La scorsa settimana su MeteoWeb abbiamo pubblicato le dichiarazioni con cui Jeff Currie, analista della Goldman Sachs, smontava il paradigma delle energie rinnovabili su cui i Paesi occidentali hanno investito “3,8 trilioni di dollari” in incentivi negli ultimi dieci anni coprendo, con questa cifra enorme, soltanto l’1% di fabbisogno energetico decennale. Oggi, con il caro bollette che sta letteralmente distruggendo il tessuto socio-economico del Paese, il tema dei costi e degli approvvigionamenti energetici è sempre più attuale così abbiamo intervistato il professor Franco Battaglia, autore, tra gli altri libri, di “L’illusione dell’energia dal Sole” (2007), “Energia nucleare? Sì, per favore” (2011) e “Non c’è alcuna emergenza climatica” (2021), tutti editi da 21mo Secolo Editore.
Quando chiediamo al prof. come mai le bollette sono alle stelle nonostante i massicci investimenti degli ultimi 20 anni nelle energie rinnovabili, lui quasi salta dalla sedia e ci incalza: “nonostante? Le bollette sono alle stelle proprio per colpa di quei folli investimenti!“. Quasi increduli, a maggior ragione viste le continue dichiarazioni quotidiane di gran parte delle autorità pubbliche occidentali sulla necessità di incrementare ulteriormente gli investimenti nelle rinnovabili per uscire dalla crisi, chiediamo al professore ulteriore chiarezza su questa situazione. E la sua risposta è molto chiara: “siamo in questa situazione proprio per colpa delle politiche italiane ed europee di incentivi alle rinnovabili fotovoltaico ed eolico, ed era uno scenario talmente tanto prevedibile che infatti era stato previsto. Io nel 2007, quindi parliamo di 15 anni fa, pubblicavo un libricino intitolato “L’illusione dell’energia dal sole” e già allora scrivevo che quella del fotovoltaico era soltanto una grande illusione. Poi nel 2012 sono stato invitato a Bruxelles per una conferenza all’Europarlamento dove ho tenuto una relazione dal titolo “Soaring energy bills: a failure of the Eu?“, cioè “Bollette energetiche in aumento, un fallimento delle politiche Europee?” ove il punto interrogativo finale era soltanto di cortesia. Quel documento è agli atti e spiegavo, dieci anni fa, che le politiche energetiche europee avrebbero fatto aumentare i costi dell’energia. C’era stato Fukushima da poco e, come l’Italia con il referendum, anche la Germania aveva annunciato l’intenzione di uscire dal nucleare. Io evidenziavo che se la Germania avesse persistito in quella decisione avrebbe dovuto aumentare il contributo del carbone o le importazioni di gas. Infatti negli anni successivi a quella scelta, ha eccezionalmente incrementato le importazioni di gas legandosi alla Russia. Quello che sta succedendo oggi l’avevo previsto dieci anni fa, e anche prima, e la guerra in Ucraina non c’entra quasi niente“.
Qual è, quindi, la reale causa di questa disastrosa crisi energetica?
“Le bollette stanno aumentando così tanto come conseguenza delle politiche energetiche fallimentari che per venti anni hanno puntato tutto, con incentivi giganteschi, su eolico e fotovoltaico. Eolico e fotovoltaico, però, sono tecnologie perdenti per quanto riguarda la generazione di elettricità. Basti pensare che il fotovoltaico non funziona quando il sole non brilla, e l’eolico non funziona se il vento non soffia, ma il picco di assorbimento elettrico lo abbiamo alle 7 della sera, quando, appunto, il sole non brilla. Né è detto che il vento soffi come vorremmo. Quindi dobbiamo e dovremo sempre avere a disposizione tutti gli impianti di produzione di energia convenzionali che sono idroelettrico, nucleare, carbone o gas, le uniche tecnologie in grado di garantire la fornitura di energia elettrica a domanda. Gli impianti fotovoltaici, al contrario, sono inutili: non c’è motivo di averli in aggiunta agli impianti convenzionali, che dobbiamo avere inevitabilmente e in ogni caso non possono essere sostituiti“.
Non potremmo utilizzare fotovoltaico ed eolico almeno quando sole e vento consentono di produrre energia, almeno per risparmiare le materie prime delle fonti tradizionali e quindi uranio, gas o carbone?
