Il presidente cinese, Xi Jinping, si assicura un terzo, storico, mandato da segretario generale del Partito Comunista Cinese e promuove i suoi alleati più stretti al vertice del partito, il Comitato Permanente del Politburo. Si conclude così la settimana politica cinese scandita dal ventesimo Congresso del Pcc. I nuovi alti dirigenti politici cinesi, con in testa lo stesso Xi, si sono presentati davanti alle telecamere dei media stranieri e cinesi alla Grande Sala del Popolo, su piazza Tiananmen, al termine della prima sessione plenaria del Comitato Centrale emerso dal Congresso.
Con la rielezione di oggi, Xi rompe con la tradizione del doppio mandato alla guida del partito, a cui si erano attenuti i suoi due predecessori, Jiang Zemin e Hu Jintao, e si conferma come il leader più potente dai tempi di Mao Zedong. Xi è da ieri “nucleo” dell’intero partito, in virtù di una modifica alla Costituzione del Pcc, e il suo pensiero è la “guida” di tutti i 96 milioni di iscritti. Xi rinsalda quindi la sua leadership, che appare ormai incontrastata, nonostante la frenata della crescita, il protrarsi delle restrizioni anti-pandemiche e il deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti e l’Occidente, inasprito dagli stretti legami con la Russia di Vladimir Putin. Nell’ordine di apparizione, con Xi al centro dei sette, in seconda posizione si trova Li Qiang, segretario del partito di Shanghai, che appare candidato a sostituire il primo ministro uscente, Li Keqiang, nella primavera prossima, quando verranno rinnovate le cariche statali. Anche in questo caso c’è una rottura con la tradizione: Li andrebbe a ricoprire la carica senza avere avuto esperienza come vice premier.
In terza posizione compare, invece, l’ex zar anti-corruzione, Zhao Leji, che scala quindi tre posizioni nell’organigramma del potere cinese e comincia un secondo mandato nel Comitato Permanente del Politburo. Riconfermato anche l’ideologo del neo-autoritarismo, Wang Huning, in quarta posizione nell’organigramma del partito. L’arrivo al vertice del segretario del partito di Pechino, Cai Qi, è forse l’unica, parziale, sorpresa del nuovo Comitato Permanente: Cai era considerato in corsa per un posto di vertice al diciannovesimo Congresso del 2017, ma non era riuscito nell’ascesa, e il suo nome non veniva indicato nelle indiscrezioni degli ultimi giorni. Cai è a capo della segreteria centrale del partito, ruolo fino a oggi ricoperto da Wang Huning. Concludono l’elenco dei nuovi leader Li Xi, indicato nel comunicato finale del primo plenum come nuovo segretario della Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare, l’organo che indaga sui funzionari corrotti, e Ding Xuexiang, il più giovane, con i suoi 60 anni, fino a oggi a capo dell’Ufficio Generale del partito. Con l’esclusione di Xi, 69 anni compiuti a giugno, i nuovi leader del Pcc sono nati tutti tra il 1955 (Wang Huning e Cai Qi i più anziani) e il 1962, Ding Xuexiang: non appare, quindi, all’orizzonte nessun delfino.
Non c’è spazio nella nuova leadership per chi non è pienamente allineato: il caso più evidente è quello del vice premier Hu Chunhua – pupillo dell’ex presidente cinese Hu Jintao – il cui nome non compare nella composizione del nuovo Politburo, di cui ha fatto parte fino a oggi. Una retrocessione, la sua, al Comitato Centrale del partito, che giunge all’indomani della controversa uscita di scena dal Congresso dell’ex presidente cinese, spiegata (solo in inglese e solo su Twitter, oscurato dalla censura in Cina) con un malessere dell’anziano leader. Parziale ricambio anche ai vertici delle Forze Armate: Xi Jinping è stato riconfermato, secondo ogni pronostico, presidente della Commissione Militare Centrale, affiancato dell’alleato Zhang Youxia, mentre l’altro numero due dell’esercito è He Weidong. Confermata, invece, la promozione nel Politburo del ministro degli Esteri, Wang Yi, nonostante i 69 anni compiuti proprio durante il Congresso, età per la quale era previsto, fino a oggi, il ritiro dalle cariche pubbliche: un avanzamento, il suo, che segnala il proseguimento della linea assertiva in politica estera.
