Il tema dei cambiamenti climatici è sempre più attuale e la comunità scientifica continua ad interrogarsi su quali siano le reali cause di questi cambiamenti in atto. Tra i numerosi fattori in campo, non si possono sottovalutare quelle solari e astronomiche: in tal senso uno scienziato italiano, il prof. Nicola Scafetta, climatologo dell’Università Federico II di Napoli, ha realizzato studi tra i più approfonditi al mondo in tal senso. Nei giorni scorsi, proprio il prof. Scafetta insieme ad Antonio Bianchini dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Padova, ha pubblicato sulla rivista scientifica Frontiersin un nuovo studio, intitolato “The Planetary Theory of Solar Activity Variability: A Review“, che dimostra come i cambiamenti climatici siano caratterizzati da un gran numero di oscillazioni che dovrebbero essere indotte da varie oscillazioni solari e astronomiche. Nel lavoro (che è una review di molti lavori pubblicati) si mostra che tutti i più importanti cicli solari hanno presumibilmente una origine astronomica. Molti degli stessi cicli si trovano anche nel clima anche se per il clima ai cicli solari e astronomici vanno aggiunti quelli lunari. Secondo il prof. Scafetta, “comprendere l’interconnessione tra le oscillazioni gravitazionali del sistema solare, le oscillazioni solari e quelle climatiche è la chiave per comprendere e predire i cambiamenti cimatici“.
Nel lavoro, che ha alto valore scientifico, si riportano i commenti di Wolf (1859, MNRAS 19, 85–86) che “commentando il ciclo delle macchie solari di 11 anni, ha ipotizzato che “le variazioni della frequenza delle macchie dipendono dalle influenze di Venere, Terra, Giove e Saturno”. L’elevata sincronizzazione del nostro sistema planetario è già ben rivelata dal fatto che i rapporti dei raggi orbitali planetari sono strettamente correlati tra loro attraverso un’equazione di simmetria a specchio di scala (Bank e Scafetta, Front. Astron. Space Sci. 8, 758184 , 2022). Esaminando le numerose armoniche planetarie e le disuguaglianze orbitali invarianti che caratterizzano i moti planetari del sistema solare dalle scale temporali mensili a quelle millenarie, dimostriamo che non sono distribuite casualmente ma tendono chiaramente a raggrupparsi attorno ad alcuni valori specifici che corrispondono anche a quelli di i principali cicli di attività solare. In alcuni casi, i modelli planetari sono stati persino in grado di prevedere la fase temporale delle oscillazioni solari, incluso il ciclo di macchie solari di Schwabe di 11 anni. Sottolineiamo inoltre che i modelli solari basati sull’ipotesi che l’attività solare sia regolata dalla sola dinamica interna non sono mai stati in grado di riprodurre la varietà dei cicli osservati. Sebbene le forze di marea planetarie siano deboli, esaminiamo una serie di meccanismi che potrebbero spiegare come la struttura solare e la dinamo solare potrebbero essere sintonizzate sui moti planetari. In particolare, discutiamo di come gli effetti delle deboli forze di marea potrebbero essere significativamente amplificati nel nucleo solare da un aumento indotto della combustione di H. Vengono anche discussi i meccanismi che modulano la struttura su larga scala elettromagnetica e gravitazionale del sistema planetario“.
Lo studio, corredato da numerosi grafici e documenti, è consultabile su frontiersin.