Franco Battaglia, Professore di chimica-fisica e docente di chimica dell’ambiente all’Università di Modena, attraverso le pagine de La Verità, ha voluto mettere i punti sulle i in merito a quanto sta accadendo nel mondo scientifico italiano sul tema cambiamenti climatici.
La narrazione mainstream sul Clima è osteggiata da diversi studiosi, i quali però vengono ignorati e quasi messi a tacere, almeno attraverso i canali ufficiali e governativi. Ma è da ben prima dell’inizio della pandemia di Covid-19 che molti scienziati cercano di far comprendere che, in verità, la cosiddetta emergenza climatica non è un’emergenza.
Nel 2019 il professor Uberto Crescenti, docente di geologia all’Università di Chieti-Pescara, fu tra i primi a porsi contro la narrazione mediatica sui cambiamenti climatici e soprattutto sulle misure proposte, considerate costose e non efficaci, perché il tentativo di mitigazione sarebbe stato vano. A questo scopo riunì otto studiosi tra cui Mario Giaccio, docente economia delle fonti d’energia, Enrico Miccadei, docente di geologia, Franco Prodi e Nicola Scafetta, delle università di Ferrara e Napoli, Alberto Prestinizzi, professore di Geologia alla Sapienza, Giuliani Panza, accademico dei Lincei e docente di Geofisica all’università di Trieste e lo stesso Franco Battaglia. I docenti sottoscrissero una petizione che inviarono al presidente della Repubblica, del Senato, della Camera dei deputati e del Consiglio dei ministri, avvertendo che non vi è in atto alcun cambiamento climatico.
Le critiche, ovviamente, caddero a pioggia, e come spesso accade nel mondo scientifico, dove le opinioni contrastanti sono all’ordine del giorno e dal dialogo tra parti contrapposti nasce spesso ciò che possiamo definire la verità, si proposero dei dibattiti pubblici tra esperti. Fu Franco Ortolani, professore di geofisica all’Università di Napoli, ad organizzare un confronto pubblico presso un’aula del Senato, essendo egli senatore del M5s, ma fu proprio il suo partito a bloccare l’iniziativa.
Il presidente Mattarella rifiutò un’udienza a Crescenti, ma il governo accolse Greta Thunberg, con la sua verità e senza controparti che possano avere la medesima eco mediatica. Pochi giorni dopo il discorso di fine anno di Mattarella, durante il quale si ribadiva l’impellenza di misure per fronteggiare l’emergenza climatica, questa venne seppellita da una vera emergenza: la pandemia.
Ora, l’argomento torna quanto mai attuale, e in vista delle elezioni si riparla di Clima e si grida alla necessità della decarbonizzazione, ma i nostri studiosi osservano che l’Italia emetto solo lo 0,8% della CO2, dunque anche azzerando non vi sarebbero benefici per il clima.
Inoltre cinque climatologi si sono fatti ora ‘profeti’ per il governo sul tema climatico e non vogliono incontrare gli scienziati che hanno stilato la petizione. E questo la dice lunga sul clima (non quello ambientale ma quello morale e di confronto pubblico) con cui l’Italia sta affrontando un’emergenza che, secondo molti esperti, emergenza non è.
Ecco alcuni punti salienti della posizione assunta dagli scienziati che cercano di far comprende come quella in atto non sia un’emergenza climatica:
- Il clima attuale non è differente da periodi caldi già occorsi nel passato sia storico che geologico;
- Eventi meteorologici estremi sono sempre esistiti. Essi – siccità, inondazioni, frane, smottamenti, etc. – vanno combattuti con la prevenzione e l’adattamento, cioè con la cura e pianificazione del territorio e col governo delle acque;
- In particolare, non è né necessario né consigliabile, anzi è dannoso, intraprendere, con l’illusoria pretesa di governare il clima, azioni di messa al bando dei combustibili fossili. Questi forniscono le risorse per l’85% del fabbisogno energetico dell’umanità: è stato grazie alla disponibilità di energia abbondante e a buon mercato che l’umanità gode del benessere materiale oggi raggiunto, e minore disponibilità d’energia significa, di fatto, ridurre quel benessere, cioè impoverirsi.
Non esiste oggi alcuna tecnologia in grado di sopperire, se non in modo marginale e insignificante, all’energia che ci viene offerta dai combustibili fossili. Grandi potenzialità avrebbe la tecnologia elettronucleare, consolidata da oltre mezzo secolo di uso in tutti i Paesi avanzati (in Euessa è la prima fonte di generazione elettrica, e negli Usa è la seconda dopo il carbone). Tuttavia, il nostro Paese – unico al mondo – ha commesso l’errore di averlo abbandonato. Un errore al quale, prima o poi, si dovrà porre rimedio. In ogni caso, proprio per quest’errore, è vieppiù impensabile che si intraprendano in Italia politiche di riduzione dell’uso dei combustibili fossili. Si dovesse insistere altrimenti, pagheremo la scelta a caro prezzo, compreso l’aver stornato risorse che possono essere più utilmente impiegate per la prevenzione di calamità naturali, per esempio forti terremoti che sappiamo con certezza potrebbero colpirci in qualsiasi momento. Al contrario, come abbiamo chiarito nella nostra Petizione Italiana sul Clima, non è certo e neanche quantificato l’impatto sul clima delle emissioni antropiche di CO2.
In occasione della recente guerra, le errate scelte energetiche dell’Italia – la rinuncia al nucleare e all’estrazione di gas in Adriatico, e l’impegno economico in costose e inefficienti tecnologie presunte alternative – stanno emergendo in tutta la loro drammaticità.
In ogni caso, non trova giustificazione alcuna una politica di riduzione, per così dire, unilaterale, delle emissioni di CO2: anche se la Unione Europea azzerasse oggi le proprie, la cosa non potrebbe avere sul clima alcuna delle conseguenze sperate, visto che la Ue emette meno del 10% delle emissioni globali.
Per quanto sopra, noi sottoscritti, promotori la Petizione Italiana sul Clima,
SFIDIAMO A PUBBLICO CONFRONTO SCIENTIFICO
i Professori Carlo Barbante, Carlo Carraro, Antonio Navarra, Antonello Pasini e Riccardo Valentini, promotori di una recente Lettera Aperta della quale non condividiamo né la scienza né la proposta politica. L’oggetto del dibattito proposto sarà il contenuto della nostra Petizione, da un lato, e della loro Lettera, dall’altro. Il luogo sia una sede istituzionale, accademica o politica“.
Risponderà qualcuno a questo appello? O meglio: converrà a qualcuno rispondere?