La pressione alta può causare osteoporosi precoce: lo studio

Esiste una correlazione tra pressione alta e osteoporosi? Un team di ricercatori ha scoperto che tra le cause dell'invecchiamento precoce delle ossa c'è proprio l'ipertensione
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La pressione alta potrebbe causare negli individui che ne soffrono un rapido invecchiamento delle ossa. Lo rivela uno studio, presentato alla conferenza Hypertension Scientific Sessions 2022 dell’American Heart Association, condotto dagli scienziati della Vanderbilt University di Nashville. L’equipe di ricercatori che ha preso in esame le possibile conseguenze dell’ipertensione, guidata da Elizabeth Maria Hennen, ha utilizzato un modello murino per valutare la correlazione tra pressione alta e osteoporosi.

Il midollo osseo – spiegano gli autori – è il luogo in cui vengono prodotte le cellule delle nuove ossa e le cellule immunitarie. Sospettiamo che la presenza di cellule immunitarie pro-infiammatorie nel midollo osseo possano causare danni all’osso e renderlo più debole“. Comprendere come l’ipertensione possa influenzare lo sviluppo di problemi come l’osteoporosi potrebbe aiutarci nel mitigare il rischio di queste condizioni cliniche e proteggere le persone dalle complicazioni dei sistemi ossei associate all’età.

I ricercatori hanno confrontato la salute ossea, intesa come una combinazione di forza e densità dell’osso, in topi giovani caratterizzati da ipertensione indotta e di esemplari più anziani ma non associati a ipertensione. Stando a quanto emerge dall’indagine, gli animali più giovani ma ipertesi mostravano una riduzione del 24 per cento nella frazione di volume osseo, una riduzione del 18 per cento nello spessore dell’osso trabecolare spugnoso situato all’estremità delle ossa lunghe, come femori e colonna vertebrale e una riduzione del 34 per cento nella forza dello scheletro.

Questo lavoro – osserva Hennen – suggerisce che l’ipertensione in giovane età favorisce l’invecchiamento delle ossa. In questi esemplari abbiamo osservato un aumento delle cellule immunitarie attive. I nostri risultati potrebbero aprire la strada a nuovi approcci volti a prevenire l’osteoporosi nei giovani adulti. Nei prossimi step sarà necessario valutare l’esistenza di questo legame anche negli esseri umani“.

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