Clima, continua il bombardamento mediatico basato sull’ideologia del catastrofismo

Il catastrofismo climatico monopolizza i principali mass media: alcuni esempi e l'opposta verità scientifica
MeteoWeb

Da troppo tempo siamo letteralmente bombardati da una dilagante ideologia ambientalista fondata sul catastrofismo. Bombardati da giornali, riviste, televisioni: “L’Uomo è la causa del riscaldamento climatico, se non si interverrà il nostro Pianeta è destinato alla scomparsa”. Ecco alcuni esempi interessanti:

  • 1989 Repubblica, 2 novembre – Dieci anni per salvare la Terra
  • 2007 Corriere della Sera, 5 maggio – Le cure per guarire la Terra: ci sono solo 8 anni di tempo
  • 2007 Repubblica, 16 dicembre – Ambiente: due anni per salvare il mondo
  • 2008 Repubblica, 13 giugno – Entro l’Estate Polo senza ghiaccio
  • 2013 Repubblica, 9 settembre – Dieci anni per salvare il pianeta. L’allarme degli scienziati dell’ONU (dal Quinto Rapporto IPCC)

Dello stesso tenore sono le previsioni sui ghiacciai del Polo Nord. Il 14 dicembre 2009, il Summit sul clima organizzato a Copenaghen dalle Nazioni Unite, si concluse dicendo “E’ altamente probabile che nel giro di cinque, al massimo sette anni, il Polo Nord sarà libero dai ghiacciai durante gran parte dei mesi estivi”. Era un convincimento espresso anche da Al Gore nel 2007 in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace: il Polo Nord sarà completamente libero dai ghiacci nel giro di sette anni.

Credo che chiunque potrà dissentire da tali dichiarazioni sulla base della esperienza, e l’esperienza ci dice che tali profezie di sventura non si sono mai avverate. Eppure, le campagne catastrofiste continuano imperterrite, con i soloni depositari della verità indiscussa sempre protagonisti sulla scena mediatica. Sarebbe interessante conoscere cosa ne pensano i Giornali sopra ricordati che però continuano imperterriti a cavalcare il catastrofismo.

Così pure le televisioni di stato. Ricordo in merito due trasmissioni su RAI 3. La prima riferiva la situazione che si sarebbe verificata nel nord Italia per l’innalzamento del mare causato dal riscaldamento del mare entro poche decine di anni. Il relatore mostrò la piazza del duomo di Milano invasa dal mare e le barche che vi navigavano. Ebbene il duomo di Milano si trova ad una quota di circa 140 metri sopra il livello del mare. La storia geologica del Mediterraneo, e quindi anche dell’Adriatico, ci insegna che 20 mila anni fa, il livello del mare era di circa 140 metri più basso dell’attuale. Il PO sfociava davanti Pescara. Per portarsi all’attuale livello sono occorsi 15 mila anni, con un recupero dei primi 100 metri tra 20 mila e 10 mila anni fa, cioè in piena fase fredda del nostro pianeta; 15 mila anni contro le poche decine di anni di oggi! Questo dato ci insegna anche che non c’è correlazione tra riscaldamento globale e aumento del livello del mare. Questo probabilmente dipende dalla attività della tettonica a zolle che regola la morfologia del nostro pianeta e probabilmente anche il clima. In merito interessante è il pensiero di Enrico Bonatti, geologo di fama internazionale,  che nel maggio del 2009 su Le Scienze scrisse un articolo dal titolo: “Tutti guardano al sole, ma la colpa del riscaldamento globale è anche sottoterra”. Così ricordò i 60 mila km di dorsali medio-oceaniche che immettono magma a temperature notevoli con riscaldamento del mare di almeno 5° C; così pure le zone di subduzione che creano fosse oceaniche profonde migliaia di metri, all’esterno delle quali fuoriesce magma incandescente che determina un diffuso vulcanismo per varie decine di chilometri. Di tutto questo l’IPCC, l’organismo dell’ONU che detta legge sul riscaldamento globale e fa previsioni con modelli matematici che notoriamente non funzionano, non tiene conto.  Tornando alla circumnavigazione della piazza del duomo di Milano, il brillante oratore è tra i più acclamati catastrofisti e pontifica spesso sulle televisioni di stato.

La seconda trasmissione, o meglio serie di trasmissioni su RAI 3, condotte da un  noto catastrofista assolutamente privo della conoscenza della storia geologica del nostro pianeta, dimostrava ciò che non è dimostrabile, cioè che il riscaldamento globale del nostro pianeta è causato dall’uomo, con la immissione in atmosfera dei gas serra, anidride carbonica in particolare. L’oratore affermò, ad esempio, che l’anno 2014 è stato il più caldo dell’ultimo secolo; documentai i dati che non dimostravano questa affermazione. Così pure circa la biodiversità l’oratore dimostrava l’assoluta mancanza di conoscenza di dati storici offerti dalla Geologia e Paleontologia. Non sa che nel passato geologico la scomparsa di specie è un fatto costante; ed è su queste estinzioni che si basa la Geologia Stratigrafica che così può suddividere il tempo geologico in Ere, Periodi, Epoche ed Età. Di tutto questo scrissi a RAI 3 senza ovviamente ricevere risposta alcuna. Anzi il relatore è tra i più intervistati in occasione di eventi climatici particolari.

