Di Franco Battaglia, Professore di chimica-fisica e già docente di chimica dell’ambiente all’Università di Modena, e Uberto Crescenti, Professore Emerito di Geologia Applicata, Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara
E’ frequente leggere o ascoltare dai mass media frasi come questa: ormai oltre il 97% degli scienziati che si occupano di clima sono d’accordo nell’attribuire alle attività dell’uomo, in particolare all’immissione in atmosfera dei cosiddetti gas serra (CO2 soprattutto), la causa del riscaldamento globale del nostro Pianeta, registrato a partire dal 1880, ossia dopo lo sviluppo dell’era industriale. Il riscaldamento globale di origine antropica (AGW) è ormai diventato una vera e propria religione. Si dice anche che, se non si interverrà per abbattere le emissioni di CO2 in modo da non fare aumentare di 2°C la temperatura, si rischia la fine del nostro Pianeta. Questa seconda affermazione non tiene conto che il clima del nostro Pianeta è sempre cambiato, come ci insegnano le scienze geologiche e le scienze storiche del clima; in passato si sono avute temperature molto più alte di quelle di oggi, senza che si verificassero tutte le catastrofi che ci vengono annunciate. Basti pensare ad esempio che nel Medio Evo, tra il 900 e il 1400, la temperatura nel nostro Pianeta è stata superiore da 1 a 3°C rispetto a quella del periodo che stiamo vivendo; eppure il Pianeta è “sopravvissuto” senza difficoltà.
Contro queste affermazioni ci sono da tempo smentite da parte di moltissimi scienziati, che rifiutano l’AGW, ossia l’attribuzione all’uomo della causa del cambiamento climatico; sono i cosiddetti scettici. Al contrario coloro che si riconoscono nelle affermazioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate), appartengono alla schiera dei cosiddetti “catastrofisti”.
In questa nota desideriamo portare un contributo di verità e di conoscenza per quanto attiene la forza numerica degli scettici, per contestare le false affermazioni dei catastrofisti. Ci sentiamo di affermare, d’accordo con il climatologo Z. Jaworoski, (Science, 16 marzo 2007) che l’AGW è il più grande scandalo scientifico del nostro tempo.
In una nota del famoso climatologo Richard Lindzen (21mo Secolo, Scienza e Tecnologia, n.4, i 2007) si legge: “Il mondo è destinato alla catastrofe ambientale. O almeno questo è quanto ci viene incessantemente ripetuto da politici e sedicenti esperti…… Come tutti sanno, vi sono state numerose profezie di sventura su scala globale. Tra di esse, forse nessuna ha raggiunto le vette retoriche del rapporto di Sir Nicola Stern sulle conseguenze economiche del mutamento climatico……..Il leit motiv del rapporto consiste nell’asserzione che nella comunità scientifica esista un consenso pressoché unanime in merito ai pericoli posti dal cambiamento climatico. Questa asserzione, in realtà, è falsa: tra gli scienziati non esiste alcuna unanimità…… Il salutare scetticismo, che dovrebbe trovarsi al cuore di ogni indagine scientifica, viene trattato con disprezzo…..
Ma come nasce questa religione dell’AGW? La filosofia catastrofista nasce dal famoso primo Summit della Terra tenuto a Rio de Janeiro nel 1992, che segnò l’origine del famoso Protocollo di Kyoto con cui si prevedeva di abbattere le emissioni di CO2 in atmosfera da parte dell’uomo. In occasione del Summit, 264 scienziati, tra cui 2 premi Nobel, firmarono un appello per mettere in guardia dalla accettazione dell’ideologia catastrofista. “Esprimiamo la volontà di contribuire alla conservazione del nostro comune patrimonio. Tuttavia non possiamo fare a meno di esprimere la nostra inquietudine nell’assistere, all’alba del XXI secolo, all’emergenza di una ideologia irrazionale che sembra volersi opporre al progresso scientifico e sociale.” (da Battaglia e Ricci, Verdi fuori, rossi dentro.. Ed. Libero Free Foundation, 2007, pag.12).
