Covid, rinviato a giudizio il presunto broker di vaccini: aveva proposto forniture ad alcune regioni

Dalle indagini, è emerso che nel gennaio 2021 il presunto broker si era dichiarato nelle condizioni di poter fornire i vaccini all'Umbria e ad altre regioni
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Tentata truffa, tentata sostituzione di persone ed esercizio abusivo della professione. Sono i reati ipotizzati contro il presunto broker che nel gennaio 2021 aveva proposto una fornitura di vaccini anti-Covid di una nota casa farmaceutica alla Regione Umbria e ad altre. Al termine di una complessa indagine, coordinata dalla procura di Perugia, infatti, l’uomo è stato rinviato a giudizio. Il processo comincerà davanti al giudice monocratico di Perugia il 23 gennaio 2023. 

L’indagine aveva anche richiesto lo svolgimento di una rogatoria internazionale in Svizzera, come si legge in un comunicato del Procuratore di Perugia Raffaele Cantone. Da essa era emerso che l’intermediario, residente in Sicilia, aveva proposto alla Regione di fornire una partita di vaccini in un momento storico in cui non era ancora partita la campagna vaccinale ed era particolarmente difficile reperire i prodotti sul mercato. I dirigenti umbri – riferisce ancora la nota – ritennero però “strana” la proposta e presentarono subito denuncia all’autorità giudiziaria. Le indagini svolte dai Carabinieri del Nas accertarono quindi che il soggetto aveva fatto la stessa proposta anche ad altre Regioni, ottenendo una disponibilità all’acquisto da parte di “almeno una” di esse. Secondo la Procura, la rogatoria ha però escluso che la società indicata come possibile venditrice dei vaccini fosse autorizzata alla loro esportazione.  

Dall’indagine, è emerso che il presunto broker si era dichiarato nelle condizioni di poter fornire i vaccini e in particolare aveva richiesto alla Regione una lettera d’intenti che avrebbe dovuto portare al successivo acquisto. L’uomo è stato già interrogato dai pm con i quali – ricorda ancora la Procura – ha negato di essersi mai qualificato quale rappresentante della casa farmaceutica e dichiarandosi mero “segnalatore” per conto di una società svizzera che avrebbe avuto la disponibilità dei vaccini.  

A seguito anche dell’avvio delle indagini, nessuno dei contatti avviati con le Regioni si è comunque poi tradotto in una concreta attività contrattuale. Secondo la Procura di Perugia, la rogatoria internazionale non ha confermato quanto dichiarato dall’indagato e soprattutto ha escluso che la società da lui indicata come possibile venditrice dei vaccini fosse autorizzata.  

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