Alluvione Ischia, Pichetto: “in un Paese civile non si muore di pioggia”

"Non è più tempo di passare sopra a illeciti urbanistici che possono trasformarsi in elementi di nuove tragedie", afferma il Ministro Pichetto
MeteoWeb

L’alluvione che ha colpito Ischia ha lasciato una scia di morte e distruzione. In un Paese civile non si dovrebbe morire di pioggia. Se accade così spesso significa che, fermi restando gli effetti dei cambiamenti climatici che enfatizzano gli eventi meteo estremi, non si è operato bene a livello di governo centrale, di Regioni e di enti locali”. A sottolinearlo il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in audizione al Senato. 

Mi preme chiarire, anche per evitare ulteriori inutili polemiche dinanzi ad una tragedia di tali proporzioni e gravità – dice Pichetto – il senso delle mie parole: io sono stato vicesindaco, mio figlio è stato sindaco; per me il ruolo di primo cittadino è uno dei pilastri della democrazia rappresentativa. Ciò che esattamente intendevo dire è che non è più tempo di passare sopra a illeciti urbanistici che possono trasformarsi in elementi di nuove tragedie. Ho detto più volte in questi giorni, e qui ribadisco, – prosegue – che ci sono abusi e abusi, taluni gravi ed altri ancora veniali. Chi ha compiti di vigilanza sul territorio deve evitare che si creino o aggravino situazioni di rischio”.

“Il dissesto idrogeologico è una emergenza nazionale che lo Stato non ha saputo affrontare efficacemente, non è una battaglia di parte, non è una bandiera ideologica: deve essere un impegno di tutti noi al Governo, in Parlamento, nelle Regioni e negli enti locali, ma anche di tutti i cittadini di buon senso e attenti alla legalità. Il lavoro che ci attende nei prossimi anni deve essere proiettato verso il futuro – continua Pichetto – abbiamo il dovere di dare delle risposte concrete per rallentare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sulla salute umana evitando l’errore che è stato fatto in precedenza, nel rincorrere l’emergenza”.

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