Un ampio dissenso alla teoria catastrofista si concretizzò con una Petizione guidata da Frederick Seitz, ex Presidente della National Academy of Science degli Stati Uniti, in occasione della Conferenza sul Clima tenutasi a Buenos Aires nel 1998. Vi aderiron0 17.800 scienziati, successivamente lievitati a oltre 31.000.
Il valore del 97% degli scienziati favorevoli all’AGW è stato ottenuto analizzando le pubblicazioni di un certo periodo in linea con tale teoria. Una prima osservazione; il 97% delle pubblicazioni non corrisponde al 97% degli scienziati che si occupano di tale argomento, in quanto uno scienziato può certamente avere pubblicato più lavori sull’argomento e quindi sarebbe più corretto dire che il 97% delle pubblicazioni è in linea con l’AGW. Inoltre sono state prese in considerazione solo le riviste “controllate” dai catastrofisti. Così ad esempio le riviste Science, Nature e American Scientist non hanno accettato pubblicazioni contrarie all’attribuzione all’uomo del riscaldamento globale. Nel novembre del 2009 un hacker russo entrò nei computer della Climate Research Unit (CRU) della East Anglia University, consulenti privilegiati dell’IPCC, divulgando illecitamente una rilevante quantità di e-mail intercorse con scienziati di tutto il mondo. Da tali e-mail emerse una poco edificante attività di lobby volta a manipolare i dati per adattarli alle conclusioni dell’IPCC, l’interferenza con il processo di revisione da parte di riviste scientifiche, un ostacolo all’accesso dei ricercatori critici rispetto all’IPCC.
Lo scandalo, noto come Climategate, ebbe grande risonanza all’estero. Il 28 novembre del 2009 sul Daily Telegraph, a firma di Christopher Brooker, apparve l’articolo dall’emblematico titolo: “Cambiamento climatico: il peggiore scandalo scientifico della nostra generazione”. Tra i numerosi messaggi rilevati alcuni riguardano proprio il diniego a pubblicare articoli in contrasto con la teoria dell’AGW “Sembra che gli scettici abbiano avuto un bel colpo di fortuna……….. Credo che dovremmo suggerire ai nostri colleghi ricercatori di non sottomettere più articoli in questa rivista, e neanche citarli….. Una cosa è perdere Climate Research. Invece non potremmo fare a meno di Geophysical Research Letters”.
Più di recente, un famoso climatologo di livello mondiale, esperto di modelli climatici previsionali, Lennart Bengstsson, si è dovuto dimettere dagli incarichi di ricerca, in quanto era passato dalle file dei catastrofisti a quella degli scettici, in quanto aveva osservato che i modelli previsionali avevano dato risultati non confermati dalle misure dirette delle temperature del nostro pianeta. Lo stesso scienziato ha dichiarato che sue pubblicazioni non erano state accettate dalle riviste controllate dai catastrofisti (http://www.imolaoggi.it/2016/05/16 famoso-climatologo-mette-in-dubbio-il-riscaldamento-globale-costretto-a-licenziarsi).
Si potrebbe continuare a parlare di questa poco onorevole attività della lobby dei catastrofisti, ma preferiamo documentare la “forza” numerica degli scettici, che non sono certamente pari al 3% dei ricercatori del clima del nostro pianeta, come dimostreremo di seguito.
Nel 2008, un gruppo spontaneo di scienziati (tra cui uno di noi, F.B.) si riconoscono nella sigla N-IPCC (N sta per not governmental) producendo un corposo volume in cui sono stati contestati capitolo per capitolo, i risultati del rapporto 2007 dell’IPCC. Una traduzione sintetica ma comunque dettagliata del rapporto del N-IPCC è stata pubblicata da 21mo Secolo nel volume dal titolo: “La Natura, non l’attività dell’Uomo, governa il Clima” (Singer, 21mo Secolo, 2008). Questo importante volume che potremmo definire come “Bibbia” degli scettici, ha avuto l’adesione di oltre 30 mila scienziati di tutto il mondo. In precedenza, le iniziative anti-catastrofismo, sono state pure numerose, anche se non valutate opportunamente dai decisori politici, ed ignorate dai mass media (si veda ad es. Crescenti e Mariani (21mo Secolo, 2008), Battaglia e Ricci 2007 (op. citata), Giaccio (Il Climatismo: una nuova ideologia. 21mo Secolo, 2015), ecc.
