Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha proclamato oggi una “eclatante vittoria” sul Covid, dopo quasi due settimane senza alcun caso ufficialmente registrato nel Paese. In occasione di un evento al quale ha partecipato personale sanitario e scienziati, Kim ha accolto favorevolmente la “vittoria nella guerra contro la malattia pandemica maligna“, ha riportato l’agenzia Kcna. “La vittoria conquistata dal nostro popolo è un evento storico che ha mostrato ancora una volta al mondo la grandezza del nostro Stato, la nostra indomita tenacia e le belle usanze nazionali di cui siamo orgogliosi,” ha aggiunto.
La Corea del Nord è stato uno dei primi Paesi al mondo a chiudere i confini nel gennaio 2020. Ha annunciato il suo primo caso il 12 maggio scorso e Kim Jong-un ha intrapreso un’azione personale nella lotta contro l’epidemia. Dal 29 luglio il Paese non ha segnalato nuovi casi.
La Corea del Nord ha registrato quasi 4,8 milioni di infezioni dalla fine di aprile, con appena 74 decessi e un tasso ufficiale di mortalità dello 0,002%, secondo Kcna.
La sorella di Kim: “Seul ci ha portato il Covid”
La sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, vicedirettrice del Comitato centrale del Partito del lavoro, ha accusato Seul di aver portato l’epidemia di Covid nel suo Paese e ha minacciato “ritorsioni“, nello stesso giorno in cui Pyongyang ha dichiarato la “vittoria” sulla malattia.
Kim Yo Jong si è scagliata contro l’invio di palloncini dalla Corea del Sud, definendolo un “crimine contro l’umanità“. Pyongyang aveva denunciato già in passato “cose estranee” che hanno oltrepassato il confine e che avrebbero portato l’epidemia di Covid nel Paese nonostante l’isolamento. Accuse che Seul ha sempre respinto.
Nonostante il divieto imposto nel 2021, pare che gli attivisti sudcoreani inviino palloncini contenenti volantini e banconote in dollari, sollevando le proteste di Pyongyang. “E’ molto preoccupante che la Corea del Sud stia inviando volantini, denaro, opuscoli e oggetti sporchi nella nostra regione,” ha affermato la sorella di Kim che ha lanciato un avvertimento: Pyongyang sta prendendo in considerazione una “forte ritorsione“. “Risponderemo sradicando non solo il virus, ma anche le autorità sudcoreane“.
A giugno Seul, dal canto suo, ha assicurato che “non ci sono stati casi ufficialmente verificati di infezione da Covid per posta o tramite apparecchiature“.