Pantelleria, 200 ettari distrutti dagli incendi: “è una perla nera del Mediterraneo, tutelare il patrimonio ambientale”

Rosario Santanastasio (Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia): “non possiamo più pensare che un paesaggio naturalistico sia distante dall’essere un bene culturale. E spesso questo paesaggio è simbolo della cultura mediterranea, non solo italiana!”
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A Pantelleria, sono stati quasi 200 gli ettari di macchia mediterranea colpiti dagli incendi. Ricordiamo che Pantelleria è la più grande delle Isole minori della Sicilia e la quarta isola italiana per ordine di grandezza. Lo scorso anno in analogo periodo e medesimo luogo fu una tromba marina a creare ingenti danni al territorio e alle abitazioni.

Di origine vulcanica l’Isola è una vera perla nera del Mediterraneo, ricca di vegetazione con aspetti naturalistici unici al mondo per diversità e aspetti. Fu colonizzata inizialmente dai Fenici rappresentando un importante scalo per i collegamenti via mare tra l’Africa e la Sicilia. Durante le guerre puniche fu contesa da cartaginesi e romani e dopo un lungo periodo di decadenza fu conquistata dagli arabi che le diedero nuova vita e splendore soprattutto nel campo dell’agricoltura. Fu ancora devastata e depredata dai corsari nel 1100 ed in seguito dai turchi intorno al 1550. Le caratteristiche costruzioni in pietra con i tetti a volta c.d. “Dammusi “ ed i maestosi terrazzamenti in pietra creati per ottenere aree pianeggianti per le coltivazioni, testimoniano ancora oggi il grande impegno e lo straordinario lavoro fatto dagli arabi. La matrice agricola dell’isola ha mantenuto fin oggi le sue caratteristiche seppur paradossali atteso l’insularità della stessa. Per i panteschi il mare ha sempre rappresentato una fonte di pericolo: da esso giungevano le forti mareggiate che flagellavano l’isola così come dal mare arrivavano gli incursori per depredarla. La straordinaria fertilità della terra vulcanica unità al clima caldo umido hanno favorito i processi di coltivazione rendendo l’isola un vero giardino in mezzo al mare”. Lo ha affermato l’architetto Giuseppe Bellanca, Archeoclub D’Italia Pantelleria. Archeoclub D’Italia rilancia il forte appello alla tutela del patrimonio ambientale come patrimonio culturale dell’Italia!

Sotto il profilo archeologico “Bent El Ria” ovvero figlia del vento secondo l’antica denominazione araba, è stato accertato che fosse frequentata fin dal periodo Neolitico ovvero nel V° millennio a.C. la cui presenza preistorica si rileva attraverso i ritrovamenti di tombe “Sesi” – ha continuato Bellanca –  utensili e manufatti nelle località Mursia e Cimillia. Le testimonianze più significative, grazie alle ricerche condotte dal compianto prof. S. Tusa, si riscontrano nell’Acropoli di S. Marco e di Santa Teresa.

Sotto il profilo ambientale l’isola è stata sempre oggetto di tutela attraverso la formazione di aree di riserva orientata e dal 2016, proprio all’indomani di un devastante incendio che colpì la Riserva di Montagna Grande e le sue pendici, è stato istituito il Parco Nazionale Isola di Pantelleria che copre tutto il territorio con la sola esclusione dei centri abitati. Il Parco ha come finalità la tutela del paesaggio, la conservazione e la protezione degli habitat naturalistici (l’isola è classificata come area SIC e ZPS), il restauro filologico dei manufatti, il recupero e la valorizzazione del paesaggio storico ed agrario dei centri abitati e dei nuclei localizzati all’interno delle aree perimetrate. Atteso la presenza di questo importante Ente e per la sensibile attenzione degli amministratori, auspico un immediato intervento di monitoraggio attraverso l’uso di innovative tecnologie per evitare il ripetersi di eventi tragici e dannosi per la comunità e per l’intero Paese”.

“Siamo in prima linea nell’azione di tutela del patrimonio ambientale – ha affermato Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia – che è patrimonio culturale a tutti gli effetti. Non possiamo più pensare che un paesaggio naturalistico sia distante dall’essere un bene culturale. Spesso gli insediamenti storici di romani, etruschi, greci, arabi, spagnoli, sono stati possibili per la fertilità e la qualità geologica del territorio ma anche integrati nella bellezza del paesaggio”.

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