Con i costi dell’energia che hanno raggiunto livelli insostenibili, in Italia si torna a parlare di geotermia. In particolare, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sta conducendo, insieme al Dipartimento Regionale dell’Energia della Regione Sicilia, uno studio sulle potenzialità geotermiche delle Eolie.
Di questo, ha parlato Francesca Bianco, da agosto responsabile del Dipartimento vulcani dell’INGV. “Stiamo studiando in maniera approfondita la possibilità di dare il via libera a sistemi geotermici sui vulcani siciliani, in particolare nelle isole Eolie. Naturalmente noi valutiamo dal punto di vista fisico e chimico le caratteristiche delle aree, poi saranno altri a esprimersi sulla sfruttabilità geotermica”, ha detto Bianco a Napoli.
“In Italia, c’è da molti anni un impianto geotermico in Toscana, dove però esiste un sistema stabile e non dinamico come, ad esempio, quello dei Campi Flegrei. In Sicilia dobbiamo capire se possa esistere un serbatoio geotermico che sia una fonte energetica sfruttabile. Per costruire un impianto geotermico bisogna sapere cosa c’è sotto i nostri piedi, e quindi capire se in quei vulcani ci sono le condizioni fisico-chimiche adatte“, spiega Bianco. –. È una delle strade su cui l’Italia può muoversi in futuro”.
L’esperta dell’INGV ha diretto fino a poco fa l’Osservatorio vesuviano di Napoli: “negli anni scorsi abbiamo studiato anche i Campi Flegrei, e lì i risultati hanno portato a escludere la chance della geotermia. Lì il sistema è in pressione, con alta temperatura nella circolazione dei fluidi. L’infrastruttura di acquisizione di energia creerebbe sismicità, modificando i fluidi in profondità”. Fenomeni che tra l’altro comprometterebbero anche le osservazioni scientifiche in corso sui Campi Flegrei, dove da mesi è in atto uno sciame sismico collegato alla ripresa del bradisismo. L’INGV intende installare nei prossimi mesi un cavo sottomarino per rendere ancora più accurato lo studio dell’area.