Gerace, Vibo Valentia e oggi Taurianova. Si è conclusa questa sera, con l’ultima delle tre tappe previste, la convention dal titolo “La Calabria dopo il Terremoto del 1783. Dall’emergenza alla ricostruzione”. La Sala del Consiglio di Taurianova ha aperto le sue porte per un dibattito sul Sisma della Calabria Meridionale, in merito al quale, a distanza di diversi secoli, sono state effettuate nuove scoperte di carattere storico-scientifico. Un incontro, al quale Meteoweb ha avuto il piacere di assistere, nel quale la tematica del “Grande Flagello” è stata affrontata attraverso diversi focus in grado di dare una visione d’insieme quanto più completa e variegata possibile.
Ai nostri microfoni è intervenuto il professor Giuseppe Caridi che : “si parla di terremoto Calabro-Messinese, anche la vicina Messina è stata colpita. L’epicentro è stato a Oppido, quindi tutta la parte meridionale della Calabria e la costa siciliana sono state colpite. Di tutti i centri abitati della piana non è rimasto in piedi nulla. Tutte le costruzioni attuali sono successive a quella data. Molti centri sono stati spostati perché non c’era la possibilità di ricostruirli sullo stesso sito. Per quanto riguarda l’aspetto demografico c’è stato un crollo della popolazione con circa 30.000 morti”.
Prezioso anche il dialogo con il Monsignor Francesco Milito. “il “Grande Flagello” resta una fonte inesauribile di studi. Importante la distinzione dei centri, i danni subiti, i morti. Cosa dice di nuovo un evento del genere. È importante che ogni nuova ricerca, grazie anche a queste giornate culturali, apporti elementi che aiutino a ricomporre il quadro e a stimolare nuovi studi”.
Monsignor Milito fa anche un’importante riflessione sulla prevenzione: “oggi c’è una legislazione severa relativa alle nuove costruzioni, non si può costruire senza rispettare le regole. E non è poco rispetto a quanto accadeva al passato. Nei comuni bisognerebbe fare educazione su quelli che sono i punti a maggiore concentrazione sismica. Nelle scuole serve educazione all’emergenza, occorre incrementare la cultura della prevenzione. Sappiamo che la Calabria è una terra ballerina, quando si sono verificati i terremoti più forti hanno fatto i danni che tutti conosciamo. Ogni tanto anche in questi anni abbiamo avuto piccoli segnali. Occorre continuare a insegnare e preparare tutti a sapere cosa fare, un’educazione permanente da fare sempre”.