Maltempo, Senigallia devastata: condominio tra acqua e fango, ‘servono idrovore’

Dopo cinque giorni dall'esondazione del fiume Misa, a Senigallia, c'è chi ancora ha la casa invasa dall'acqua, mobili distrutti e pertinenze allagate e piene di fango
MeteoWeb

Sono trascorsi cinque giorni dall’esondazione del fiume Misa, a Senigallia. L’evento ha causato 11 morti e danni ingenti in tutto il comprensorio, ma ancora non è finita. C’è infatti chi ha ancora la casa invasa dall’acqua, pertinenze piene di fango e montagne di rifiuti e vegetazione trasportati dal fiume. Le abitazioni, inoltre, sono piene di mobili inservibili.

Servono idrovore, bobcat, ruspe per liberare le nostre case“. E’ questo l’appello lanciato dai residenti di un condominio che ospita 16 famiglie al civico 108 sulla provinciale Corinaldese, tra Senigallia e Brugnetto. La sera dell’alluvione hanno avuto le case allagate all’ora di cena ed erano stati costretti a rifugiarsi ai piani superiori. Alcuni di loro avevano trasportato in braccio persone anziane tra acqua e fango. Qualche ora dopo erano stati evacuati dai vigili del fuoco con gommoni da rafting.

alluvione marche senigallia

Intorno al condominio la situazione è disperata e i residenti temono di non poter più vivere in quella zona per paura di altre calamità. Quasi mezzo metro di fango da un lato della casa, dove i residenti hanno costruito una passerella tra la recinzione e una tettoia sopraelevata per approntare un rifugio di fortuna per mangiare insieme. Con l’aiuto di volontari e Angeli del fango, ora anche dei soccorritori, stanno tentando di liberare l’abitazione: una montagna di rifiuti mobili e detriti ammassata fino a due metri di altezza nella parte posteriore dell’edificio.

L’acqua ha invaso subito la casa, racconta Elida: “ho tre figli di 16, 14 e 9 anni. Il più piccolo l’ho preso dal letto e siamo andati subito sui piani superiori, non sapevamo più che fare. Mio marito ha un’azienda edile, la sede si trova vicino all’autostrada e anche questa è stata danneggiata. Con quella azienda abbiamo sempre mangiato, Non so come faremo“.

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