Cosa assolutamente grave è inoltre che organi dello Stato hanno accettato il catastrofismo climatico come regola da non discutere. Mi riferisco in particolare al Programma Nazionale per la Ricerca 2021-2027 varato dal Ministero della Ricerca Scientifica il 23 novembre 2020. A pag. 116, paragrafo 5.5.2:” Cambiamento climatico, mitigazione e adattamento”, si legge: “La velocità e l’accelerazione del cambiamento climatico e la sua accertata attribuzione all’attività dell’umana come causa dominante lo rendono uno dei principali problemi del momento”. Scrissi al Ministro Prof. Maria Cristina Messa che questa affermazione non era corretta. In tema di riscaldamento climatico la comunità scientifica è divisa: da un lato, coloro che appunto ritengono l’uomo responsabile di tale fenomeno sono i catastrofisti, dall’altra coloro che affermano che “La Natura, non l’attività dell’Uomo, governa il clima” (titolo di un libro curato da numerosi scienziati coordinati fa Fred Singer, famoso climatologo), e sono gli scettici.  Non è vero, come viene propagandato dai mass media che il 97% degli studiosi sono del primo gruppo. In ogni caso la responsabilità umana è tutt’altro che accertata. Continuavo dicendo che la linea di ricerca sul clima partiva con il piede sbagliato; avrebbe dovuto essere indirizzata dapprima all’approfondimento delle cause delle variazioni climatiche e non dare per certo una cosa che certo non è. La ricerca scientifica è stata sempre indirizzata alla ricerca della verità, attraverso il dubbio, che è alla base di ogni attività del ricercatore. Inoltre, allegavo il testo della Petizione sul Clima curata alla fine del 2018 con un gruppo di colleghi, Petizione che era poi diventata la Petizione Internazionale che in breve aveva raccolto l’adesione di quasi 1000 scienziati di tutto il mondo, con primo firmatario Ivar Giaever, premio Nobel per la Fisica. Concludevo chiedendo di essere ricevuto assieme ai miei colleghi estensori della Petizione per fornire maggiori dettagli e possibilmente di organizzare un incontro con i suoi esperti estensori del paragrafo in modo da tentare una collaborazione scientifica sicuramente utile. Ovviamente nessuna risposta.

Da quanto sinteticamente riferito sul tema clima, c’è infine da chiedersi perché in proposito ci sono atteggiamenti così favorevoli all’attribuzione all’Uomo del riscaldamento globale, soprattutto da parte dei nostri governanti tanto che vengono adottate politiche costose per la mitigazione del clima. Ecco che allora mi sono venuti in mente i pareri di due valorosi scienziati: Emilio Gerelli, già Preside della Facoltà di Economia della Università di Pavia, e Mario Giaccio, già Preside della Facoltà di Economi della Università G. d’Annunzio.

Emilio Gerelli si è occupato a lungo dell’argomento, sempre in linea con gli scettici. Circa il catastrofismo imperante scrisse l’articolo: “Al di là della Scienza: perché l’opinione Pubblica ha bisogno di credere al riscaldamento globale?

Gerelli fa riferimento alla psicologia sociale: l’individuo in determinate condizioni pensa ed agisce in modo diverso se incorporato in un gruppo che ha il carattere di “folla psicologica”. In tale folla si crea una specie di anima collettiva, che secondo Freud ha questi caratteri:

  • nell’individuo che fa parte di una folla il senso di responsabilità si attenua, e si allarga l’angoscia sociale
  • si manifesta il contagio mentale….
  • il più importante fattore è la suggestionabilità…
  • nella folla diminuisce l’attività mentale…
  • perciò la folla è influenzabile e credula“.

Infine, sempre secondo Freud:

  • “le folle non hanno mai provato il desiderio di verità. Chiedono solo illusioni”.

Gerelli conclude con un “grido di dolore” di Guido Visconti “… Le scienze del clima anche in considerazione delle critiche che vengono dagli USA sono ben lontane dal dare qualche contributo applicativo…. per cui la classe scientifica che si occupa di queste ricerche va lasciata in pace dalla politica.

ìConclude Gerelli: “Quanto abbiamo sintetizzato dovrebbe comunque portarci a condannare il fatto che l’IPCC determini l’adozione di costose politiche di mitigazione dell’effetto serra, giustificandole con dubbi argomenti”.

Da ultimo mi piace sottolineare gli studi di Mario Giaccio, rigorosi e condivisibili, che vedono nel mercato della anidride carbonica, la spiegazione dei comportamenti dei Governi. In una nota in stampa Giaccio così conclude: “Il quadro che emerge è il tentativo di riorganizzare finanziariamente l’economia mondiale usando l’obiettivo “zero emissioni’ come scusa. La finalità dell’ideologia climatica non è il benessere del pianeta (e dei suoi abitanti), è il benessere della grande finanza”.

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