A Stoccolma, dall’11 al 12 settembre 2006, si è tenuto un seminario internazionale sul clima presso il Royal Institute of Technology, in cui si è discusso di cambiamento climatico adottando l’angolo visuale del dubbio. Vi hanno partecipato 120 ricercatori di tutto il mondo. Dalla discussione finale è risultato un ampio consenso su una serie di punti fatti circolare nel comunicato stampa diramato il 21 dicembre del 2006 dal prof. Peter Stibs presidente del Comitato organizzatore, che di seguito riassumiamo:
1 – E’ probabile che dal 1850 sia in atto un trend di riscaldamento globale; tuttavia non sussistono evidenze forti che provino una influenza dell’uomo sul clima globale. Il trend di raffreddamento globale dal 1940 al 1970 è inconsistente con i modelli basati sulle emissioni antropiche di CO2. Le attuali considerazioni secondo cui la crescita di 0,3°C nelle temperature globali osservata dal 1970 eccederebbe la variabilità naturale, trascurano il fatto che i dati più recenti non indicano un ulteriore riscaldamento globale dopo il 1998….
2 – Le variazioni naturali del clima del passato sono considerevoli e ben documentate da fonti geologiche, oceanografiche e storiche. Tali variazioni appaiono fortemente correlate sia con effetti cosmici che agiscono sulla copertura nuvolosa sia con la attività solare. Quest’ultimo effetto (assai recentemente confermato in via sperimentale da Svensmark et al.) non è oggi considerato dai modelli matematici.
3 – Non vi sono evidenze a supporto del fatto che il 20° secolo sia stato il più caldo degli ultimi 1000 anni e le affermazioni precedenti, basate sulla cosiddetta “mazza da Hockey” di Mann, sono oggi destituite di fondamento (in inglese : “totally discredited”)……
4 – Non c’è dubbio che la sfida scientifica legata al tema del clima sia lontana dall’essere vinta. Così come vari effetti cosmici sono omessi dai modelli climatici, gli argomenti secondo cui non vi sono altre spiegazioni plausibili (rispetto alla CO2 prodotta dall’Uomo) non appaiono credibili. Ciò deve essere ricordato in sede di assunzioni di decisioni politiche future legate a tali temi. (Per ulteriori dettagli si veda Battaglia e Ricci (op. citata, 2007, pagg.22 e 23).
Sempre Battaglia e Ricci, 2007, riferiscono a pagg. 24 e 25 sull’appello di Bijorn Lomborg (noto autore del volume L’ambientalista scettico) con un manifesto sottoscritto da alcuni famosi economisti tra cui 4 premi Nobel, e sviluppato in occasione di una riunione a Copenhagen nel 2006. Vi si legge secondo quanto riferito da Battaglia e Ricci:
“Il Protocollo di Kyoto punta a tagliare le emissioni di anidride carbonica nei paesi industrializzati del 30% rispetto al livello a cui dovrebbero arrivare nel 2010, e del 50% rispetto al livello a cui dovrebbero arrivare nel 2050…….. Al tempo stesso, i modelli economici mettono in luce l’enormità dei costi del rispetto del Protocollo di Kyoto per l’economia mondiale: almeno 150 miliardi di dollari l’anno.
Il riscaldamento globale non appare più la priorità: piuttosto che investire centinaia di miliardi di dollari a breve termine in tagli inefficaci alle emissioni di CO2 dovremmo investire decine di miliardi in ricerca per lasciare ai nostri figli e nipoti energia pulita e a basso costo.”
Nell’aprile del 2007, l’Associazione Galileo 2001, di cui fanno parte scienziati di varia estrazione (fisici, geofisici, ingegneri nucleari, geologi, medici, farmacologi, chimici, ecc.) hanno inviato ai nostri governanti la lettera che di seguito riportiamo.
