciai alpini. Nei suoi lavori esamina la condizione della cosiddetta mummia di Otzi, la mummia del ghiacciaio di Similaun in Trentino Alto Adige risalente a circa 5000 anni fa, ritrovata l’11 settembre 1991 da una coppia di coniugi tedeschi. La mummia di Otzi, come viene chiamata, si è potuta formare perché le condizioni climatiche di 5000 anni fa erano totalmente diverse a 3500 metri s.l.m.. Il processo di mummificazione ha bisogno di un clima secco, ventilato. La presenza del ghiacciaio avrebbe impedito la mummificazione. Successivamente si è formato il ghiacciaio che ha conservato Otzi sino ai nostri giorni. Ancora una volta la scienza mostra che il clima è cambiato per ragioni naturali”.