Nessuno sa esattamente cosa stia accadendo in queste ore nelle profondità del mar Baltico, ma l’unica certezza è che da ieri sera lungo il gasdotto Nord Stream che porta il gas dalla Russia all’Europa si sono aperte tre falle che hanno provocato sensibili cali di pressione e un’enorme perdita di gas nelle acque del Baltico.
Arrivano adesso le prime immagini dal luogo del misterioso incidente: l’esercito danese ha infatti diffuso un breve il filmato della fuga di gas sul Nord Stream. La larghezza del cerchio è di diverse centinaia di metri.
Sulle cause dell’incidente ci sono ipotesi e congetture: attacchi terroristici, sabotaggi, provocazioni in un vortice di accuse, sospetti e polemiche internazionali. Con il risultato di veder schizzare in alto il prezzo del gas del 9,8% a 191 euro al MWh ad Amsterdam, mentre i danni alle pipeline vengono definiti “senza precedenti” dallo stesso operatore di Nord Stream. Già ieri sera le autorità danesi avevano parlato di una “pericolosa” fuoriuscita di gas disponendo immediatamente un divieto di navigazione e di sorvolo in un’area a sud dell’isola danese di Bornholm, a nord-est e a sud-est della quale sono state rilevate le perdite, come si può vedere nei tre puntini neri dell’immagine:
I gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 attraversano entrambi il Mar Baltico per trasportare il gas naturale dalla Russia alla Germania, e oggi sia le autorità di sicurezza tedesche che quelle danesi hanno avviato approfondite indagine: sarà un caso, ma tutto questo accade mentre è prevista l’inaugurazione di una nuova pipeline per rendere la Polonia e altri Paesi europei meno dipendenti dal gas russo, la Baltic Pipe. In conseguenza dell’attacco della Russia all’Ucraina, sia per il “congelamento” di Nord Stream 2 imposto e poi per la chiusura dei rubinetti di Nord Stream 1 da parte di Mosca, nessuno dei due gasdotti trasporta attualmente gas naturale verso l’Europa: tuttavia, entrambe le pipeline risultano piene. Materia incandescente, che ha scatenato immediatamente il meccanismo delle accuse reciproche.
Perdita di gas dal gasdotto Nord Stream: Svezia e Danimarca convocano l’unità di crisi
La Danimarca e la Svezia hanno convocato delle unità di crisi in seguito ai danni subiti dal gasdotto Nord Stream sotto il Mar Baltico. A quanto riferisce il quotidiano svedese Aftonbladet, la struttura coinvolge diversi ministeri, come ha dichiarato la titolare del dicastero agli Esteri Anne Linde, la quale è in stretto contatto con il suo omologo danese, Jeppe Kofod. Alla domanda su cosa sia successo esattamente, Linde ha risposto: “Non voglio fare ipotesi. Bisogna essere certi di cosa sia successo e di come questo influisca sulla nostra sicurezza“. Anche nella vicina Danimarca, i rappresentanti di diverse autorità si sono riuniti presso lo staff operativo nazionale – che di solito viene convocato in caso di grandi crisi, disastri e attacchi terroristici per garantire la cooperazione tra le autorità – per discutere su come procedere con le perdite nei gasdotti Nord Stream.
Le ipotesi sulle perdite di gas
La Germania ipotizza degli “attacchi” ai gasdotti – come delle fonti hanno rivelato al quotidiano Tagesspiegel – tanto che al governo federale guidato da Olaf Scholz si ritiene che questi danneggiamenti alle pipeline “non siano un caso“. In termini non troppo dissimili si è espressa la premier danese Matte Frederiksen: “Difficile immaginare che si tratti di perdite accidentali“. A seguire, la presa di posizione dello stesso Cremlino che oltre a dirsi “estremamente preoccupato“, afferma – per bocca del portavoce Dmitry Peskov – di non escludere “nessuna opzione“, tra cui “il sabotaggio“. Speculare e opposta la reazione che arriva dalla Polonia: “Purtroppo il nostro vicino a est persegue costantemente una politica aggressiva“, ha attaccato il viceministro agli Esteri polacco Marcin Przydacz a Varsavia, aggiungendo che se la Russia “è in grado di mettere in atto un’aggressione all’Ucraina, è chiaro che non si possono escludere provocazioni che si riguardino l’Europa occidentale“. E di “sabotaggio” parla esplicitamente, ma puntando appunto il dito contro Mosca, il premier polacco Mateusz Morawiecki: “Non conosciamo i dettagli, ma vediamo chiaramente che siamo di fronte ad un atto di sabotaggio“. Intervenendo alla presentazione del gasdotto Baltic Pipe, Morawiecki ha incalzato: “Probabilmente siamo ad una nuova tappa di un’escalation, come accade anche in Ucraina“.
L’accusa dell’Ucraina: “attacco terroristico della Russia all’Europa”
“La ‘fuga di gas’ dal Nord Stream 1 non è altro che un attacco terroristico pianificato dalla Russia e un atto di aggressione nei confronti dell’Ue. La Russia vuole destabilizzare la situazione economica in Europa e provocare il panico pre-inverno“. Lo scrive su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “La migliore risposta e investimento per la sicurezza” è fornire “carri armati all’Ucraina. Soprattutto quelli tedeschi…“, aggiunge.
I gasdotti tra Russia ed Europa, una storia tormentata
Negli anni passati il governo polacco aveva espresso la ferma contrarietà alla realizzazione del progetto Nord Stream 2, originariamente volto a moltiplicare il flusso di gas dalla Russia all’Europa, ed in particolare alla Germania, con l’argomento che la dipendenza energetica sarebbe stata usata dal Cremlino come uno strumento di pressione politica. Stesso argomento, peraltro, ribadito con forza negli anni da Washington e da Parigi, motivo per cui sul tema Nord Stream si sono registrate non poche tensioni con Berlino.
L’anno scorso i lavori per la realizzazione di Nord Stream 2 erano portati a termine, ma la Germania non ha mai dato il via libera alla sua messa in funzione, proprio a causa dell’invasione russa. Intanto l’Agenzia federale tedesca che gestisce la rete energetica ha messo le mani avanti dichiarando che non vi sarebbero state conseguenze sulla sicurezza energetica. Nondimeno, si aggiunge nella nota, “stiamo cercando di fare luce” insieme al ministero per l’Economia sulle falle alle pipeline, ma “attualmente non conosciamo ancora le cause” della perdita di pressione. Le autorità danesi hanno annunciato lunedì la scoperta di una perdita nel gasdotto Nord Stream 2, che finora non è stato utilizzato per importare gas russo. In seguito sono stati informati di un forte calo di pressione sul gasdotto Nord Stream 1, che fino a poco tempo fa era una delle principali fonti di gas per la Germania. Per intanto la società Nord Stream Ag riferisce che “non è chiaro quando il sistema torni ad essere funzionante“, e spiega che le due falle del primo gasdotto “sono molto vicine una all’altra“, anche se si trovano “una nella zona economica svedese e una nella zona economica danese“. E’ sempre Frederiksen a tirare le somme dal punto di vista politico della vicenda: il danno ai gasdotti del Baltico “dimostra che vi è la necessità di una maggiore sicurezza energetica in Europa“.