INGV: il progetto Tifeho indaga i segreti delle grandi eruzioni dell’area campana

Il progetto dell'INGV ha tra i suoi obiettivi quello di studiare la formazione e l’evoluzione delle camere magmatiche che hanno prodotto alcune tra le più violente eruzioni esplosive dell’area campana
MeteoWeb

Tifeo, creatura mostruosa, figlio di Tartaro e Gaia, era, secondo la mitologia greca, uno dei Giganti che osò ribellarsi a Giove. Per punizione fu colpito dai suoi fulmini, sprofondando per sempre nelle viscere della Terra e, da questa prigione sotterranea, agitandosi, sarebbe causa di terremoti ed eruzioni vulcaniche. Secondo Virgilio e Lucano Tifeo sarebbe sprofondato sotto l’isola d’Ischia (figura 1); per Esiodo, Ovidio e Silio Italico si troverebbe sotto l’Etna”. E’ quanto si legge in un articolo pubblicato sul blog INGVvulcani, a cura di Maddalena De Lucia, Sandro de Vita, Mauro A. Di Vito, Ilenia Arienzo, in cui viene presentato il progetto Tifeo.

Una lettura in chiave moderna del mito ci permette di immaginare il gigante Tifeo come una rappresentazione della forza della natura, una forza che spesso si manifesta in modo improvviso e impulsivo. Continuando con la metafora, quando Tifeo è molto inquieto può produrre forti terremoti ed eruzioni esplosive di grande energia, come quelle pliniane e anche più vigorose, in grado di lanciare in atmosfera chilometri cubi di frammenti vulcanici“, scrivono ancora i ricercatori INGV.

tifeo
Figura 1 – Tifeo incatenato sotto l’isola d’Ischia. Incisione di Antonio Baldi in Camillo Eucherio de Quintiis, Inarime seu de balneis Pithecusarum, Napoli 1726.

Il progetto in breve

Si chiama Tifeo, anzi, Tifeho, parafrasando il nome del mitologico gigante sepolto sotto un vulcano, il progetto dell’INGV che indaga i segreti delle grandi eruzioni dell’area campana, il cui responsabile è Sandro de Vita, dell’ Osservatorio Vesuviano. Il progetto ha tra i suoi obiettivi quello di studiare la formazione e l’evoluzione delle camere magmatiche che hanno prodotto alcune tra le più violente eruzioni esplosive dell’area campana (figura 2). Il progetto si propone di studiare le dinamiche di queste eruzioni, ma anche i processi magmatici che portano alla formazione delle caldere e i meccanismi di risorgenza delle stesse, mediante attività sul campo e in laboratorio.

Il progetto è finalizzato principalmente allo studio delle eruzioni più antiche di quelle note dell’Ignimbrite Campana (avvenuta 40000 anni fa) e del Tufo Verde del Monte Epomeo (56000 anni fa). Oltre a ricostruire la storia eruttiva dei vulcani napoletani e a identificare le caratteristiche dei magmi sorgente che hanno prodotto alcuni dei markers tefrostratigrafici più noti, il progetto intende ricostruire i principali eventi deformativi che hanno preceduto, accompagnato e seguito questi grandi eventi vulcanici e i processi avvenuti nelle camere magmatiche e nei condotti vulcanici durante la risalita del magma. Questi processi sono alla base della formazione dei grandi serbatoi magmatici e quindi influenzano lo stile e la magnitudo delle eruzioni vulcaniche. Tra le attività previste, indagini geologiche, geomorfologiche, stratigrafiche, vulcanologiche, strutturali e geofisiche, raccolta di campioni geologici per analisi geochimiche, sedimentologiche, paleomagnetiche e geocronologiche (figura 3)”, si legge ancora.

Figura 3 – Rilevamento degli affioramenti e prelievo di campioni di depositi vulcanici sull’isola d’Ischia. Fotografia di Fabio Sansivero.

Cercare risposte in profondità

“Per definire la stratigrafia dei depositi vulcanici più antichi dell’area campana e ricostruire la storia vulcanica, il progetto ha previsto l’esecuzione di due perforazioni. La prima è stata realizzata nell’area dei Ponti Rossi, nella città di Napoli; la seconda vicino Acerra. Oltre alle informazioni strettamente vulcanologiche, i campioni raccolti mediante carotaggi forniranno indizi sull’ambiente naturale al momento delle eruzioni e dopo le stesse, grazie all’analisi dei paleosuoli e dei depositi di origine sedimentaria marina e continentale intercalati”.

Un Pianeta dinamico

“Tifeho nasce nell’ambito del Programma Pianeta Dinamico-Working Earth dell’INGV, che si prefigge di approfondire le conoscenze circa la struttura e la cinematica della Terra con particolare riferimento all’area italo-mediterranea, e di “comprendere i fenomeni naturali e i rischi potenziali associati per adottare politiche più efficaci per la sicurezza delle popolazioni e lo sviluppo del sistema socio-economico”. Il progetto coinvolge circa 200 ricercatori e tecnici, ed è organizzato in diverse linee di attività (task) e sottoprogetti. I temi di ricerca riguardano trasversalmente i tre dipartimenti in cui è strutturato l’Istituto: Ambiente, Terremoti e Vulcani. Tifeho è uno dei progetti del dipartimento Vulcani per il periodo 2020-2022 (figura 4)”, concludono i ricercatori INGV.

Figura 4 – Logo del Progetto TIFEHO Pianeta Dinamico INGV.
Condividi