Per domani, sabato 3 settembre, alle 20:17 (ora italiana) dal Kennedy Space Center in Florida è fissato il lancio di Artemis 1, la missione senza equipaggio che aprirà le porte al ritorno dell’uomo – insieme alla prima donna – sulla Luna. Artemis 1 è solo la prima delle nuove missioni della NASA – realizzate in collaborazione con l’Europa, attraverso l’ESA (Agenzia Spaziale Europea), e che vedono l’Italia con l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) in un ruolo importante – dirette al nostro satellite naturale. Dopo lo stop del 29 agosto scorso per un problema al motore 3 Rs25, la NASA, dunque, riprova a lanciare Artemis 1 e a dare il via alla nuova stagione lunare.
Dopo più di 50 anni dalle missioni Apollo, che hanno portato per la prima volta l’uomo sulla Luna, “adesso, con le missioni Artemis, torniamo sulla Luna per restarci, non per camminare solo sul suolo lunare”. Lo ha detto il CEO di Thales Alenia Space Italia, Massimo Comparini, in un’intervista ad Andreana d’Aquino per Adnkronos. “Riporteranno astronauti e astronaute sul nostro satellite naturale questa volta per lavorare sulla Luna nei prossimi anni, per costruire infrastrutture, per installare intorno alla Luna un vero e proprio laboratorio spaziale“, afferma Comparini.
“In questa partita non siamo spettatori, siamo protagonisti”, ha aggiunto Comparini, indicando all’Adnkronos il deciso cambio di passo dell’Europa, e dell’Italia, rispetto alle storiche missioni Apollo della NASA. “Se per le missioni Apollo siamo stati ‘rapiti’ dalla Luna ma solo spettatori, adesso – con la missioni lunari Artemis – l’Europa e l’Italia sono un partner importante, l’Italia è attore e protagonista di questa missione”. “E’ molto emozionante la missione Artemis 1 anche perché raccoglie anni di lavoro di migliaia di ingegneri, competenze altissime, persone: è una missione che per tutta l’umanità sarà significativa. E la cosa più importante è che, al di là di chi tornerà fisicamente sul suolo lunare, questa volta ci saranno anche astronauti europei”, aggiunge il top manager.
“‘Moon to Mars’ è lo slogan della NASA e parla chiaro: tornare sulla Luna per potere poi ‘aggredire’ la colonizzazione di Marte”. Tra gli obiettivi delle missioni Artemis, Comparini spiega infatti che serviranno ad insegnarci come “imparare a lavorare anche con risorse limitate” su altri pianeti. “E ciò significa, tra l’altro, imparare a usare più sistemi in un’ottica di sostenibilità che saranno strategici non solo nella colonizzazione del Pianeta Rosso ma soprattutto per tutelare la vita sul nostro pianeta Terra”. “Applicheremo sulla Terra, ad esempio, la tecnologia per colture a basso consumo di acqua e le missioni Artemis daranno così nuovi elementi tecnologici per la sostenibilità sulla Terra“, indica il top manager.
Con le missioni lunari del nuovo programma Artemis della NASA “impareremo a vivere in un altro mondo, in mondi che non saranno la nostra Terra”. E in questa prospettiva, Comparini spiega che “sulla Luna dovremmo imparare a costruire infrastrutture in luoghi dello spazio, a usare la regolite che compone il suolo lunare, a schermare i moduli pressurizzati in cui abiteranno i futuri abitanti della Luna”. Ma non solo. Il top manager sottolinea che “dovremo anche imparare a saper sfruttare le risorse della Luna per la sussistenza degli astronauti e delle astronaute, quindi dovremo trovare il modo di produrre localmente il cibo per le donne e gli uomini che colonizzeranno prima la Luna e poi, un giorno, anche Marte”. Insomma, “dovremmo imparare a vivere in un altro mondo” e non si parla di fantascienza, visto che Comparini stesso ricorda che “l’esplorazione continua e – con l’orizzonte al 2033 – si stanno già progettando oltre 10 missioni sulla Luna”. “E’ evidente che nei prossimi 5 anni vedremo i primi moduli sulla superficie della Luna, i primi elementi di quello che la NASA ha battezzato il ‘lunar foundation surface habitat’“, osserva inoltre Comparini, ribadendo che se “torniamo sulla Luna per lavorarci abbiamo bisogno del Lunar Gateway, la stazione in orbita cislunare“.
“Inoltre a Torino stiamo costruendo i primi tre moduli lunari”, scandisce il CEO di Thales Alenia Space Italia che parla di “know how dei moduli pressurizzati sfidante”. “Sono moduli – spiega Comparini – che evolvono garantendo una maggiore protezione dalla radiazioni e da impatti con micrometeoriti oltre a garantire una migliore abitabilità in vista delle lunghe missioni lunari degli astronauti”, insomma un passo avanti tecnologico rispetto all’uso degli attuali moduli della Stazione Spaziale Internazionale. “Pensiamo a moduli con criteri di maggior confort perché, anche se parliamo di ambienti piccoli, dobbiamo sempre pensare alla loro abitabilità. Tanto che al prossimo Iac-International Astronautical Congress di Parigi presenteremo con i ragazzi del Politecnico di Milano moduli che sono vera ‘architettura spaziale’. E anche qui capiremo come utilizzare queste tecnologie per missioni più lontane”, conclude Massimo Comparini.