I nostri governanti si sono ben guardati dal rispondere e, soprattutto, non hanno mostrato alcuna considerazione del contenuto della lettera che pure viene da un organismo scientifico assai qualificato. Salvo qualche eccezione la lettera ha trovato ben poco spazio nei mass media, che hanno continuato e continuano ad enfatizzare le tesi catastrofiste.
Nel 2008 un folto gruppo di scienziati riuniti a Time Square parteciparono alla Conferenza Internazionale sul cambiamento climatico. Da quell’incontro nacque la “Manhattan Declaration on Climate Change” di cui riportiamo in sintesi le conclusioni principali:
-non ci sono prove convincenti che le emissioni di CO2 prodotte dalle moderne attività industriali causeranno catastrofici cambiamenti climatici
-la limitazione delle emissioni di CO2 di origine antropica da parte dei governi, con tasse e regolamenti costosi per le industrie e i singoli cittadini, limita inutilmente la prosperità dell’Occidente e non risolve i veri problemi dei popoli;
–si consiglia ai leader mondiali di respingere le opinioni dell’IPCC.
In Australia da alcuni anni è stato costituito il club “The Climate Sceptic” che cerca di fare informazione sui cambiamenti climatici, in contrasto con le opinioni correnti sulle responsabilità dell’uomo in merito al riscaldamento globale, con documenti molto dettagliati. Si possono avere notizie sull’attività di questo club sul sito internet www.climatesceptics.com.au oppure cliccando sul suo Presidente Leon Ashby.
Su internet: http://www.eecg.utoronto.ca/ prall/climate/skeptic_authors_table.html alla voce “Most cited authors on climate change” è riportato un elenco di ben 496 scienziati scettici, in cui figuriamo insieme ad un altro italiano Forese Carlo Wezel, già Presidente della Società Geologica Italiana.
E’ un ulteriore contributo per rafforzare la schiera degli scettici.
Ma il contributo alla schiera degli scettici non si ferma qui. Sempre su internet alla voce: “700 cientificos contrarios a la teoria oficial de la ONU sobre el origen antropogenico del cambio climatico” o anche: “Climategate. Todos los cientificos de mayor prestigio contra Al Gore” si documenta la presenza di 700 scettici (dicembre 2014). Nel primo articolo si legge anche, tra i sottoscrittori, alcune dichiarazioni. In particolare Ivan Glaever, premio Nobel per la Fisica così si esprime: “Il riscaldamento globale si è convertito in una nuova religione”. Ed ancora Kiminori Itoh (Climate Depot, August 21, 2013, 34 PM), dimissionario dall’IPCC,:” Quando la gente conoscerà la verità, si sentirà ingannata dalla scienza e dagli scienziati”.
Ancora su “https://peppecaridi2.wordpress.com/2009/03/31/clima-scienziati-e- ..” si legge che 114 scienziati di tutto il mondo nel 2009 hanno firmato un documento indirizzato a Barack Obama dal titolo: ”Mr President, sul clima ha torto”. Tra i sottoscrittori figurano tre italiani: Antonino Zichichi, Forese Carlo Wezel, Uberto Crescenti.
Nel novembre 2012, un folto gruppo di scienziati (134) ha scritto al Segretario Generale delle Nazioni Unite una lettera sostenendo la posizione degli scettici. Ovviamente nessuna considerazione. La religione del catastrofismo non ammette neanche un confronto.
Sempre sul tema di cui ci stiamo occupando è interessante leggere, su internet, alcuni articoli di Joseph Bast e Roy Spenser tra cui: “The myth of the 97% climate change consensus”.
