Età compresa fra 55 e 75 anni, fuma un pacchetto di sigarette al giorno da più di 30 anni o è un forte fumatore che ha smesso da meno di 15 anni. È l’identikit del candidato per l’inserimento nel programma ministeriale RISP (Rete Italiana Screening Polmonare). Il reclutamento inizia in questi giorni, con l’obiettivo di coinvolgere oltre 7300 persone (7324), monitorandole periodicamente con la tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio (Low-Dose Computed Tomography, LDCT).
Ogni anno, in Italia, 32.800 cittadini (circa l’80% dei casi) ricevono la diagnosi di tumore del polmone in fase avanzata, quando la malattia non è operabile e la prognosi è peggiore. Studi clinici hanno dimostrato che l’utilizzo della TAC spirale a basso dosaggio può ridurre di circa il 20% la mortalità per questa neoplasia nei forti fumatori.
Si tratta di un progetto pilota, il primo di questo tipo in Italia, avviato per porre le basi per l’inserimento dello screening polmonare all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), alla stregua dei programmi di prevenzione secondaria del cancro mammario, colorettale e cervicale. L’iniziativa è presentata in conferenza stampa al XXIV Congresso Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che si apre oggi a Roma.
“Sono 18 i centri a elevata competenza clinica multidisciplinare distribuiti su tutto il territorio nazionale che rientrano nella RISP – spiega Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino e Responsabile Oncologia Polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano -. Nei forti o ex fumatori, la disponibilità di uno screening periodico rappresenta assolutamente un’opportunità, garantendo potenzialmente il riscontro precoce di malattia e quindi la sua tempestiva presa in carico con maggiori possibilità di cura e guarigione. Non solo. L’abitudine tabagica è una vera e propria dipendenza. Nel nostro Paese si contano circa 12 milioni di fumatori, il 20% consuma più di 20 sigarette al giorno. All’interno di RISP la prevenzione secondaria si sposa con quella primaria e vengono offerti programmi di disassuefazione dal fumo. Le due strategie devono viaggiare appaiate, perché solo così possiamo davvero agire sui tassi di incidenza e mortalità di questa malattia”.
Il tumore del polmone è responsabile del maggior numero di decessi oncologici in Italia, 34.000 nel 2021. Circa il 60%, pari a 20.400 morti, riguarda i forti fumatori. “Sono numeri allarmanti che ci impongono di agire quanto prima contro quello che resta il big killer – afferma Saverio Cinieri, Presidente Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. La TAC a basso dosaggio costituisce una promettente strategia salvavita, ma ad oggi non rientra ancora nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. Ci auguriamo che RISP contribuisca a un cambiamento culturale. La Commissione Europea, pochi giorni fa, ha lanciato una nuova iniziativa volta a rafforzare la prevenzione e facilitare la diagnosi precoce dei tumori. Una delle patologie per cui è prevista un’intensificazione dei controlli preventivi è proprio il carcinoma polmonare e l’Unione Europea nei prossimi mesi emanerà una direttiva ad hoc. I sistemi sanitari nazionali saranno chiamati a partecipare attivamente all’avvio di programmi di screening strutturati per il tumore del polmone negli individui a rischio. RISP rappresenta il primo passo in questa direzione”.
“Non va sottovalutato l’impatto economico della malattia, pari, nel nostro Paese, a circa 2,5 miliardi di euro ogni anno, considerando sia i costi diretti sanitari che quelli indiretti e sociali – continua il Presidente Cinieri -. Anticipare la diagnosi, grazie allo screening, significa aumentare il numero di persone che possono rientrare al lavoro, riducendo i costi socio-economici dovuti alla perdita di produttività e garantendo risparmi al sistema grazie al minor numero di ospedalizzazioni”.
Si stima che la popolazione candidabile a screening polmonare con TAC a basso dosaggio, secondo le linee guida internazionali, sia compresa tra 600.000 e 800.000 cittadini nel nostro Paese. Le persone, che presentano le caratteristiche richieste, possono partecipare al programma RISP attraverso diversi canali: dal web (iscrivendosi nel portale www.programmarisp.it e indicando il centro più vicino al luogo di residenza) alle oncologie, pneumologie e cardiologie coinvolte nella fase di reclutamento.
“Lo screening è una delle più preziose risorse di sanità pubblica e diventa cruciale in ambito oncologico, dove modificare la storia naturale della malattia significa identificarla nello stadio più precoce – sottolinea Rita Chiari, membro del Direttivo Nazionale AIOM e Direttore dell’Oncologia dell’Azienda Ospedaliera degli Ospedali Riuniti Marche Nord –. Con la TAC spirale a basso dosaggio, un esame che dura pochi secondi, possiamo fotografare anche il rischio globale per altre patologie fumo-correlate, quantificando ad esempio il danno coronarico o la quota enfisematosa. Il numero di vite salvate può diventare davvero rilevante con la diffusione dello screening polmonare su vasta scala. Inoltre, studi condotti in Italia dimostrano che è possibile personalizzare lo screening secondo il livello di rischio individuale, riducendo il numero di esami con TAC spirale a basso dosaggio, senza influire sui benefici associati a questo approccio. Un protocollo di screening personalizzato comporterebbe un impatto economico meno gravoso, sia a livello strumentale che in termini di impegno richiesto al personale radiologico coinvolto”.
Nel 2020, in Italia, sono state stimate circa 41.000 nuove diagnosi di cancro del polmone. La sopravvivenza a 5 anni è pari al 16% negli uomini e al 23% nelle donne.
“A livello europeo sono state già avviate esperienze simili, l’unicità di RISP è di essere realizzata grazie allo stanziamento di fondi ministeriali – afferma la Prof.ssa Novello -. Con il Decreto Legge Sostegni-bis infatti sono stati erogati 2 milioni di euro per il biennio 2021-2022 per sostenere il programma. Lo screening può favorire l’identificazione precoce del cancro, aumentando la platea di pazienti candidabili a resezione chirurgica e garantendo loro l’accesso al trattamento con i farmaci più innovativi. Le terapie mirate e l’immunoncologia, che hanno già migliorato la sopravvivenza nella malattia avanzata e metastatica, possono rivestire un ruolo sempre più importante anche negli stadi precoci”.
“AstraZeneca da sempre si impegna nel rivoluzionare la cura del tumore del polmone attraverso lo sviluppo di terapie e servizi che migliorino in modo significativo il trattamento, la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti – conclude Mirko Merletti, Vice Presidente Oncology AstraZeneca -. AstraZeneca è membro fondatore della Lung Ambition Alliance, una partnership tra organizzazioni, che includono l’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC), Guardant Health e la Global Lung Cancer Coalition (GLCC), con l’obiettivo di migliorare la condizione delle persone affette da tumore del polmone. Nell’ambito della Lung Ambition Alliance, l’impegno di AstraZeneca si concretizza in Italia in diversi progetti, tra cui il Manifesto PolmoniAMO, un documento stilato dai clinici per sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’importanza della diagnosi precoce, e il sostegno a programmi come la RISP”.