“Questa è un’osservazione legittima in linea teorica, ma insostenibile in linea pratica. Le faccio l’esempio dei nostri mezzi di locomozione: un po’ tutti noi abbiamo sia l’automobile che la bicicletta. Ma la bicicletta ce l’abbiamo per poterla usare quando non piove, quando non dobbiamo andare lontano, quando non dobbiamo fare salite ripide, quando non ci fa male la schiena, quando non abbiamo problemi di fatica e sudore, quando siamo da soli, insomma, la usiamo solo se e quando ci va come mezzo alternativo rispetto alla macchina che è invece insostituibile se dobbiamo accompagnare il bambino a scuola o all’asilo, se dobbiamo fare un viaggio di decine di chilometri, se dobbiamo arrivare a destinazione asciutti sotto la pioggia o sotto il sole di agosto, quindi senza bagnarci e senza sudare. Insomma, usiamo la bicicletta al posto della macchina soltanto in alcune occasioni ma senza sostituire la macchina. E facciamo così perché l’auto costa 20.000 e la bicicletta 200. Ma se la bicicletta costasse 200.000, o anche solo 20.000, ce ne guarderemmo bene. Ora, eolico e fotovoltaico sono le biciclette dell’energia rispetto a nucleare, carbone e gas che invece corrispondono all’automobile, solo che sono biciclette che costano 200.000 a fronte di auto che costano 20.000”.
Davvero i pannelli solari costano così tanto?
“Basta guardare i numeri: in Italia abbiamo 24 giga watt di fotovoltaico installato, che però produce soltanto 3 giga watt (cioè 3 giga watt-anno all’anno) pari all’8% del consumo elettrico italiano, perché i pannelli solari producono solo quando c’è il sole. Ma quanto sono costati questi impianti? L’articolo 119 della legge sul Super bonus paga il fotovoltaico 2.400€ a kilowatt. Vuol dire che per installare 8 giga watt bisogna spendere 20 miliardi di euro. Ma 8 giga watt installati producono soltanto 1 giga watt di energia, quindi noi con il fotovoltaico spendiamo 20 miliardi di euro per impianti che producono 1 giga watt. Insomma, quei 3 GW ci sono costati 60 miliardi. Ma con 60 miliardi noi potremmo installare 12 giga watt di impianti nucleare, che producono 10 giga watt di energia elettrica, cioè oltre il triplo del fotovoltaico. E con la differenza che gli impianti fotovoltaici hanno una vita di 30 anni (ad essere generosi), mentre quelli nucleari almeno di 60 anni. Quindi nel confronto tra nucleare e fotovoltaico non c’è paragone: ha una produzione oltre tripla quadrupla e una durata di vita d’impianto oltre doppia. Inoltre, quella da nucleare (o altra fonte convenzionale) è energia pregiata, cioè erogata a domanda; quella da fotovoltaico (o da eolico) è erogata quando brilla il sole o soffia il vento, e potrebbe benissimo andar perduta, se non richiesta.
Non potremmo risolvere il problema dei picchi con gli accumulatori, cioè le batterie che accumulano l’energia del fotovoltaico quando c’è il sole per poi immetterla in rete anche quando non c’è il sole?
“Di fatto gli accumulatori più che raddoppierebbero il costo dell’impianto. E infatti non ce ne sono. Attualmente gli accumulatori accoppiati al fotovoltaico italiano hanno una capacità di 0,5 giga wattora. Ma dei 37 giga watt che l’Italia richiede, 30 sono richiesti 24 ore su 24, quindi anche negli orari notturni. Ma 0.5 GWh diviso per 30 GW fa un sessantesimo di ora, cioè un minuto: gli attuali accumulatori soddisferebbero la domanda notturna di 1 minuto!”.
L’obiezione che si pone all’energia nucleare è che per realizzare le centrali servirebbero una decina di anni.
“È vero, ma se non iniziamo non le avremo mai. Già ci siamo pentiti di aver detto no al nucleare due volte: sono passati 35 anni dal 1987 e se non avessimo detto no in quel referendum, oggi avremmo 40 reattori nucleari per soddisfare l’80% del nostro fabbisogno. E anche se dopo quel no, avessimo quantomeno accettato l’idea di Berlusconi senza bocciarla con il nuovo referendum del 2011, oggi avremmo almeno quei 4 reattori che il governo aveva in mente e comunque avremmo avuto un buon 10% di fabbisogno che renderebbe questa crisi molto meno grave. È vero che il nucleare ha tempi lunghi, ma se non lo facciamo adesso tra dieci anni saremo ancora qui con l’acqua alla gola a rimpiangere di non averlo fatto oggi. Chi contesta i tempi del nucleare non capisce che tra dieci anni le cose andranno ancora peggio e ci pentiremo nuovamente di aver detto no a quella che è ancora l’energia del futuro, senza alcuna ombra di dubbio“.
Ma come, professore, il nucleare l’energia del futuro?