Nel 2015 si è costituito l’ICG (International Committee of Geoethic) con lo scopo di difendere le conoscenze scientifiche sul clima dalla diffusione di false verità. Questa associazione è praticamente in linea con le opinioni degli scettici ed in poco tempo ha avuto la adesione di oltre cento scienziati. Lo scorso anno, dal 7 all’8 settembre 2016 l’associazione ha organizzato a Londra una Conferenza sul clima, cui hanno partecipato alcune centinaia di scienziati provenienti da tutto il mondo. Una sintesi dei risultati della Conferenza può leggersi su interne alla voce “Leonello Serva e Climatemonitor”. Ne riferiamo di seguito alcuni;
- l’influenza sul clima dell’attività solare è del tutto evidente e rilevantissima;
- molti e complessi sono i fattori che influenzano il clima e molti sono ancora poco conosciuti;
- i modelli di previsione dell’IPCC possiedono errori concettuali;
- l’aumento della CO2 in atmosfera favorisce la vita sulla terra in tutte le sue forme.
Nella occasione è stata fondata una nuova associazione in linea con gli scettici, la CLEXIT, con lo scopo di aiutare le coscienze ad uscire dalla assordante colpevolizzazione della CO2. Vi hanno per ora aderito 175 scienziati di 25 Paesi.
Infine ricordiamo la recente petizione promossa da Richard Lindzen tesa a rimuovere gli Stati Uniti dalla UNFCCC (United Nations Frame work Convention on Climate Change). Questa convenzione, nota anche come Accordo di Rio de Janeiro del 1992, punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra, responsabili del riscaldamento globale. La petizione ha già raggiunto centinaia di adesioni.
Conclusioni
La rapida rassegna fin qui fatta sull’esercito degli scettici e delle relative iniziative pone a questo punto un interrogativo: come mai, data la numerosa consistenza e autorevolezza degli scienziati scettici, i Paesi hanno preso decisioni in linea con i suggerimenti dell’IPCC? Una risposta a questa domanda possiamo trovarla nel documentato libro di Mario Giaccio, Professore Ordinario di Tecnologia e Innovazione della Università G. d’Annunzio di Chieti e Pescara, in pensione, dal titolo “Climatismo: una nuova ideologia”, edito da 21mo Secolo, 2015. Così possiamo intuire gli enormi interessi che da tempo si sono consolidati sulla questione della carbon tax, che ogni anno fanno girare centinaia di miliardi di dollari, coinvolgendo faccendieri, e non solo, che sarebbero costretti a cambiare mestiere qualora la favola del riscaldamento globale dovuto all’uomo, venisse cancellata e sostituita dalle più consistenti conoscenze scientifiche in merito.
Un approfondimento però dobbiamo ai lettori. Cosa è l’IPCC che abbiamo più volte citato. L’IPCC è l’organismo fondato dall’ONU, dopo Rio de Janeiro 1992, per lo studio dei cambiamenti climatici, in particolare per documentare la responsabilità dell’attività antropica nei confronti dell’attuale riscaldamento globale. Non è un centro di ricerca, ma analizza la produzione scientifica sul clima. Vi fanno parte migliaia di esperti di varie discipline, non solo climatologi (fisici dell’atmosfera, geologi, ecc.) ma anche economisti e giuristi. Nel tempo numerosi scienziati esperti di clima, si sono dissociati da questo organismo, che è sembrato adeguarsi a direttive politiche e ideologiche scientificamente non condivisibili. Così. ad es., si sono dimessi oltre 20 scienziati studiosi del clima tra cui ricordiamo l’italiano G. Visconti, R Lindzen, C. Landsea, J. Christy. N. Shaviv, D. Evans, Z. Jaworowsky, D. Clark, C. Alegre, B. Wiskel, D. Bellamy, T. Patterson, L. Beengtsson, S.F. Singer, K. Itoh, ecc.
Ecco alcune “false” affermazioni dell’IPCC:
– Il 1991-2000 decennio più caldo negli ultimi 1000 anni (Report IPCC 4 del 2001). Questa affermazione si basa sulla ricostruzione delle temperature del millennio trascorso secondo una figura nota come mazza da hockey (hockey stick), che invece è totalmente screditata dalla storia del clima a livello mondiale. In particolare è sicuramente accertato che durante il trascorso millennio, si sono succedute fasi calde e fredde, in particolare tra il 900 e il 1400 si è avuto il Periodo Caldo Medioevale, con temperature superiori a quelle attuali di circa 1-3 °C, cui è succeduto, attraverso una fase di transizione la Piccola Era Glaciale (1550-1850) e quindi di nuovo una fase calda che è quella che stiamo vivendo. All’IPCC il Periodo Caldo Medioevale è indigesto perché con temperature superiori ad oggi non si registrarono tutti i catastrofismi che sono sbandierati ad ogni occasione.
