“Sarei un bugiardo se dicessi che non è la mia speranza. È sicuramente quello che spero“, ha detto l’astronauta italiano Luca Parmitano rispondendo al pubblico che sul prato del Centro per Internazionale per le Scienze Astronomiche Gal Hassin di Isnello, piccolo borgo in provincia di Palermo, gli chiedeva se vorrebbe essere parte della missione Artemis che punta a riportare l’uomo sulla Luna.
Parmitano, che ha ricevuto oggi il Premio Gal Hassin 2022, ha dichiarato che dopo l’esperienza sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) dove “ho già passato 366 giorni” e “ho avuto l’onore di essere il comandante”, adesso il “progetto per la mia classe era di volare due volte sulla ISS con il volo di Andreas Mogensen che sarà completato l’anno prossimo, e si aprirà un nuovo capitolo che è quello della cooperazione internazionale sul progetto Artemis”.
“Sarò al lancio di Artemis”, previsto per il 29 agosto, “quindi l’idea è quella di cominciare a vagliare il ruolo nelle prossime missioni” e “se mi daranno un incarico di volo sulla missione Artemis che non prevede l’allunaggio sarò ben contento di poter dare il mio piccolissimo contributo a un grande progetto come riportare l’umanità sulla Luna“, ha aggiunto l’astronauta dell’ESA.
“Il mondo continuerà ad andare avanti nei prossimi secoli, continuerà ad esserci la vita, quello che mi fa parlare tutte le volte che posso è la presenza dell’umanità all’interno del nostro Pianeta e del ciclo di vita che conosciamo. Questo aspetto lo guardo con preoccupazione. Non soltanto per il processo anacronistico a cui stiamo assistendo che è la guerra. Parlare di guerra nel 21esimo secolo lo trovo anacronistico, soprattutto per chi come me ha collaborato con persone da tutte le parti del mondo. Dalla Russia alla Cina, dagli Stati uniti all’Ucraina. Lo spazio come tutte le materie scientifiche non viene limitato da alcun confine“, ha detto Parmitano rispondendo alle domande del pubblico dopo aver ricevuto il premio.
“Non sarei un astronauta se non fossi estremamente positivo e ottimista. Il modo in cui io guardo il futuro è togliere gli occhiali e guardare negli occhi il mio pubblico preferito, i bambini, che ancora si presentano con sguardo puro al futuro”, ha aggiunto l’astronauta parlando nel Centro sulle Madonie. “Tre settimane fa la mia collega Samantha Cristoforetti, un modello non solo per le donne, un modello per tutti noi, ha aperto a qualcosa che non era mai stato fatto prima, è stata la prima europea a fare un’attività extraveicolare e con i colleghi russi, con cui in questo momento c’è una fortissima tensione, comprensibilmente – ha proseguito – a dimostrare che gli individui sono individui e non si distinguono in base alla bandiera che hanno sulla spalla. E poi a dare un segno di speranza: esistono ancora ambiti come la scienza, la tecnologia, l’esplorazione in cui il sogno comune è talmente grande che accomuna tutti, non ci sono differenze di vedute o nel colore della propria divisa”. “Nello spazio, nel nostro lavoro, si arriva come astronauti, si lavora come equipaggio, dopo mesi di lavoro si ritorna come fratelli e sorelle. Il riscatto verrà proprio dal sogno comune dell’esplorazione, dal miglioramento, dall’evoluzione dell’umanità“, ha concluso.