Archeologia: scoperto un villaggio dell’anno Mille ad Altopascio | FOTO

I risultati dello scavo ai piedi dell'abbazia camaldolese di Badia Pozzeveri nella frazione di Altopascio
scavo archeologico altopascio
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Da oltre dieci anni, lo scavo archeologico di Badia Pozzeveri (Lucca) consegna alla collettività scientifica, e non solo, scoperte importanti. Si tratta di uno dei siti archeologici dedicati alle sepolture più interessanti e importanti d’Italia. Situato proprio ai piedi dell’abbazia camaldolese di Badia Pozzeveri, nella frazione di Altopascio, lo scavo, svolto su concessione ministeriale e organizzato dal Comune di Altopascio e dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa sotto la direzione scientifica del Dottor Antonio Fornaciari, è tornato a ospitare per due settimane gli studenti del master in antropologia scheletrica, forense e paleopatologia, promosso dall’Università di Pisa, che coinvolge anche studenti di Milano e Bologna. Una squadra di 14 persone si è concentrata su un settore dell’area cimiteriale che riporta sepolture precedenti alla costruzione dell’abbazia, tra 1000 e 1100. 

Secondo i ritrovamenti e gli studi condotti nello scavo, l’area dove oggi si trova l’antica abbazia camaldolese era molto probabilmente un villaggio, quasi sicuramente in legno, dedicato all’agricoltura già intorno all’anno Mille. “Studiare i resti delle sepolture – spiega Antonio Fornaciari – ci consente, in un modo del tutto nuovo e particolare, di ricostruire molto di ciò che era questa zona nell’antichità. Le caratteristiche di queste sepolture ritrovate sono simili a quelle degli ultimi anni di scavi, con tombe in piena terra e in alcuni casi, probabilmente, c’erano anche delle assi lignee: lo capiamo da come è cambiata la conformazione ossea. Nel settore scavato quest’anno abbiamo ritrovato delle preesistenze, cioè tracce di frequentazione antecedenti all’abbazia. Siamo sempre più convinti che tutta l’area fosse occupata da un villaggio di legno: un insediamento legato allo sfruttamento delle terre per l’agricoltura e le coltivazioni, probabilmente di proprietà del Marchese di Toscana”. 

“Seguendo il corso delle sepolture si capisce anche come sia cambiata la vocazione di questa zona: nelle fasi più antiche era sicuramente un’area fertile e quindi coltivata; poi, probabilmente anche con l’allargarsi del lago di Sesto, questa stessa zona diventa paludosa. È qui che inizia il suo percorso religioso, con l’obiettivo di rilanciarla attraverso la presenza stessa dell’abbazia. Cambia quindi lo sviluppo dell’area e cambia anche l’alimentazione – continua ancora Fornaciari -. Nella fase più recente delle sepolture, infatti, possiamo dire con sicurezza che le persone mangiassero miglio, quale vegetale che era diventato parte integrante della dieta alimentare di quel periodo. Miglio che, guarda caso, cresce e si adatta meglio anche per gli ambienti palustri”.  

Inoltre, studiando le sepolture ritrovate durante lo scavo, è possibile dire come tra l’XI e il XII secolo l’altezza media per un uomo fosse superiore a un metro e 70 centimetri: piuttosto alto per l’epoca. Nel secolo successivo, XIII, l’altezza media si abbassa: l’aumento demografico comporta la difficoltà nel reperire risorse alimentari, l’alimentazione diventa più povera e meno frequente. “Lo studio dei resti ossei consente di ristabilire con chiarezza tutto ciò – conclude Fornaciari -. C’è anche da dire che l’area, inizialmente, era un luogo di sepoltura dedicato ai ceti abbienti, successivamente ha accolto anche persone di ceti più bassi. Nella fase di abbandono del monastero, la zona diventa un accampamento militare (abbiamo trovato spade, pugnali); ci sono numerosi casi di ferite da arma bianca (mazza, bastone, spada) rimarginate, quindi curate. Abbiamo individuato sulle ossa anche tracce chiare di interventi medici importanti. Insomma, questo scavo archeologico da oltre 10 anni continua a raccontare storie preziose e fondamentali: storie che sempre più trovano interesse nel pubblico dei visitatori e dei turisti-pellegrini in cammino lungo la Via Francigena, come conferma il grande via-vai di viaggiatori che anche in queste settimane ha sostato all’abbazia di Badia Pozzeveri e ha visitato lo scavo archeologico”.  

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