– Innalzamento del livello marino, aumento degli eventi atmosferici, desertificazione di aree, ecc. Bisogna salvare il Pianeta!
In riferimento al livello marino, L’IPCC non conosce la storia geologica dei nostri mari. 20 mila anni fa il livello marino era più basso dell’attuale di circa 140 metri. Poi, tra 20 mila e 10 mila anni fa, in piena fase fredda che ha preceduto la fase calda dell’Olocene, è risalito di circa 100 metri. Successivamente, tra 10 mila e circa 5 mila anni fa si è portato al livello attuale senza ulteriori variazioni significative (Vai G.B., Cantelli L. Litho-palaeonvironmental maps of Italy during the last two climatic exstreme.
Museo Geologico Capellini, Bologna). Il fatto che l’innalzamento maggiore si sia avuto non durante una fase calda, dimostra che il livello marino è condizionato da altri fattori e non solo dal riscaldamento globale. Ma la storia è indigesta all’IPCC e a quanti si riconoscono in questo organismo.
- Aumento degli eventi meteorici estremi. Non è vero che sono aumentati in corrispondenza della fase calda che stiamo vivendo; la prova è un importante studio statistico di Sergio Pinna, professore ordinario di Geografia presso la Università di Pisa, dal titolo: “La falsa teoria del clima impazzito” (Felici Ed. 2011). E’ famoso tra gli specialisti il comportamento di Christopher Landsea, studioso di uragani, che si dimise dall’IPCC che voleva affermare invece l’aumento di questi eventi nella fase attuale del riscaldamento globale.
In tema di eventi meteorologici estremi, la rivista scientifica Natural Climate Change ha pubblicato nel luglio 2014 una ricerca di Streen e Simmonds. Gli Autori hanno analizzato una serie storica di 34 anni (1979-2012) di temperature e precipitazioni mensili per le medie latitudini del nostro emisfero. Il risultato è stata la totale assenza di tendenze all’incremento negli eventi termici e pluviometrici estremi. Dall’analisi di serie storiche millenarie emerge che nell’Olocene (la fase climatica attuale seguita alla fine dell’ultima era glaciale) gli eventi estremi sono stati più frequenti nelle fasi freddo-umide (note come fasi di “deterioramento del clima”) e meno frequenti in quelle calde come quella attuale (che non a caso sono chiamate “optimum climatici”). (Climatemonitor, 25 ottobre 2014).
Infine l’IPCC basa la previsione del clima futuro sull’utilizzo di modelli matematici che non possono prevedere il futuro in quanto non sono ancora note tutte le cause che concorrono a determinare il clima. Ne è dimostrazione la figura che qui sotto riportiamo; le previsioni sono discordi rispetto alle misure effettive raccolte negli ultimi decenni.
Volendo ancora approfondire le ricerche scientifiche sul clima del nostro Pianeta esistono numerosissime pubblicazioni in merito. Ci sono però anche libri di livello divulgativo che affrontano l’argomento secondo l’ottica dello scetticismo. Ne citiamo alcuni:
- F. Battaglia e R.A. Ricci, 2007. Verdi fuori, rossi dentro. Ed. Libero Free Foundation.
- Bethell T., 2007. Le balle di Newton. Ed. Rubettino.
- Cascioli R. e Gaspari A., 2006, Le bugie degli ambientalisti. Ed. Piemme.
Infine, merita una particolare menzione, l’opera di un noto divulgatore scientifico a livello internazionale, Matt Ridley, 2013, dal titolo: Un ottimista razionale. Come evolve la prosperità. Ed. Le Scienze.
Secondo Ian Mcewan:“Nessun libro ha smontato con tale acume il pessimismo dilagante dei nostri tempi”. (Su internet: Ian McEwan e Matt Ridley)