Prossimamente, la Commissione Europea presenterà una proposta di regolamento europeo sulla gestione degli imballaggi, che punterà sul riutilizzo degli imballaggi stessi piuttosto che sul riciclo. È in arrivo, dunque, una rivoluzione per la differenziata ed in Italia, che nell’industria del riciclo ha un primato europeo, è allarme generale per industria e settore dei servizi.
Il nuovo regolamento, di cui al momento è circolata solo una bozza, andrà a colpire l’intera filiera industriale del riciclo sviluppata attorno al modello di raccolta selettiva dei rifiuti e del recupero nato con il Decreto Ronchi. Secondo i dati del Consorzio nazionale imballaggi (Conai), nel 2021 l’Italia ha avviato a riciclo il 73,3% degli imballaggi immessi sul mercato: 10 milioni e 550mila tonnellate. Questo supera abbondantemente il 65% di riciclo totale chiesto dall’Europa entro il 2025. Inoltre, sommando i rifiuti usati per produrre energia, il dato italiano arriva all’82%.
L’allarme di Confindustria
La proposta della Commissione punta sulla filiera corta, sulla riduzione e l’eliminazione degli imballaggi, sullo sfuso, sui contenitori da riutilizzare, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore. Secondo Confindustria, la proposta “rimette in discussione in Italia il modello di riciclo ormai consolidato e su cui il nostro Paese è al primo posto in Europa. Inoltre, il riciclo sarà oggetto di ulteriore rafforzamento grazie agli investimenti del PNRR mentre invece questo regolamento rischia di vanificare gli sforzi e gli obiettivi raggiunti finora, andando a creare danni economici tutt’altro che trascurabili lungo l’intera filiera della gestione dei rifiuti”.
“Peraltro in questo regolamento non abbiamo trovato una base scientifica, una LCA (Life Cycle Assessment, ndr). Le industrie italiane sono disposte ad andare addirittura oltre, con il riciclo chimico per esempio, ma senza scardinare il modello di eccellenza italiano. Ci dobbiamo preoccupare di evitare la discarica che è il vero problema di oggi: consuma suolo, emette CO2, non valorizza il rifiuto economicamente. Senza contare che nel PNRR italiano abbiamo messo 2,1 miliardi per potenziare la filiera dei rifiuti. Sono arrivati 4.140 progetti per un valore complessivo di 12 miliardi, da scremare. Questo significa che la propensione del Paese è certamente verso il modello circolare. Con la bollinatura dalla Commissione, prima ci è stato detto di sì e poi ci siamo trovati di fronte a questa proposta, che vorremmo fosse proprio ritirata”, evidenzia ancora Confindustria.
“La Commissione ha in mente come modello il sistema di cauzionamento. Ma in Paesi come Italia e Spagna non è quello che è stato sviluppato. Per un Paese come il nostro, che è tra i primi in Europa in termini di riciclo, significherebbe cambiare il sistema con cui ha ottenuto i risultati”, afferma Luca Ruini, Presidente del Conai.