Un’ondata di caldo nella provincia cinese del Sichuan sta avendo effetto sulle forniture di elettricità. Secondo i dati degli istituti meteorologici cinesi, le temperature nella provincia, che ospita quasi 84 milioni di persone, hanno raggiunto i +40-42°C la scorsa settimana, facendo schizzare verso l’alto i consumi.
La regione fa affidamento sulle dighe per generare l’80% della sua elettricità, ma i fiumi della zona si sono prosciugati quest’estate, ha affermato il Ministero delle risorse idriche di Pechino. Così la provincia del Sichuan ha deciso di razionare la fornitura di elettricità alle fabbriche fino a sabato 20 agosto.
La provincia sudoccidentale produce metà del litio del Paese e i suoi impianti idroelettrici forniscono elettricità agli hub industriali lungo la costa orientale del Paese. Ma il governo locale ha deciso di dare priorità alle necessità dei nuclei abitativi, ordinando alle industrie di 19 delle 21 città della provincia di sospendere la produzione fino a sabato. Diversi grossi gruppi industriali, dal produttore di alluminio Henan Zhongfu Industrial e quello di fertilizzanti Sichuan Meifeng Chemical Industry, hanno annunciato in borsa la sospensione della produzione. Anche uno stabilimento gestito dal colosso taiwanese Foxconn nella provincia si è fermato. Alcune aziende potranno operare a capacità limitata, a seconda delle loro esigenze di produzione.
L’Osservatorio nazionale cinese ha rilanciato un allarme rosso per temperature elevate ieri, superiori ai +40°C in alcune zone del Paese. Anche altre province, tra cui Zhejiang, Jiangsu e Anhui, che dipendono dall’energia fornita dalla Cina occidentale, hanno deciso per delle limitazioni nei consumi elettrici destinati agli utenti industriali per garantire una sufficiente somministrazione alle abitazioni.