Due giorni dopo la tragedia della Marmolada, il bilancio è ancora provvisorio per la difficoltà di recuperare i corpi delle vittime e dei dispersi. Senza alcuna difficoltà, invece, dilagano su tutti i media i più improbabili commenti rispetto alle cause di quanto accaduto, ovviamente tutti focalizzati sul più becero terrorismo rispetto al tema dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, seguendo la dottrina del “catastrofismo climatico” secondo cui l’umanità è prossima all’estinzione di massa a causa delle attività antropiche colpevoli di qualsiasi evento naturale.
A tal proposito Fulvio Crisciani, dirigente di ricerca del Cnr-Ismar, esprime tramite MeteoWeb il proprio punto di vista sull’accaduto: “Credo che il meccanismo di stacco – spiega – sia imputabile all’oscillazione delle temperatura in quota attorno allo zero termico . Di giorno, essa ha provocato il ruscellamento dell’acqua di fusione dentro il corpo del ghiacciaio e, di notte, il rigelo della medesima, con la conseguente dilatazione che ha determinato delle fratture sufficienti a provocare l’evento. Insomma, la meccanica non differisce da quella che riguarda la fessurazione delle rocce in alta quota. Se l’oscillazione della temperatura (ciclo diurno) fosse sempre sotto lo zero non sarebbe possibile il ruscellamento e quindi il rigelo. All’estremo opposto, una temperatura sistematicamente sopra lo zero porterebbe alla scomparsa (fusione) totale dei ghiacciai, come del resto risulta sia avvenuto circa seimila anni fa sulle Alpi, a quote fino ai 3.000/3.500 metri di altitudine”. “A mio avviso – conclude amaro Crisiani – il solo valore di picco non basta a spiegare l’accaduto anche se, in questi tempi “suona bene”“.