“Ma certo, e non solo il nucleare. Il nucleare è la prima fonte di energia elettrica in Europa e negli Stati Uniti d’America è la seconda dopo il carbone”.
Insomma, gli amministratori europei hanno sbagliato tutto.
“Non lo diciamo col senno di poi: lo abbiamo scritto 15 anni fa, e anche prima”.
Perché si accetta il gas e non il carbone?
“Perché a parità di emissioni di anidride carbonica, il carbone fornisce poco più della metà d’energia. Senonché, coi problemi di approvvigionamento via tubo, si vorrebbe ricorrere al Gnl (gas naturale liquido) e quindi ai rigassificatori. Ma il Gnl consuma l’eccesso di energia che il gas dà rispetto al carbone per mantenersi liquido a -160 gradi e per il trasporto. Quindi adesso il motivo ecologico non esiste più: se arriva via nave, anche il gas ha le stesse emissioni di CO2 del carbone e non è più conveniente né sotto il profilo economico né sotto il profilo indicato dalla dottrina ambientalista“.
Però senza il gas rischieremmo razionamenti e blackout.
“Sì, se non corriamo ai ripari. Il carbone possiamo aumentarlo subito, in Italia abbiamo impianti a policombustibile che sono stati progettati per bruciare indifferentemente petrolio, carbone o gas a seconda delle esigenze del momento, quindi se non abbiamo il gas perché non produrre energia con il carbone che c’è, costa poco, è facilmente reperibile e facilmente trasportabile? Nel mondo l’utilizzo del gas per produrre energia è di circa il 20%, e anche l’Europa si attesta intorno a questa media. L’Italia, invece, usa il gas per il 50% della propria produzione energetica: ecco perché da noi le bollette stanno crescendo molto più che negli altri Paesi, perché siamo quelli che maggiormente hanno legato al gas la nostra produzione energetica nazionale. L’Italia ha il dovere di ridurre l’uso del gas, e i rigassificatori non vanno certo nella direzione giusta. Si rischia di continuare a sbagliare“.
Però se per il nucleare ci vogliono dieci anni, qualche soluzione immediata per risolvere l’emergenza bisogna pure trovarla.
“Nessuno può pensare di risolvere la crisi di questo momento con il nucleare, ma si possono fare tante altre cose. Sul prezzo del gas si potrebbe fare una legge nazionale che imponga agli importatori di gas di vendere il gas ad un prezzo che non può essere superiore al 50% del prezzo d’acquisto, limitando la speculazione attuale. Sarebbe sempre una forzatura alle regole del libero mercato che ci siamo dati, ma meno forzata del tetto europeo al prezzo del gas di cui si parla invano da mesi. Tra l’altro i grandi importatori italiani di gas sono tre: Enel, Eni ed Edison che da soli importano l’80%, il resto è suddiviso da una decina di altri piccoli importatori. Oltre gli importatori, ci sono oltre 600 intermediari. L’Italia consuma 80 miliardi di metri cubi di gas, ma risultano volumi scambiati per 400 miliardi di metri cubi, cinque volte di più, perché questo gas passa di mano in mano. Allora, un’altra cosa che il governo può fare è imporre ai distributori d’acquistare direttamente dall’importatore, e chiudere con questa pletora d’intermediari. Immediatamente, poi, si potrebbe fare una cosa che sabato 8 ottobre suggerivo in un articolo su La Verità: azzerare le bollette per dare respiro all’economia anche solo per un mese, come una tantum. Il lunedì successivo la notizia era che la Germania ha deciso di fare proprio questo, e lo farà a dicembre, proprio in concomitanza con il mese di Natale, per incentivare i consumi nel periodo più importante dell’anno per l’economia e i commerci: non risolve tutto il problema, ma dà un po’ di respiro. Ma il passo più importante da fare per risolvere questa crisi dovrebbe essere quello di cancellare gli incentivi ad eolico e fotovoltaico, che drogano il mercato. Il kilowatt del fotovoltaico è sovvenzionato in media a 30 centesimi, cioè 8 miliardi di euro l’anno che vanno dai contribuenti italiani ai produttori di energia elettrica fotovoltaica. Sono 8 miliardi spalmati sulle nostre bollette elettriche (e non sto considerando quelli dell’eolico). Adesso i produttori di fotovoltaico sono contentissimi perché con questi costi di energia elettrica non prendono solo gli incentivi, ma anche i guadagni dal maxi costo dell’energia, e quindi vedono che il loro investimento va bene e sta fruttando, ma sta fruttando unicamente perché sono stati quegli stessi impianti che hanno indotto un aumento del costo dell’energia elettrica! Il mercato è completamente drogato da quegli incentivi”.