Il Governo Meloni ha già dato una svolta alla gestione della pandemia, decidendo di fermare le sanzioni per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, di eliminare il bollettino quotidiano e di reintegrare medici e infermieri che erano stati sospesi perché non vaccinati, seguendo la linea tracciata in campagna elettorale. Ma c’è chi continua a rimanere legato a restrizioni, obblighi e “linea dura” anche ora che la situazione è notevolmente migliorata e nonostante le gravissime violazioni dei diritti dei cittadini subite nel corso degli anni di pandemia.
Sono un esempio le parole di Daniela Ruffino di Azione. “C’è un aspetto preoccupante da non sottovalutare nella proposta del Mef di sospendere fino al 30 giugno l’irrogazione della sanzione nei casi di inadempimento dell’obbligo vaccinale. Si tratta appunto del criterio dell’obbligo, che una volta messo in discussione viene indebolito anche per le future vaccinazioni. Non sia mai di trovarci di fronte a una nuova ondata di Covid o, peggio, a un nuovo e più micidiale virus, le autorità pubbliche si ritroveranno con un’arma spuntata sapendo che l’obbligatorietà del vaccino può essere impugnata in qualsiasi momento”, sostiene Ruffino in una nota.
“Ha sbagliato il Presidente del Consiglio – spiega – a revocare in dubbio le decisioni prese dalle autorità sanitarie. La politica che si immischia nella scienza e pretende di indirizzarla, non rende un buon servizio alla scienza ed espone a rischi gravissimi la popolazione. La scienza non è una religione, ha detto il Presidente Meloni. No, io credo che la scienza sia qualcosa di più. Se la religione si basa sui dogmi e chiunque può metterli in dubbio, la scienza si fonda sulle evidenze scientifiche e contestare un dato oggettivo significa manipolarlo per fini che nulla hanno a che vedere con la scienza. La religione è la scienza dell’al di là, la scienza è in qualche modo una laica religione dell’al di qua”, conclude.