Nessuna donna nel Politburo dopo 25 anni
Il nuovo Politburo eletto dal XX Comitato centrale del Partito comunista cinese è tutto maschile: per la prima volta in 25 anni, non ci sono ‘compagne’ a farne parte. L’organismo, che è uno di vertice del Pcc, aveva in quello precedente la vicepremier Sun Chunlan, ritiratasi ora per limiti d’età, inviata negli ultimi anni a gestire sul campo le crisi legate alla pandemia del Covid-19. Tutti i 25 membri del Politburo, inoltre, sono di etnia Han, quella maggioritaria nel Paese, sfiorando il 90% in base all’ultimo censimento del 2020. Tra i nuovi componenti, figura Wang Yi, il ministro degli Esteri che ha fatto il suo ingresso malgrado abbia 69 anni, oltre il limite tradizionale a quota 67 per poter avere incarichi pubblici. Wang sostituirà Yang Jiechi, non rieletto nel Comitato centrale e ultrasettantenne, salendo così alla guida della diplomazia del partito. Negli ultimi mesi i diplomatici asiatici gli hanno affibbiato il soprannome di ‘Cao cao’, il nome di un celebre statista cinese, in onore delle sue abilità diplomatiche e portavoce nel mondo del presidente Xi Jinping. La sua designazione è un indicatore della continuità della politica estera. Infine, Hu Chunhua, già nel Politburo uscente, non è stato confermato in quello attuale. Hu, 59 anni, è forse l’ultimo rappresentante di peso della Lega della gioventù comunista, di cui l’ex presidente Hu Jintao era il punto di riferimento. Era considerato alla vigilia un possibile candidato per il Comitato permanente del Politburo, ma con la sua esclusione Xi ha eliminato qualsiasi opposizione interna.
Le prime parole di Xi: “la Cina continuerà ad aprirsi, nessuno può chiudersi”
La Cina continuerà “ad aprirsi, perché nessuno può chiudersi“. Lo ha detto il presidente Xi Jinping, incontrando i media locali e internazionali. “Proprio come la Cina non può svilupparsi isolata dal mondo, il mondo ha bisogno della Cina per il suo sviluppo“, ha aggiunto Xi, ricordando che “attraverso oltre 40 anni di incessanti riforme e aperture, abbiamo creato i due miracoli di una rapida crescita economica e di una stabilità sociale di lungo termine“. L’economia cinese “ha grande resilienza e potenziale. I suoi solidi fondamentali non cambieranno e rimarrà su una traiettoria positiva nel lungo periodo. La Cina aprirà le sue porte sempre di più. Saremo risoluti nell’approfondire la riforma e l’apertura su tutta la linea e nel perseguire uno sviluppo di alta qualità“. La Cina, in altri termini, “creerà molte più opportunità per il mondo“.
Putin e Kim si congratulano con Xi
Il presidente russo Vladimir Putin si congratula con Xi Jinping per il suo terzo mandato alla guida del Partito comunista cinese e spera di rafforzare la cooperazione con Pechino. Lo rende noto il Cremlino. “Sarò felice di proseguire il nostro dialogo costruttivo e il nostro stretto lavoro comune volto a rafforzare le relazioni di partenariato globale e di cooperazione strategica tra i nostri Stati“, ha sottolineato Putin in un comunicato diffuso dal Cremlino, augurando al leader cinese “nuovi successi, una salute robusta e prosperità“.
Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha inviato le sue “più calorose congratulazioni” in un messaggio al presidente cinese Xi Jinping per il terzo e inedito mandato di fila appena ottenuto alla guida del Partito comunista. “Per favore, accetta le mie più calorose congratulazioni per la lieta notizia sull’elezione a nuovo segretario generale del Comitato centrale del Pcc“, si legge nel messaggio di Kim rilanciato dalla Kcna. “Io, insieme a te, darò forma a un futuro ancora più bello delle relazioni tra Corea del Nord e Cina, soddisfacendo la domanda dei tempi“, ha aggiunto il leader supremo