Dopo il misterioso incidente al gasdotto Nord Stream, la Marina Militare ha deciso di rinforzare la sorveglianza intorno ai gasdotti che garantiscono l’approvvigionamento energetico all’Italia. Si tratta, in particolare, dei gasdotti Trasmed, TAP e Greenstream che portano il gas in Italia tramite il nord Africa e l’Albania. La Marina deve intercettare e sorvegliare attività sospette di mezzi con identità ignota o non autorizzati dallo stato di appartenenza, oltre alla ricognizione sistematica dei fondali dove passano i gasdotti.
Gli uomini che verranno impiegati nella sorveglianza dei gasdotti italiani saranno 500 e utilizzeranno i cacciamine della Guardia Costiera – di base al porto di La Spezia ce ne sono dieci – dotati di sonar e di Rov (remotely operated vehicles), veicoli filoguidati subacquei dotati di sistemi acustici e telecamere. Questi mezzi possono arrivare fino a 2mila metri di profondità. Le forze armate del nostro Paese hanno in dotazione anche il Pegaso e il Perseo, di produzione americana, il Pluto Gigas e il MultiPluto, fatti in Italia dalla Gaymarine, eccellenze tecnologiche made in Italy.
Sulle unità navali, cacciatorpediniere e fregate, sono imbarcati i leggendari specialisti del Comsubin, subacquei e incursori della Marina militare. A contribuire alle ricognizioni saranno gli elicotteri della stessa forza armata insieme ai velivoli di pattugliamento marittimo P-72 dell’Aeronautica militare, tutto sotto la gestione del comando della Squadra navale.
La Marina italiana, quindi, avrà come principale obiettivo quello di sorvegliare tutta la zona del Mare Adriatico meridionale e del Canale di Sicilia, per mettere in totale sicurezza TAP, Transmed e Greenstream.