L’adattamento del corpo ad alta quota, dall’Italia all’Everest: “un viaggio sportivo e scientifico”

Un Progetto Internazionale, al via il 20 ottobre, studierà gli adattamenti fisiologici all'alta quota
MeteoWeb

Sta per partire il Progetto Internazionale “Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022“: dal 20 ottobre all’8 novembre 2022 impegnerà un gruppo di 22 italiani, uomini e donne, di età compresa tra i 20 e i 60 anni, ed è seguito e supportato dall’agenzia Dire. Dopo un anno di preparazione fisica e mentale, il gruppo dovrà arrivare alla base dell’Everest presso la Piramide di Desio, osservatorio e laboratorio internazionale a 5000 m di quota.

Il progetto studierà gli adattamenti fisiologici all’alta quota: indagherà sui vari aspetti della fisiologia umana e farà un confronto delle risposte adattative, tra le popolazioni caucasiche e quelle dei nativi nepalesi di differenti etnie compresa quella degli Sherpa.

Gli obiettivi del progetto sono rilevare, registrare e studiare, durante le varie tappe del viaggio, i parametri fisiologici e clinici, le performance fisiche individuali e l’impatto psicologico che un viaggio del genere può avere su sportivi a livello non agonistico.

Per capire come una sportiva si prepara fisicamente a scalare l’Everest l’agenzia di stampa Dire, che supporta e segue il progetto, ha intervistato la dottoressa Federica Romano, avvocato a Roma e maratoneta. “Più che un viaggio è una sfida personale. Credo di essere l’interprete del sentimento di tutte le donne e gli uomini che parteciperanno con me a questa spedizione. Un vero e proprio sogno per chi ama la montagna. Ma oltre alla passione ci vuole una adeguata preparazione fisica e uno stato di salute ottimale visto che si tratta di un viaggio dal duplice obiettivo: sportivo ma soprattutto scientifico,” ha dichiarato all’agenzia di stampa Dire. “E’ la prima esperienza per me ad alta quota: certo ogni estate trascorro le mie vacanze in montagna ma è una esperienza di trekking diversa. Amo correre (soprattutto le maratone) e da poco mi sono approcciata al triathlon, per cui l’allenamento fisico – muscolare e cardiovascolare – per me è pane quotidiano. Credo di avere una buona resistenza muscolare ma non per questo non vivo momenti di cedimento, del tipo ‘chi me lo ha fatto fare’. Questa nuova esperienza di montagna però è decisamente diversa: non so cosa mi aspetta e non conosco gli altri 22 componenti della spedizione, ma non vedo l’ora di partire. In caso di sconforto? Mi tranquillizza l’idea che potrò contare su un supporto psicologico e sulla bellezza della natura che mi circonderà“. “Per natura non mi intimidisce nulla e voglio provare ad andare costantemente oltre i miei limiti. Da sportiva mi piace ‘alzare’ l’asticella insomma cerco di andare sempre lontano dalla mia zona di comfort. Anche per questo durante la spedizione pubblicherò per la prima volta, ogni sera dal Campo Base un ‘diario di bordo’, per raccontare come è andata la giornata, le emozioni e anche le difficoltà provate e vinte insieme al gruppo“.

Condividi