Crisanti: “rinuncio allo stipendio da senatore, ma l’Asl deve pagarmi come fossi in servizio”

Andrea Crisanti, di recente eletto senatore tra le fila del PD, ha deciso di rinunciare allo stipendio da senatore me pretende quello da medico, sebbene non presterà servizio
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Il virologo Andrea Crisanti, tra gli esperti in prima linea nell’emergenza Covid, ha rinunciato al compenso da parlamentare. Il direttore di Microbiologia a Padova, ora anche senatore eletto all’estero con il Pd, ha optato “per lo stipendio d’origine, composto dall’attività con l’Università di Padova e con l’Azienda ospedaliera“. Lo scienziato ha spiega le proprie motivazioni in un’intervista a ‘La Repubblica‘, in cui replica alle polemiche precisando che si tratta di “una questione di contributi previdenziali, di continuità nel versamento. Me l’hanno consigliato in Senato. Del resto lo fanno molti magistrati“.

Il medico ha assicurato che, rispetto agli 11-14mila euro dello stipendio da senatore, il salario di partenza “non cambia molto come importo, ma per la pensione conveniva. E’ una cosa consentita dalla legge“. Alla domanda sul suo reddito annuo di 203mila euro, Crisanti risponde che “ricopro una posizione apicale sia all’Università che in Azienda ospedaliera. La mia classe di stipendio è elevata perché fui chiamato come professore di ‘chiara fama’, poi ho l’indennità di direzione di Dipartimento, di Unità complessa e di Malattie infettive. La somma è interessante, ma non sono stato lì a contare le centinaia di euro. E’ solo una questione legata alla pensione“.

Al reddito annuo si aggiungono 30mila euro di rimborsi da parlamentare. “Ne ho diritto“, puntualizza il virologo. E sul caso il mondo politico si divide. C’è chi sostiene che la scelta di Crisanti dipenda dal fatto che così non dovrà versare i contributi al Pd. Ma lui precisa: “è una menzogna: il contributo lo verserò certamente, sia quello regionale che quello nazionale”.

L’Azienda ospedaliera di Padova dice che non pagherà lo stipendio visto che Crisanti non presterà servizio. Ma “la legge parla chiaro – fa notare il virologo – Io ho diritto a percepire lo stipendio che prendevo un mese fa. Non c’è discrezionalità. Poi, se a qualcuno scoccia, questo è un altro paio di maniche. Pensavano di liberarsi di me, si sbagliavano. La mia è un’aspettativa parlamentare e ha altre caratteristiche rispetto all’aspettativa comune. E’ disciplinata dal decreto legislativo 165 del 2001, articolo 68“.

Per Crisanti, in forze come virologo anche all’Imperial College di Londra, “il problema è che qualcuno guarda sempre all’aspetto malizioso. Io ho fatto quello che mi è consentito fare. Sono ancora, a tutti gli effetti, un professore dell’Università di Padova e un dirigente dell’Azienda ospedaliera, piaccia o non piaccia“. “Faccio il parlamentare – conclude il neo senatore – E’ un servizio per il Paese ed è pure impegnativo. Quanto alle malelingue, pazienza: ho le spalle grosse“.

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