Nuovo mistero cosmico per gli scienziati: protagonisti gli anelli di Urano nascosti in profondità nei dati dell’iconica missione Voyager 2 della NASA.
Voyager 2 ha sorvolato Urano nel gennaio 1986, scoprendo 10 lune e 2 anelli mentre diventava la prima e finora unica navicella spaziale a visitare il gigante ghiacciato. Uno di quegli anelli, chiamato “anello zeta“, è stato un enigma per gli astronomi da allora: non sono stati nemmeno in grado di individuarlo di nuovo per quasi due decenni. Lo scorso anno, però, i ricercatori hanno ricevuto un regalo inaspettato: una nuova immagine del sistema ad anello di Urano, incluso l’elusivo anello zeta, per gentile concessione dell’image processor amatoriale Ian Regan.
“Per molto tempo abbiamo pensato di avere solo due immagini di questo anello da Voyager 2,” ha dichiarato Matthew Hedman, scienziato planetario della University of Idaho, durante una presentazione all’incontro annuale della Division of Planetary Sciences dell’American Astronomical Society, il 5 ottobre. “Questo mostra che ci sono molte informazioni ancora codificate nei dati Voyager che meritano un’altra occhiata“.
Gli scienziati inizialmente non hanno effettuato la scoperta perché l’anello polveroso rossastro più vicino a Urano non era visibile in nessuna singola immagine: Regan ha dovuto combinare una serie di foto per farlo apparire. “Ha preso centinaia di immagini, le ha messe insieme, per produrre questa immagine del sistema uraniano,” ha detto Hedman. “E’ panoramica più completa dell’anello zeta che esiste e non sapevamo che fosse nei dati di Voyager per decenni“.
La nuova immagine combinata con le due precedenti foto di Voyager ha offerto a Hedman e ai suoi colleghi informazioni sufficienti per calcolare la distanza dell’anello da Urano, circa 37mila km dal pianeta, e per stimarne la luminosità.
Entrambi questi valori hanno però lasciato perplessi gli studiosi. L’Osservatorio Keck alle Hawaii ha raccolto le prime osservazioni dell’anello zeta dai tempi di Voyager 2 nel 2007: queste hanno mostrato l’anello a 40mila km dal pianeta, un po’ più lontano da Urano rispetto alle osservazioni di Voyager 2.
“La posizione dell’anello non corrispondeva alle immagini di Voyager,” ha detto Hedman riferendosi alle osservazioni dell’ Osservatorio Keck. “Qualcosa è cambiato in questo anello nel corso di 20 anni. Non siamo ancora del tutto sicuri di cosa sia però“.
L’anello zeta, inoltre, non si è solo allontanato dal pianeta durante i due decenni in cui non è stato monitorato, ha anche registrato un segnale più forte nelle osservazioni di Keck rispetto a Voyager 2.
“È diventato significativamente più luminoso, il che significa che la polvere è stata introdotta nel sistema in quei 20 anni,” ha affermato Hedman. “Ora, che cosa è successo? Non ne abbiamo idea“.
Hedman ha suggerito che Urano potrebbe essere stato colpito da una roccia spaziale che si è frammentata in detriti poi depositati nell’anello zeta, o che forse il cambiamento delle stagioni potrebbe essere responsabile, ma si tratta comunque di ipotesi. Qualunque cosa sia accaduta deve essere stata abbastanza drammatica da influenzare gli anelli, ma è anche sfuggita al radar degli scienziati.
La NASA nei prossimi anni inizierà a pianificare un’importante missione per esplorare il sistema di Urano, ma gli studiosi non ricaveranno dati almeno per un paio di decenni. Tuttavia, Hedman ha sottolineato che il telescopio spaziale James Webb aveva catturato un’immagine abbagliante di anelli simili attorno a Nettuno, rilasciata a settembre. “Fortunatamente, c’è un telescopio che sembra essere molto bravo a guardare gli anelli polverosi attorno ai pianeti,” ha affermato.